domenica 30 dicembre 2012

Ara Pacis, trovati 800 mila euro per abbassare il muretto

Ara Pacis, trovati 800 mila euro per abbassare il muretto
Paolo Foschi - Lilli Garrone
Corriere della Sera, Roma, 24/11/2012

Un milione e mezzo di euro per abbassare il muretto e ripavimentare un pezzo di via di Ripetta. Pur nell'emergenza finanziaria del Campidoglio, il sindaco Gianni Alemanno ha trovato i soldi per i «ritocchi» al complesso dell'Ara Pacis, nell'assestamento da 36 milioni approvato in Giunta.

Il Campidoglio continua a navigare in acque finanziarie agitate, ma i soldi per «ritoccare» il muro dell'Ara Pacis sono saltati fuori. Ieri infatti la giunta capitolina presieduta dal sindaco Gianni Alemanno ha approvato l'assestamento di bilancio, che poi dovrà passare all'esame dell'Assemblea. E fra gli interventi previsti c'è appunto l'abbassamento del muretto dell'Ara Pacis, secondo un disegno firmato dallo stesso architetto americano Richard Meier. Per rendere più visibili le facciate delle due chiese gemelle di San Rocco e San Girolamo dei Croati, il muro in travertino che attualmente «protegge» la scalinata e la fontana sarà ridotto di circa «un concio e mezzo»: una misura tecnica che significa grosso modo un blocco di travertino più metà dell'altro. A operazione ultimata l'ingresso del museo il muro sarà a zero, praticamente all'altezza del suolo, mentre andando verso via Tomacelli la riduzione sarà di circa un metro. Resteranno intatte tutte le funzioni della fontana, compresa la piccola cascata che dal lungotevere conduce l'acqua alla vasca. Altra novità: tutta la parte di via Ripetta al di sotto del monumento verrà rifatta e con lastre di basalto grigio e pedonalizzata. Per abbassare il muretto dell'Ara Pacis, volontà del sindaco Gianni Alemanno fin dal momento del suo insediamento, si spenderanno circa 800 mila euro ed altri 700 mila per ripavimentare via di Ripetta. Complessivamente l'assestamento comporta una manovra netta di 35,7 milioni di euro. «In particolare - si legge in una nota del Campidoglio - sono di rilievo 15 milioni per fronteggiare le spese relative al Sociale, destinate in gran parte al Fondo per la tutela dei minori stranieri non accompagnati, le cui esigenze sono accresciute per l'emergenza Nord Africa per la quale il Governo non trasferisce fondi sufficienti».

domenica 22 aprile 2012

«Ecco l’Ara Pacis, pazienza per tutto il resto»

«Ecco l’Ara Pacis, pazienza per tutto il resto»
di GIUSEPPE STRAPPA
05 SET 2005 CORRIERE DELLA SERA

La nuova opera di Richard Meier finirà per oscurare il mausoleo di Augusto

Voluto dalla giunta Butelli con l'unico scopo di immettere l'architettura contemporanea nel centro storico di Roma, il progetto di Meier per l'Ara Pacis non era chiamato a risolvere, al contrario di quanto si dovrebbe chiedere ad ogni buona architettura, alcun problema reale. Ora che l'opera è in costruzione si scopre che, come per un'oscura nemesi, ne crea di nuovi, a catena: troppo ingombrante per essere costretta nell'angusta spina tra il lungotevere e via di Ripetta, la nuova costruzione reclama i suoi spazi vitali. I quali non possono che essere ricavati occupando il lungotevere in Augusta, intubando il traffico in costosi sottopassaggi che genereranno, con i loro squarci, ulteriori problemi.
La nuovissima costruzione dell'architetto newyorkese finirà così per divenire il vero monumento di questo delicato nodo urbano, con buona pace del Mausoleo di Augusto, delle chiese di San Rocco e San Girolamo le quali portano, pur sempre, la firma di Valadier e di Martino Longhi. Del resto sembra che, a Roma, gli architetti più noti vengano colti dall'ansia irrefrenabile di lasciare il proprio segno. Interrogati sulle possibili trasformazioni del nostro centro storico, i protagonisti dello star System internazionale, anche su queste pagine, si sono invariabilmente avventurati in dichiarazioni sull'urgenza degli interventi contemporanei e sulla propria disponibilità a disegnarli.
Poiché, in questo clima, si propone ora un concorso di progettazione perla sistemazione dell'intera area dell'Augusteo, col rischio che gli «esperti* internazionali siano di nuovo scelti tra quelli che si sono guadagnati una solida fama costruendo scintillanti opere a Parigi, Londra o Berlino (e dei quali non è dunque diffìcile prevedere l'orientamento), forse è il momento di riflettere sulle specificità della situazione romana rispetto alle altre grandi capitale europee.
Valga per tutti il confronto con Londra, il cui rinnovamento è legato al carattere e alla storia di una città dove l'intero patrimonio architettonico (con rare eccezioni) ha meno di tre secoli e dove molti dei monumenti più ammirati dai turisti, come il palazzo di Westminister, non sono, in fondo, che lontani echi ottocenteschi della perduta città gotica. Londra ha, nel proprio DNA, la vocazione della metropoli che si distrugge e rinnova vorticosamente, dove, per secoli, schiere di abitazioni in legno sono nate e scomparse senza lasciare tracce e, ancora all'inizio del Seicento, l'unico architetto capace di importare la grande architettura, grazie alla sua formazione italiana, era Inigo Jones. Non meraviglia, dunque, che la forza estetica di quest'instabile universo urbano si fondi oggi anche su forme imprevedibili e iperboliche come la macchina disegnata da Rogers per i Lloyd, nel cuore della City, o l'eccentrica torre appena costruita da Foster («The Gherkin», il Cetriolo).
Al contrario, il nostro centro storico, formatosi per possenti stratificazioni murarie ancora tutte presenti nel tessuto della città, ha il privilegio di non essersi trasformato in metropoli contemporanea e può ancora scegliere quel futuro di intensa continuità con la propria storia che ad altri è ormai precluso. É, questa, una decisione politica che non può trovare alibi nei modelli di trasformazione delle altre capitali europee.
E l'errore dell'Ara Pacis dovrebbe almeno servire a considerare come la Roma storica sia una città che non permette imitazioni: un insieme prodigiosamente organico, nato da un processo di continua collaborazione tra forme architettoniche, anche moderne, non un mercato dove il vestito di ogni edificio può essere scelto secondo la moda del momento o la fama del sarto.

domenica 25 marzo 2012

Ara Pacis. Gasperini: il museo avrà nuovi spazi.

Ara Pacis. Gasperini: il museo avrà nuovi spazi.
EDOARDO SASSI
CORRIERE DELLA SERA, edizione di Roma – 8 febbraio 2012

Dunque, ora piace. E pensare che qualcuno aveva anche ipotizzato di abbatterla, quella «teca». Per questo forse, per quanti (e sono certamente tanti) ricordano il vero e proprio odio dell'attuale amministrazione comunale per il nuovo museo dell'Ara Pacis voluto dalle amministrazioni precedenti e affidato a un ampliamento firmato Richard Meier, la vera notizia è questa: «A sei anni dalla sua inaugurazione, dopo essere stato visitato da oltre un milione e mezzo di persone e dopo aver ospitato decine di mostre di grandissimo successo, il Museo dell'Ara Pacis, progettato dallo studio dell'architetto statunitense Meier, si rinnova». Perché a dirlo è un assessore di questa giunta, Dino Gasperini, responsabile per Politiche Culturali e Centro Storico. Detto questo, ma andava ricordato, l'altra notizia è che il museo, appunto, si rinnova: «Grazie ai lavori di ridistribuzione degli spazi e riallestimento che termineranno a fine di marzo — ha spiegato Gasperini — si otterranno oltre mille mq per le mostre temporanee e saranno riallestiti i reperti archeologici con apparati multimediali all'avanguardia». Al livello inferiore, ha poi proseguito l’assessore, «lo spazio ora dedicato alle mostre temporanee sarà unito con le aree adiacenti, finora destinate all'esposizione dei reperti archeologici, ottenendo un considerevole aumento della superficie espositiva. Inoltre, in occasione di mostre di particolare importanza, la nuova strutturazione degli spazi consentirà un accesso autonomo rispetto al principale. Al livello superiore invece sarà realizzata una nuova sistemazione dei reperti archeologici che consentirà maggior visibilità da parte del pubblico. Saranno poi introdotti apparati multimediali, in una sapiente interazione tra antico e contemporaneo». Nel frattempo il museo non chiuderà, con le novità visibili dal 4 aprile per l'apertura della mostra «L'arte delle avanguardie russe», con opere Malevic, Tatlin, Kandinskij, Chagall.

giovedì 22 marzo 2012

Problemi infiniti intorno all'Ara Pacis

Problemi infiniti intorno all'Ara Pacis
Annamaria Gravino
Secolo d'Italia, Roma, 6/9/2005
Il 23 settembre sarà inaugurato il museo e Roma dovrà adeguarsi all'opera di Meier, che stravolge viabilità e colpo d'occhio. I nuovi interventi costeranno 40 milioni di euro.

Roma. Roma è ormai al conto alla rovescia per l'inaugurazione del nuovo museo dell'Ara Pacis. Il taglio del nastro è in programma per il 23 settembre, ma le perplessità, le polemiche e, soprattutto, i problemi legati al progetto di Richard Meier non sono destinati a chiudersi insieme ai cantieri. A quanto pare, infatti, per adeguare la città alla nuova opera il Campidoglio dovrà spendere una quarantina di milioni di euro in opere di viabilità, che si aggiungono ai quasi 16 milioni già sborsati per il faraonico progetto dell'architetto americano.
E le difficoltà per la Capitale risultano tanto più gravi in quanto facilmente immaginabili e denunciate da tempo.
Il grido d'allarme sulla disorganicità del progetto rispetto al tessuto urbano fu lanciato immediatamente da An. Nel corso del tempo voci prestigiose dell'architettura e della cultura italiana hanno alimentato il coro di critiche su questo lavoro, affidato dall'allora sindaco Francesco Rutelli a Meier senza concorso e senza una pianificazione d'insieme che comprendesse anche la passeggiata di Ripetta e il lungotevere, sui quali il mausoleo di Augusto incide per viabilità, urbanistica e colpo d'occhio.
Proprio il rapporto tra l'opera dell'americano e ciò che le sta intorno è stato al centro di un duro intervento dell'architetto Giuseppe Strappa, pubblicato sul Corriere della sera di ieri. «Il progetto di Meier - sottolinea - non era chiamato a risolvere nessun problema reale». A motivarlo, per Strappa, è stata solo la volontà di Rutelli «di immettere l'architettura contemporanea nel centro storico di Roma». Una velleità che alla Capitale è costata il 266 per cento in più della cifra iniziale preventivata e che «crea problemi a catena: l'opera è troppo ingombrante - spiega Strappa - per essere costretta nell'angusta spina tra il lungotevere e via di Ripetta». Per fare spazio alla struttura, quindi, non resta che sacrificare il lungotevere in Augusta, «intubando il traffico in costosi sottopassaggi che genereranno, con i loro squarci, ulteriori problemi».
Oltre alle questioni di viabilità, il museo pone anche quelle di tutela della specifica identità del centro storico romano, che mal si presta a forzature in senso contemporaneo.
«Lucidamente - commenta il consigliere comunale di An, Marco Marsilio - Strappa paventa il rischio che il prossimo concorso internazionale per la risistemazione di piazza Augusto possa dare il colpo di grazia all'area. Strappa fa un riferimento esplicito alla possibile scelta di "esperti" che si sono guadagnati la fama intervenendo a Parigi, Londra e Berlino, in contesti urbani non paragonabili a Roma». Marsilio pone quindi l'accento sul peccato originale di un'opera che, voluta dalla scorsa giunta, è stata difesa a spada tratta dall'attuale: «É ovvio che un concorso bandito dopo aver già realizzato il complesso di Meier sarà da questo fortemente condizionato. Il modernismo di Meier non potrà non costituire un segno imprescindibile per la progettazione dell'intera piazza».
Marsilio si rivolge quindi al sindaco Walter Veltroni e all'assessore all'Urbanistica, Roberto Morassut, chiedendo l'apertura di «un confronto serio e senza pregiudizi sulla composizione della commissione che valuterà l'assegnazione degli ulteriori lavori sulla piazza». L'organismo, per An, «dovrà rispettare i criteri di pluralismo accademico e culturale, recuperando quella ampiezza e profondità di dibattito e confronto che è stato il grande assente dell'operazione Meier».
Ma ancora poche settimane fa, anche di fronte alla spaventosa lievitazione dei costi per il museo, Morassut sosteneva la validità del progetto e «la correttezza della procedura seguita».
«Errare è umano, ma - commenta il consigliere comunale di An, Luca Malcotti - perseverare è diabolico. Non si capisce l'ostinazione della giunta Veltroni nel perpetuare gli errori dell'era Rutelli. In particolare - conclude Malcotti - l'idea di nascondere l'Ara Pacis dentro una creazione di Meier è un caso patologico di sensazionalismo amministrativo, perseguito a dispetto delle esigenze della città, dei turisti e del buongusto».

mercoledì 22 febbraio 2012

Facciamo tesoro degli errori, dopo l'Ara Pacis

Facciamo tesoro degli errori, dopo l'Ara Pacis
Messaggero Cronaca di Roma 22/9/2005
«Facciamo tesoro degli errori». Alla vigilia della riapertura al pubblico dell'Ara Pacis il vice ministro dei Beni culturali Martusciello scrive una lunga lettera aperta al sindaco di Roma Veltroni. La premessa è di «non voler rovinare la festa». Di fatto però l'atmosfera non è più la stessa e riaccende le polemiche suscitate dal progetto, commissionato 8 anni fa dalla giunta Rutelli all'architetto Meier e punta il dito anche sulle «troppe revisioni in corso d'opera con conseguente lievitazione dei costi».
Al primo punto è proprio la spesa: dobbiamo gestire un patrimonio immenso «con poche limitate risorse», ricorda Martusciello, per cui bisogna fare «grande attenzione alle priorità e lavorare con rigore a progetti realistici, perché una inadeguata progettazione può portare a revisioni in corso d'opera, con conseguente lievitazione dei costi delle realizzazioni». Una cosa che «nel caso dell'Ara Pacis - sottolinea - è sicuramente avvenuta, sottraendo risorse decisive per altri interventi di recupero o di valorizzazione».
Ma non basta: «Altro errore da evitare - dice Martusciello - è quello di inseguire miti altrui e soprattutto indulgere al pregiudizio ideologico, che non è mai buona guida nell'affrontare questioni che riguardano la storia e la sua memoria e non, invece, l'attualità politica (un atteggiamento che ispirò Rutelli, affascinato dall'idea di cancellare una discutibile opera dell'era fascista)».
Roma, ricorda quindi il viceministro, è diversa dalle altre capitali europee, ricca di monumenti e caratterizzata dalla stratificazione della memoria. Per cui «intervenire nel tessuto urbanistico della capitale è operazione da fare in punta di piedi, senza assecondare chi, per legittima ambizione professionale, pensa di poter lasciare un segno a due passi dalle opere eterne della Roma antica e della Roma barocca, con il rischio di stravolgere i modelli urbanistici della Capitale».
Ultima nota dolente: la collaborazione tra le istituzioni. «È mancata - scrive il vice ministro - i conflitti di competenze, i rimpalli di responsabilità, le polemiche - hanno come Unico risultato quello di allungare i tempi e far aumentare a dismisura le spese. Se, fin dall'inizio dell'intervento, il Comune avesse lavorato di concerto con Soprintendenze e ministero, si fosse avviato un confronto continuo, come quello ottenuto dal ministro Urbani nel 2003, probabilmente l'opera sarebbe stata completata prima e meglio». Ora quindi, conclude, «Facciamo tesoro di questi errori, per non ripeterli più, collaborando da subito per gli interventi che riguarderanno la piazza e il Porto di Ripetta. Roma non sa che farsene di gelosie e conflitti».

domenica 22 gennaio 2012

Ara Pacis, la Disneyland di Veltroni

Ara Pacis, la Disneyland di Veltroni
Marcello Viaggio
Il Giornale - cronaca Roma 23/9/2005
E' prevista per stasera la prima passerella del sindaco Walter Veltroni all'Ara Pacis, dove sarà oggi presentata sotto i riflettori di stampa e tv la contestatissima teca progettata dall'architetto statunitense Richard Meier, destinata a essere inaugurata nei prossimi mesi. E mentre Italia Nostra, furibonda per quello che considera uno scempio, scrive al ministro Rocco Buttigliene e per oggi ha organizzato un sit-in informativo negli
orari della cerimonia, c'è anche chi, come Fabio De Lillo (Forza Italia), fa notare come siano sparite tutte le buche sul vicino lungotevere: «Il sindaco taglia il nastro a un'opera non finita, attuata da Rutelli con un architetto che ha dovuto rifare il progetto ben quattro volte prima di riuscire a capire che Roma non è Orlando e che l'Ara Pacis non è Disneyland».


Appello al ministro Rocco Buttiglione da Italia Nostra. E fermo monito di Forza Italia a Veltroni: «Basta chiedere soldi al governo, se devono essere sprecati in questo modo». Sull'Ara Pacis infuriano impetuose le polemiche. Oggi pomeriggio è in programma nella capitale la prima parziale inaugurazione della nuova teca: una nuova passerella del sindaco Veltroni. Con immagini destinate a fare il giro della penisola. Gloria, applausi, taglio del nastro. Il tutto alle sette di sera, in una coreografìa di luci attentamente studiata a tavolino.
Peccato che questa volta il popolo romano proprio d'accordo non sia. Italia Nostra ha infatti annunciato un sit-in di protesta, dalle 17, davanti a Palazzo Borghese, a poche decine di metri dall'altare. «Veltroni non ci ha neppure invitati all'inaugurazione - afferma stizzita l'architetto Mirella Belvisi -, ma faremo sentire lo stesso la nostra voce. Quando arriverà il sindaco l'Ara Pacis sarà illuminata, in tv farà effetto. Però lo scatolone di Meier ha seppellito il passaggio che univa il Mausoleo di Augusto al Tevere. E il parcheggio e il sottovia che saranno costruiti al lungotevere cancelleranno per sempre l'antico Porto di Ripetta».
La struttura doveva essere, in origine, una nuova teca. In sostituzione dell'antica copertura del 1938 di Morpurgo. È diventata invece un monumento all'urbanistica delle giunte di sinistra. Rutelli nel '96 ne affidò la realizzazione all'architetto americano Meier, senza alcun concorso internazionale. La costruzione è iniziata nel 2000. Oggi è ancora incompiuta, mancando la parte esterna (scalinata e obelisco), per non parlare della pavimentazione in travertino, gli arredi e l'auditorium. I costi della struttura però sono lievitati in 4 anni da 5,9 milioni a 16,8, secondo Italia Nostra. L'associazione ha inviato ieri al ministro dei Beni Culturali, Rocco Buttiglione, una lettera aperta: «Meier, oltre a non aver considerato il contesto storico-architettonico, ha occupato lo spazio in modo da occultare sia il Mausoleo di Augusto che le chiese di San Rocco e San Girolamo. Non si può permettere che la moda di chiamare famosi architetti a lasciare il segno modifichi irreparabilmente i delicatissimi equilibri del centro storico di Roma, tutelato come patrimonio mondiale dall'Unesco». Fra i partecipanti al sit-in, Giorgio Muratore, professore di storia dell'arte a La Sapienza: «Accusano noi di Italia Nostra di essere retrogradi, dicono che questo è il futuro. Ma per valorizzare l'Ara Pacis bastava restaurare quello che c'era e renderlo agibile». Critico anche il comitato di quartiere «Il Tridente»: «Il progetto ha completamente ignorato il Mausoleo di Augusto, ridotto a una discarica d'immondizia, coi barboni sotto i portici».
L'opposizione di centrodestra spara colpi di artiglieria ad alzo zero. «L'Ara Pacis è un esempio di sperpero senza precedenti - accusa il neocapogruppo di Forza Italia, Pasquale De Luca -. Veltroni e Causi non si permettano più di chiedere soldi al governo se devono sperperarli in questo modo». Azione Giovani: «Non sappiamo cosa vada ad inaugurare Veltroni. L'Ara Pacis è un'opera incompiuta, fatta male, senza nessun vantaggio». Di progetto concepito «soprattutto per appagare l'ego del sindaco» parla Fabio Desideri, capogruppo della Lista Storace alla Regione: «Non capiamo l'utilità di una nuova ingombrante struttura, quando quella esistente s'integrava perfettamente col complesso storico-architettonico. Piazza Augusto Imperatore prima dell'avvento del centrosinistra, era un gioiello. Oggi il Mausoleo di Augusto è una gigantesca latrina». Ancora più duro Fabio Rampelli, capogruppo di An in consiglio comunale: «Alla fine il flagello Meier si è abbattuto sulla storia di Roma, la nuova teca che contiene l'Ara Pacis rappresenta il peggiore intervento urbanistico del secondo dopoguerra e porta la firma di Rutelli-Attila e Veltroni-Vercingetorige». Ma il disegno di Veltroni è chiarissimo: l'inaugurazione ufficiale dell'Ara Pacis avverrà la prossima primavera, prima delle elezioni comunali.