Ara Pacis, retromarcia di Alemanno
GIOVANNA VITALE
DOMENICA, 19 DICEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - - Cronaca
"Via le auto in mostra nel monumento". Il sindaco sconfessa il soprintendente
Marroni, Pd: "Ma quali sono i criteri per l´utilizzo dei monumenti?"
ROMA - «Rimuovete quelle macchine parcheggiate davanti all´Ara Pacis. Subito». Non ha voluto sentire ragioni l´assessore capitolino alla Cultura. Dopo aver appreso da Repubblica che la teca progettata per custodire l´altare augusteo era stata trasformata in una sorta di autosalone dove esporre per tre giorni due citycar elettriche, Umberto Croppi ha dato l´ordine di liberarla. E pazienza se il programma prevedeva altre 24 ore di esibizione in più. Ieri mattina alle nove, ora di riapertura del museo, le city car erano sparite. E con esse tutte le brochure informative sulla nuova Dany prodotta dalla Belumbury del rampante imprenditore Stefano Maccagnani.
In compenso su Roma si sono presto addensati nuvoloni gonfi di polemiche. Alimentate non solo dall´opposizione, ma interne allo stesso Campidoglio, dove si è consumato uno scontro fra l´assessore Croppi e il soprintendente comunale ai Beni culturali Umberto Broccoli, reo di aver autorizzato l´evento pubblicitario senza informare l´autorità politica, compreso il sindaco Gianni Alemanno che pare non l´abbia presa bene. Persino il comunicato inviato in mattinata dal soprintendente per giustificarsi è stato censurato dal portavoce del primo cittadino: «Non era il caso di spedirlo ai giornali».
Consapevole, Alemanno, della bufera che si sarebbe scatenata. «Ottime le auto elettriche, ma per le strade», ha attaccato l´ex sindaco e leader di Api Francesco Rutelli: «Appena eletto in Campidoglio Alemanno voleva demolire l´Ara Pacis, e infatti dà una picconata al giorno al patrimonio culturale, trasformandolo in un garage». Prepara un´interrogazione urgente, il capogruppo capitolino del Pd Umberto Marroni: per sapere «chi ha consentito questo volgare spregio delle ricchezze culturali di Roma e quali sono i criteri adottati dal centrodestra per l´utilizzo dei monumenti: probabilmente nessuno, vista la disinvoltura con cui uno dei simboli della città è stato tramutato in un parcheggio promozionale per qualche amico imprenditore».
Vana la difesa del soprintendente: «La disponibilità dell´Ara Pacis è stata concessa a fronte di un contributo di 80mila euro che andranno a finanziare i restauri», taglia corto. «Pecunia non olet. È la linea che questa amministrazione segue da due anni e mezzo: fare in modo che il bene culturale sia una risorsa. Tant´è che all´Ara Pacis abbiamo fatto tante mostre e serate di gala». Ma quando gli si fa notare che le mostre sono cosa diversa dagli eventi pubblicitari; che un conto sono gli spazi commerciali all´interno del museo (l´auditorium e la terrazza), altro è l´area antistante l´altare augusteo, Broccoli si spazientisce: «Noi abbiamo esibito un sacco di oggetti pure in quella zona. Ripeto: la linea è cercare di trovare una rendita sui beni culturali, altrimenti diventano un ramo secco, cercando ovviamente di lavorare sulla qualità. Che in questo caso c´era, trattandosi di city car elettriche ed ecologiche». Irremmovibile soprintendente. E tuttavia ora a rischio rimozione se è vero che c´è già chi ad Alemanno avrebbe chiesto la sua testa.
Bastava ascoltare ieri il sottosegretario ai Beni Culturali, Francesco Giro: «Lo dico con affetto, mi sembra una broccolata», ha commentato il braccio destro del ministro Bondi: «Ricordo la definizione che Sgarbi diede della teca di Meier: una pompa di benzina texana, battuta che l´allestimento del Campidoglio fa tornare d´attualità». Una cosa è certa: «L´Ara Pacis è un´opera archeologica di primaria importanza e dunque sottoposta a tutela statale. Un parere avrebbero dovuto chiedercelo».
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