Ara Pacis imbrattata di vernice
Fabrizio Caccia
Corriere della Sera (Roma) 02/06/2009
Lui, Graziano Cecchini, l’ormai arcinoto tintore della Fontana di Trevi, giura che alle 7 di ieri mattina si trovava là, davanti alla teca dell’Ara Pacis appena imbrattata di vernice rossa e verde, solo perchè svegliato da un amico «che tornava a casa dopo una notte brava». Presenza sospetta. E infatti, poco dopo, alle 8 l’ha chiamato Lamberto Giannini, il capo della Digos: «Buongiorno, scusi Cecchini, lei che è un grande artista, può passare un attimo da noi?». Ieri, vigilia del 2 giugno, Festa della Repubblica, spunta il tricolore sull’Ara Pacis? Azione futurista in piena regola, palloncini di vernice sparati sul muro e, sotto, appoggiati alla parete, due pacchi di carta igienica più la tazza bianca di un water. È lo stesso Cecchini a decrittare il messaggio: «La politica ormai è finita nel cesso, mentre un’altra Italia, libera, gli vola sopra. Le frecce tricolori...». Si direbbe quasi una rivendicazione, se non fosse che Cecchini già condannato dalla magistratura per le sue precedenti provocazioni (la Fontana di Trevi tinta di rosso, il milione di palline colorate fatte rotolare giù da Trinità dei Monti fino a riempire la Barcaccia di Piazza di Spagna) non si ostinasse stavolta a proteggersi dietro ai «non c’ero ma apprezzo», «non c’entro ma evviva» e così via. Il sovrintendente comunale Umberto Broccoli giura che le telecamere esterne al monumento hanno ripreso tutto: 5 uomini a volto scoperto che imbrattano la teca di Richard Meier sul lato vicino alla Passeggiata di Ripetta e buttano anche dell’anilina nella fontana, facendola diventare d’un Rosso Trevi inequivocabile: «Broccoli dev’essere daltonico - lo corregge però Cecchini che ora s’è pure candidato alle Europee con l’Autonomia di Raffaele Lombardo - Io passavo di là e l’acqua era diventata d’un colore blu Puffo...». Il filmato è stato acquisito dalla Digos e, mentre la polizia sta cercando i responsabili, si riaccende la polemica intorno alla teca. Il primo a parlare è il sindaco Alemanno, che l’opera di Meier, quando in Campidoglio c’era ancora Veltroni, avrebbe voluto trasferirla addirittura in periferia: «Condanno nella maniera più ferma questo gesto - dice - Tra l'altro proprio nel momento in cui l'assessore Corsini sta dialogando con Richard Meier per trovare una soluzione architettonica che migliori l'impatto...». Conferma Marco Corsini, assessore all'urbanistica: «Con il signor Meier abbiamo deciso una migliore armonizzazione dell' opera che si definirà con l'avvio del progetto di riqualificazione di piazza Augusto Imperatore ». Da New York, però, Meier smentisce che siano già stati presi accordi: «Non mi risulta, comunque sono pronto a parlarne col sindaco in qualsiasi momento». Il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro, è durissimo: «Sarebbe ora di pensare all'abbattimento di quel muro che taglia orribilmente in due i prospetti delle due chiese di san Rocco e di san Girolamo dei Croati. Se c'è il consenso di Meier meglio ancora, ma qui a Roma i grandi architetti non si possono presentare con matita e righello e deturpare il nostro paesaggio... ». Amareggiatissimo è il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti: «Sono molto preoccupato per questa escalation di degrado e vandalismo ». «L’offesa all’Ara Pacis è un atto dal sapore fascista», aggiunge Walter Verini, deputato del Pd. Un amico di Cecchini, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, definisce l’atto «incivile » ma l’appoggia: «È quello che Alemanno si meritava. Quanto accaduto dimostra la sua totale staticità e impotenza ». L’assessore capitolino alla Cultura, Umberto Croppi, infine, è convintissimo della responsabilità di Cecchini: «Non c’è dubbio». Ma il danno per fortuna è stato lieve, già ripulito il muro: «Quello dell'Ara Pacis è un bianco particolare conclude Croppi - però ce l'avevamo in magazzino».
Fabrizio Caccia
Corriere della Sera (Roma) 02/06/2009
Lui, Graziano Cecchini, l’ormai arcinoto tintore della Fontana di Trevi, giura che alle 7 di ieri mattina si trovava là, davanti alla teca dell’Ara Pacis appena imbrattata di vernice rossa e verde, solo perchè svegliato da un amico «che tornava a casa dopo una notte brava». Presenza sospetta. E infatti, poco dopo, alle 8 l’ha chiamato Lamberto Giannini, il capo della Digos: «Buongiorno, scusi Cecchini, lei che è un grande artista, può passare un attimo da noi?». Ieri, vigilia del 2 giugno, Festa della Repubblica, spunta il tricolore sull’Ara Pacis? Azione futurista in piena regola, palloncini di vernice sparati sul muro e, sotto, appoggiati alla parete, due pacchi di carta igienica più la tazza bianca di un water. È lo stesso Cecchini a decrittare il messaggio: «La politica ormai è finita nel cesso, mentre un’altra Italia, libera, gli vola sopra. Le frecce tricolori...». Si direbbe quasi una rivendicazione, se non fosse che Cecchini già condannato dalla magistratura per le sue precedenti provocazioni (la Fontana di Trevi tinta di rosso, il milione di palline colorate fatte rotolare giù da Trinità dei Monti fino a riempire la Barcaccia di Piazza di Spagna) non si ostinasse stavolta a proteggersi dietro ai «non c’ero ma apprezzo», «non c’entro ma evviva» e così via. Il sovrintendente comunale Umberto Broccoli giura che le telecamere esterne al monumento hanno ripreso tutto: 5 uomini a volto scoperto che imbrattano la teca di Richard Meier sul lato vicino alla Passeggiata di Ripetta e buttano anche dell’anilina nella fontana, facendola diventare d’un Rosso Trevi inequivocabile: «Broccoli dev’essere daltonico - lo corregge però Cecchini che ora s’è pure candidato alle Europee con l’Autonomia di Raffaele Lombardo - Io passavo di là e l’acqua era diventata d’un colore blu Puffo...». Il filmato è stato acquisito dalla Digos e, mentre la polizia sta cercando i responsabili, si riaccende la polemica intorno alla teca. Il primo a parlare è il sindaco Alemanno, che l’opera di Meier, quando in Campidoglio c’era ancora Veltroni, avrebbe voluto trasferirla addirittura in periferia: «Condanno nella maniera più ferma questo gesto - dice - Tra l'altro proprio nel momento in cui l'assessore Corsini sta dialogando con Richard Meier per trovare una soluzione architettonica che migliori l'impatto...». Conferma Marco Corsini, assessore all'urbanistica: «Con il signor Meier abbiamo deciso una migliore armonizzazione dell' opera che si definirà con l'avvio del progetto di riqualificazione di piazza Augusto Imperatore ». Da New York, però, Meier smentisce che siano già stati presi accordi: «Non mi risulta, comunque sono pronto a parlarne col sindaco in qualsiasi momento». Il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro, è durissimo: «Sarebbe ora di pensare all'abbattimento di quel muro che taglia orribilmente in due i prospetti delle due chiese di san Rocco e di san Girolamo dei Croati. Se c'è il consenso di Meier meglio ancora, ma qui a Roma i grandi architetti non si possono presentare con matita e righello e deturpare il nostro paesaggio... ». Amareggiatissimo è il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti: «Sono molto preoccupato per questa escalation di degrado e vandalismo ». «L’offesa all’Ara Pacis è un atto dal sapore fascista», aggiunge Walter Verini, deputato del Pd. Un amico di Cecchini, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, definisce l’atto «incivile » ma l’appoggia: «È quello che Alemanno si meritava. Quanto accaduto dimostra la sua totale staticità e impotenza ». L’assessore capitolino alla Cultura, Umberto Croppi, infine, è convintissimo della responsabilità di Cecchini: «Non c’è dubbio». Ma il danno per fortuna è stato lieve, già ripulito il muro: «Quello dell'Ara Pacis è un bianco particolare conclude Croppi - però ce l'avevamo in magazzino».
Nessun commento:
Posta un commento