domenica 22 giugno 2008

L`ARA PACIS E LE EREDITÀ DEL PASSATO

ROMA - L`ARA PACIS E LE EREDITÀ DEL PASSATO
GIUSEPPE PULLARA
Corriere della Sera (Roma) 20/06/2008

Che accadrà al Maxxi di Zaha Hadid? Nel 2009 il museo per l`arte contemporanea del Flaminio, progettato dall`archistar anglo-irachena, sarà pronto. Le sue forme sinuose piaceranno a chi sarà al posto di comando? C`è da scommettere che qualcuno vorrà aggiungere qualche spigolo per correggere fughe prospettiche tanto ardite. «Eliminate questa curva, lì aprite una vetrata»: potrà arrivare un ordine del genere? E la Nuvola di Fuksas, che prima o poi dovrà pur esistere, piacerà al Campidoglio? L`intervento
delle autorità sull`architettura ha dei precedenti. Anni fa c`è stato l`abbassamento del minareto della Moschea di Paolo Portoghesi: l`architetto lo voleva più alto, per una questione di proporzioni: invece no, giù di una decina di metri.
L`idea del sindaco Alemanno di far «ritoccare» l`edificio di Richard Meier che contiene l`Ara Pacis Augustae non fa scandalo neppure a chi, a suo tempo, ha firmato petizioni per difendere il
nuovo municipio di Fiumicino, progettato da Alessandro Anselmi. Una giunta comunale, di nuova nomina, volle aggiungere una volumetria all`esterno: e giustamente si gridò all`attentato al diritto d`autore. Oggi ci sono autorevoli architetti e docenti che si sono già dichiarati pronti a dare una mano nell`ormai imminente maquiiiage del bianco museo sul lungotevere.
Ai Papi rinascimentali e del Barocco probabilmente non piacevano fino in fondo le grandi architetture che avevano ricevuto in eredità dai loro predecessori. Il Gorgia forse storse la bocca sulle opere volute da Cybo e Piccolomini, magari il Farese si lagnò di quanto fece il Della Rovere e così anche il Borghese
per le scelte del Boncompagni. Ma lasciarono perdere. Rutelli ha demolito la teca del Morpurgo e Alemanno interviene su Meier. Perché non si lascia in pace l`architettura d`autore? Lanciamo fin d`ora un appello: una volta fatto, il Ponte sullo Stretto, bello o brutto, resti come sarà. Nessuna campata in più, sei corsie e due binari, non viceversa. Intesi?

martedì 17 giugno 2008

Roma - Ara Pacis senza pace. Battaglia sulla «limatura»

Roma - Ara Pacis senza pace. Battaglia sulla «limatura»
Lilli Garrone
Corriere della Sera ediz. Roma, 17 giugno 2008

Iniziato con un battibecco fra il presidente dell'aula Marco Pomarici e il consigliere de «la Destra» Francesco Storace per questioni di regolamento (Storace ha anche minacciato il ricorso al Tar) il consiglio comunale ha ieri approvato i nomi delle 12 commissioni consiliari: dal Bilancio, dove dovrebbe andare come presidente Federico Guidi, all'Urbanistica (Marco Di Cosimo), dai Lavori pubblici (Giovanni Quarzo) all'Ambiente (Andrea De Priamo) e Mobilità (Antonio Aurigemma). La nomina ufficiale
dei presidenti, però, avverrà domani: saranno tutti del Pdl. E salgono a sette le commissioni speciali. Monica Cirinnà (Pd) è stata già nominata presidente della Commissione delle Elette: «Metterò a frutto questa elezione - ha detto - anche considerando che siamo ai minimi storici, soltanto in tre. Metto la mia esperienza in difesa delle Pari Opportunità». Nella delibera votata ieri si sancisce anche che Roma Capitale viene divisa in due: una sulle Riforme Istituzionali che dovrebbe essere affidata a Francesco Smedile (Pd) e una per i Progetti per la quale è stato fatto il nome di Dino Gasperini.
È polemica aperta (a distanza) sul «ridimensionamento» della teca dell'Ara Pacis annunciato da Gianni Alemanno. Mentre il centrodestra ricorda che «il muro dell'Ara Pacis -così afferma Marco Marsilio -è sempre stato uno degli elementi più contestati del progetto, perché costituisce un forte elemento di separazione tra il Tevere e la città», dal centrosinistra arrivano nuovi strali. Per il consigliere del Pd Athos De Luca «il muro può apparire come un ostacolo soltanto alle macchine che sfrecciano sul lungotevere. Ma chiunque si fermi davanti alla chiesa non può che apprezzarlo come una quinta che isola ed esalta lo spazio. Invece di avviare ridicole battaglia ideologiche, Alemanno farebbe bene a farsi un giretto sul luogo». Con lui il deputato del Pd Roberto Giachetti che parla
del costo di 500 mila euro calcolato dallo studio di Manfredi Nicoletti come di «una costosissima limatura», e «sentire il sindaco parlare di ridimensionamento del muro, fa cadere le braccia». Dure le repliche del centrodestra. «I rutelliani di ferro come Giachetti e De Luca - dice Marco Marsilio - che insorgono quando si tocca l'Ara Pacis dovrebbero rassegnarsi al fatto che su quell'opera pesa il giudizio di condanna pressoché universale sia del pubblico che degli esperti». «È urgente difendere la bellezza di Roma - sono le parole del consigliere del Pdl Federico Mollicone - È ridicolo chi attacca un restyling richiesto a gran voce da urbanisti, architetti e romani».

Scontro sull'Ara Pacis

Roma - Scontro sull'Ara Pacis. Morassut: «Intervenga la Corte dei Conti»
Il Messaggero, 17 giugno 2008

«Alemanno pensi ad altre cose da fare, più importanti e più urgenti, e metta da parte questa negativa ossessione che rischia di far perdere solo soldi all'amministrazione comunale». Roberto Morassut, ex assessore capitolino all'urbanistica e attuale deputato del Pd, parte all'attacco del progetto di "ridimensionamento" della teca dell'Ara Pacis. «In poco tempo, sul destino dell'Ara Pacis, il sindaco Alemanno è passato dallo spostamento in periferia del monumento alla demolizione e poi alla limatura che non si capisce cosa sia - sottolinea Morassut - L'Ara Pacis è un'opera conclusa, uno dei musei di Roma con più successo di pubblico. Consiglio, per il bene di tutti, di lasciar perdere interventi che sarebbero inevitabilmente oggetto di un doveroso esame della Corte dei conti». Rincara la dose Pino Battaglia, consigliere provinciale del Pd: «Mi sembra davvero incredibile che, in mezzo a tante grida sul deficit del bilancio e il rischio bancarotta, si progetti di buttare 500mila euro per rifare un muretto dell'Ara Pacis. Le priorità della città sono altre». Il Comune, dice Fabio Sabbatani Schiuma (La Destra) «non può certamente permettersi certe spese dopo il disastro del centrosinistra al governo cittadino: la mia proposta e quella di chiedere l'impiego del Genio militare».
Federico Mollicone (Pdl), respinge al mittente le accuse del Pd: «Dipendesse da loro, impedirebbero alla giunta Alemanno di porre mano ai guasti urbanistici e architettonici prodotti dalle amministrazioni di centrosinistra: non accettiamo lezioni di stile».