Dopo lo sfregio si recuperi il valore dell’Ara Pacis
Umberto Mariotti Bainchi
Libero – Roma 13/6/2009
L'imbrattamento futurista ha riportato l'attenzione sull'Ara Pacis. Inutile tornare sulla questione dell'accertata impossibilità di ambientarsi della nuova teca voluta autoritariamente da Rutelli ed opera (a mio giudizio in sé pregevole) del Meier, esponente della corrente americana dei bianchi . E’ invece il caso di tornare sul punto che aver sostituito la teca essenziale del Ballio Morpurgo con quella monumentale dell'architetto americano ha ridotto un antico monumento, nato per troneggiare all'aperto, in un pezzo da museo, tanto è vero che non si parla più di Ara Pacis, ma di Museo dell'Ara Pacis . Ma il peggio è venuto dopo. Il Museo è stato da subito usato con frequenza per ospitare mostre più disparate e che non hanno alcuna relazione con l'opera antica. Il che può portare visitatori, ma minimizza l'importanza che Roma attribuisce ad uno dei suoi monumenti più significativi. Mi si consenta una proposta. Roma possiede un'enorme quantità di reperti delle sua storia antica, molti dei quali negli scantinati, specie dopo che cinquant'anni fa rovinò l'Antiquarium del Celio per i lavori della prima metropolitana. Ora, nell'impossibilità pratica di demolire la teca Meier, se ne utilizzino gli spazi per ospitare in permanenza una selezione dl reperti storici, dalla Roma Quadrata di Romolo a quella di Ottaviano Augusto, organizzata in modo da illustrare l’evoluzione che partendo dalla capanna di Romolo e passando per la grande Roma dei Tarquini e per quella degli Scipioni culmina nella marmorea capitale Augustea. Di questa è infatti simbolo, realizzato appena qualche anno prima della nascita di Cristo e da non contaminarsi con oggetti e concetti dell'età a noi contemporanea, quell'altare della pace voluto dalla Provvidenza perché vi fosse gettato il seme da cui germogliò la nuova Roma. Di cui ogni Romano, credente e non, è a giusto titolo parimenti orgoglioso.
Umberto Mariotti Bainchi
Libero – Roma 13/6/2009
L'imbrattamento futurista ha riportato l'attenzione sull'Ara Pacis. Inutile tornare sulla questione dell'accertata impossibilità di ambientarsi della nuova teca voluta autoritariamente da Rutelli ed opera (a mio giudizio in sé pregevole) del Meier, esponente della corrente americana dei bianchi . E’ invece il caso di tornare sul punto che aver sostituito la teca essenziale del Ballio Morpurgo con quella monumentale dell'architetto americano ha ridotto un antico monumento, nato per troneggiare all'aperto, in un pezzo da museo, tanto è vero che non si parla più di Ara Pacis, ma di Museo dell'Ara Pacis . Ma il peggio è venuto dopo. Il Museo è stato da subito usato con frequenza per ospitare mostre più disparate e che non hanno alcuna relazione con l'opera antica. Il che può portare visitatori, ma minimizza l'importanza che Roma attribuisce ad uno dei suoi monumenti più significativi. Mi si consenta una proposta. Roma possiede un'enorme quantità di reperti delle sua storia antica, molti dei quali negli scantinati, specie dopo che cinquant'anni fa rovinò l'Antiquarium del Celio per i lavori della prima metropolitana. Ora, nell'impossibilità pratica di demolire la teca Meier, se ne utilizzino gli spazi per ospitare in permanenza una selezione dl reperti storici, dalla Roma Quadrata di Romolo a quella di Ottaviano Augusto, organizzata in modo da illustrare l’evoluzione che partendo dalla capanna di Romolo e passando per la grande Roma dei Tarquini e per quella degli Scipioni culmina nella marmorea capitale Augustea. Di questa è infatti simbolo, realizzato appena qualche anno prima della nascita di Cristo e da non contaminarsi con oggetti e concetti dell'età a noi contemporanea, quell'altare della pace voluto dalla Provvidenza perché vi fosse gettato il seme da cui germogliò la nuova Roma. Di cui ogni Romano, credente e non, è a giusto titolo parimenti orgoglioso.
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