Sfregiata con la vernice la teca dell´Ara Pacis
PAOLO G. BRERA
La Repubblica (Roma) 02/06/2009
Un attacco futurista all´Ara Pacis con palloncini gonfiati di vernice rossa e verde scagliati contro i muri bianchi della Teca di Meier, e con la tazza di un water e due scatoloni di carta igienica da 40 rotoli posati tra gli schizzi di colore piovuti sui sampietrini. È accaduto ieri prima dell´alba, e per tutto il giorno sono volate alte le polemiche sulla più contestata tra le nuove architetture romane.
Le telecamere fisse hanno ripreso cinque persone a volto scoperto e sul filmato sta lavorando la Digos. La polizia scientifica ha effettuato rilievi, e la magistratura ha aperto un fascicolo. Mentre la vernice è stata "lavata" nel pomeriggio. Nessuno ha rivendicato il gesto, e non ci sono testimoni. Tuttavia è arrivata forte e immediata la «rivendicazione culturale» di Graziano Cecchini, il neo futurista che tinse di rosso l´acqua della fontana di Trevi e fece piovere su piazza di Spagna una cascata di palline colorate: «Intellettualmente - dice di prima mattina - rivendico questa bellissima azione. Dovrebbe essercene una al giorno, è un gesto alto in questa città in cui non si muove nulla. Spacca quella gran frecciata bianca della Teca. Tutti danno la colpa a Meier, ma non ne ha alcuna: la responsabilità è di chi lo ha chiamato, invece di portare l´Ara Pacis a San Lorenzo in Lucina, in una bella teca di plexiglas».
«In campagna elettorale - continua attaccando sindaco e giunta - i nuovi governanti della città avevano annunciato un intervento sull´Ara Pacis, ma non hanno fatto nulla. Qualcuno ha deciso di ricordarglielo. Lo dico sempre: una macchia di colore vi seppellirà». Vandalica o futurista, l´azione ha conquistato una valanga di stroncature: per Alemanno è un «gesto irresponsabile e idiota»; per Walter Verini (Pd) «un´offesa alla cultura e alla creatività, e un atto dal sapore fascista e volgare»; per l´assessore alla Cultura Umberto Croppi «una cosa insignificante che non dimostra forza critica ma povertà di idee». Ancora più duro il sovrintendente, Umberto Broccoli: «È un atto grave, inutile, dannoso e incivile. Vogliono pubblicità? Si buttino al fiume colorandolo con la loro amata anilina, così lasciano pure una bella chiazza rossa come il loro sangue». Tutti d´accordo, tranne uno: Vittorio Sgarbi. «Imbrattatura e water sono la giusta protesta per le promesse non mantenute da Alemanno, che non ha neanche eliminato l´inutile e insultante muretto che impedisce la visione della facciata della chiesa».
Quanto all´attribuzione, «quando sono arrivato Cecchini era già lì», avverte Broccoli. E Croppi rilancia: «Non c´è dubbio: è stato Cecchini. Da tempo si parlava di un suo imminente gesto eclatante». Ma lo sfregio di colore ha scatenato bagarre: «Non saranno il teppismo e le azioni vandaliche - dice il sindaco - a condizionare il dibattito. Tra l´altro l´assessore Corsini sta dialogando con Richard Meier per migliorare l´impatto urbanistico della teca». Eppure, quella Teca che Alemanno promise di rimuovere e poi annunciò di voler ridimensionare (limandone il muraglione) piace terribilmente a Croppi: «È un compimento delle linee architettoniche di Terragni - dice il suo assessore e consigliere strategico - il più bravo tra gli architetti del fascismo: leggerezza, strutture bianche, molto vetro. Di fronte al nuovo si generano sempre fenomeni istintivi di opposizione, ma l´Ara Pacis era un monumento sconosciuto ai romani e soffocato dalle auto, e oggi ci vanno 300mila persone l´anno». Sarà, ma per il sottosegretario Francesco Giro (Pdl) «sarebbe ora di abbattere quel muro che taglia orribilmente in due i prospetti delle chiese», e per Fabio Rampelli (Pdl) «la madre di tutti i vandalismi è l´abbattimento della teca di Morpurgo».
PAOLO G. BRERA
La Repubblica (Roma) 02/06/2009
Un attacco futurista all´Ara Pacis con palloncini gonfiati di vernice rossa e verde scagliati contro i muri bianchi della Teca di Meier, e con la tazza di un water e due scatoloni di carta igienica da 40 rotoli posati tra gli schizzi di colore piovuti sui sampietrini. È accaduto ieri prima dell´alba, e per tutto il giorno sono volate alte le polemiche sulla più contestata tra le nuove architetture romane.
Le telecamere fisse hanno ripreso cinque persone a volto scoperto e sul filmato sta lavorando la Digos. La polizia scientifica ha effettuato rilievi, e la magistratura ha aperto un fascicolo. Mentre la vernice è stata "lavata" nel pomeriggio. Nessuno ha rivendicato il gesto, e non ci sono testimoni. Tuttavia è arrivata forte e immediata la «rivendicazione culturale» di Graziano Cecchini, il neo futurista che tinse di rosso l´acqua della fontana di Trevi e fece piovere su piazza di Spagna una cascata di palline colorate: «Intellettualmente - dice di prima mattina - rivendico questa bellissima azione. Dovrebbe essercene una al giorno, è un gesto alto in questa città in cui non si muove nulla. Spacca quella gran frecciata bianca della Teca. Tutti danno la colpa a Meier, ma non ne ha alcuna: la responsabilità è di chi lo ha chiamato, invece di portare l´Ara Pacis a San Lorenzo in Lucina, in una bella teca di plexiglas».
«In campagna elettorale - continua attaccando sindaco e giunta - i nuovi governanti della città avevano annunciato un intervento sull´Ara Pacis, ma non hanno fatto nulla. Qualcuno ha deciso di ricordarglielo. Lo dico sempre: una macchia di colore vi seppellirà». Vandalica o futurista, l´azione ha conquistato una valanga di stroncature: per Alemanno è un «gesto irresponsabile e idiota»; per Walter Verini (Pd) «un´offesa alla cultura e alla creatività, e un atto dal sapore fascista e volgare»; per l´assessore alla Cultura Umberto Croppi «una cosa insignificante che non dimostra forza critica ma povertà di idee». Ancora più duro il sovrintendente, Umberto Broccoli: «È un atto grave, inutile, dannoso e incivile. Vogliono pubblicità? Si buttino al fiume colorandolo con la loro amata anilina, così lasciano pure una bella chiazza rossa come il loro sangue». Tutti d´accordo, tranne uno: Vittorio Sgarbi. «Imbrattatura e water sono la giusta protesta per le promesse non mantenute da Alemanno, che non ha neanche eliminato l´inutile e insultante muretto che impedisce la visione della facciata della chiesa».
Quanto all´attribuzione, «quando sono arrivato Cecchini era già lì», avverte Broccoli. E Croppi rilancia: «Non c´è dubbio: è stato Cecchini. Da tempo si parlava di un suo imminente gesto eclatante». Ma lo sfregio di colore ha scatenato bagarre: «Non saranno il teppismo e le azioni vandaliche - dice il sindaco - a condizionare il dibattito. Tra l´altro l´assessore Corsini sta dialogando con Richard Meier per migliorare l´impatto urbanistico della teca». Eppure, quella Teca che Alemanno promise di rimuovere e poi annunciò di voler ridimensionare (limandone il muraglione) piace terribilmente a Croppi: «È un compimento delle linee architettoniche di Terragni - dice il suo assessore e consigliere strategico - il più bravo tra gli architetti del fascismo: leggerezza, strutture bianche, molto vetro. Di fronte al nuovo si generano sempre fenomeni istintivi di opposizione, ma l´Ara Pacis era un monumento sconosciuto ai romani e soffocato dalle auto, e oggi ci vanno 300mila persone l´anno». Sarà, ma per il sottosegretario Francesco Giro (Pdl) «sarebbe ora di abbattere quel muro che taglia orribilmente in due i prospetti delle chiese», e per Fabio Rampelli (Pdl) «la madre di tutti i vandalismi è l´abbattimento della teca di Morpurgo».
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