Alemanno: «Ara Pacis, via quella teca»
Mauro Evangelisti
Il Messaggero 1/5/2008
«Deciderà un referendum, anche se le prime emergenze della Capitale sono altre»
ROMA - Vuole smantellare tutti i campi nomadi abusivi. Ma anche abbattere, o quanto meno rimuovere, la teca della Ara Pacis progettata dall'architetto americano Richard Meier. Gianni Alemanno, neo sindaco di Roma, lo aveva già proposto in occasione della sua prima candidatura al Campidoglio, nel 2006. Due anni dopo, forte del consenso popolare raccolto al ballottaggio, ha intenzione di mantenere quell'impegno. E spostare l'opera che protegge l'Ara Pacis fra il Lungotevere e piazza Augusto Imperatore. Anche se avverte: «Faremo decidere i romani, faremo un referendum». Da New York, l'architetto Meier ha già risposto: «Sono pronto a parlarne con Alemanno, sono pronto a venire a Roma». Ma ha anche fatto notare che la teca e l'Ara Pacis sono divenute «la terza destinazione turistica più popolare, dopo Colosseo e San Pietro».
Poche decine di minuti dopo avere ricevuto ufficialmente l'investitura da sindaco, Alemanno lo ha detto chiaramente: «La Teca di Meier è un intervento invasiyo, da rimuovere. Non è ovviamente la prima priorità. Ci impegneremo a rivedere gli interventi fatti nel centro storico, ma le prime emergenze sono altre». In sintesi: prima di tutto ci occuperemo di sicurezza e già il 7 maggio ne parleremo al comitato provinciale con il prefetto; prima di tutto, vogliamo espellere i delinquenti, rimuovere le baraccopoli, spostare i campi regolari lontano dal centro storico. Queste sono le priorità. Ma non significa che la promessa-minaccia sull'Ara Pacis sia stata dimenticata. Anche perché contro la Teca di Meier, voluta proprio da Francesco Rutelli quando era sindaco di Roma, il centrodestra per anni ha condotto una tenace battaglia. Un'offensiva che non è stata rallentata neppure dal fatto che l'Ara Pacis è divenuta uno dei siti museali più visitati di Roma. «Secondo me - è la tesi di Alemanno - potrebbe essere spostata in periferia, dove ci sono molti quartieri moderni e quindi là un'opera moderna va bene». E per capire quanto sia sentita nel centro destra questa "operazione via la teca di Maier", basta annotare il fatto che quando il sindaco Alemanno ieri ha risposto alla domanda sull'Ara Pacis, dalla sala piena di consiglieri comunali e simpatizzanti e si è levato un fragoroso applauso.
Lo stesso applauso che ha accompagnato altri annunci legati a due manifestazioni entrate a fare parte della simbologia ufficiale della Roma di Veltroni: la Festa del Cinema e la Notte Bianca. Cosa succede? Inizia la formattazione del disco rigido della Capitale, c'è l'azzeramento, sarà cancellato tutto ciò che ricorda i quindici anni di Rutelli e Veltroni? Il sindaco Alemanno ha frenato, ma neppure ha fatto retromarcia. In sala c'era anche il regista Pasquale Squitieri, che ha già confezionato una serie di giudizi molto duri sulla Festa del Cinema e che viene indicato come successore di Goffredo Bettini alla guida della Fondazione. Bene, Alemanno ha spiegato: «La Festa del Cinema va cambiata. Va abbinata al David di Donatello. Deve diventare una vetrina di promozione del cinema italiano. Ci saranno presenze di carattere internazionale per dare valore all'evento, ma ci deve essere soprattutto il rilancio del cinema italiano e del polo cinematografico di Roma». La linea è molto simile a quella sulla Notte Bianca: non scatterà una sorta di iconoclastia di tutto ciò che è stato la Roma del centro sinistra, non ci sarà una guerra santa. Però Alemanno e il Pdl vogliono lasciare il segno, si andrà a correggere, rivedere, rimodellare. «Ricordiamoci - ha detto Alemanno - che il centro destra, quando era all'opposizione, collaborò con Veltroni per organizzare la notte bianca della solidarietà. Non c'era una prevenzione, da parte nostra. Noi non siamo contrari agli eventi, purché siano realmente finalizzati. Faremo in modo che la Notte Bianca non si svolga a settembre ma sia spostata in un periodo di bassa stagione, per sostenere l'afflusso turistico della Capitale». La Roma di Alemanno è cominciata: e se non vuole "abbattere" - dalla teca di Meier alla Notte Bianca - quanto meno vuole "spostare". A salvarsi, forse, saranno solo i sampietrini di via Nazionale, altro simbolo romano, ma con una storia più antica. Amati da una parte della città, odiati soprattutto da coloro che si spostano sulle due ruote. Alemanno: «Faremo una verifica rispetto alla scelta di eliminarli, che era stata fatta su quella strada».
Mauro Evangelisti
Il Messaggero 1/5/2008
«Deciderà un referendum, anche se le prime emergenze della Capitale sono altre»
ROMA - Vuole smantellare tutti i campi nomadi abusivi. Ma anche abbattere, o quanto meno rimuovere, la teca della Ara Pacis progettata dall'architetto americano Richard Meier. Gianni Alemanno, neo sindaco di Roma, lo aveva già proposto in occasione della sua prima candidatura al Campidoglio, nel 2006. Due anni dopo, forte del consenso popolare raccolto al ballottaggio, ha intenzione di mantenere quell'impegno. E spostare l'opera che protegge l'Ara Pacis fra il Lungotevere e piazza Augusto Imperatore. Anche se avverte: «Faremo decidere i romani, faremo un referendum». Da New York, l'architetto Meier ha già risposto: «Sono pronto a parlarne con Alemanno, sono pronto a venire a Roma». Ma ha anche fatto notare che la teca e l'Ara Pacis sono divenute «la terza destinazione turistica più popolare, dopo Colosseo e San Pietro».
Poche decine di minuti dopo avere ricevuto ufficialmente l'investitura da sindaco, Alemanno lo ha detto chiaramente: «La Teca di Meier è un intervento invasiyo, da rimuovere. Non è ovviamente la prima priorità. Ci impegneremo a rivedere gli interventi fatti nel centro storico, ma le prime emergenze sono altre». In sintesi: prima di tutto ci occuperemo di sicurezza e già il 7 maggio ne parleremo al comitato provinciale con il prefetto; prima di tutto, vogliamo espellere i delinquenti, rimuovere le baraccopoli, spostare i campi regolari lontano dal centro storico. Queste sono le priorità. Ma non significa che la promessa-minaccia sull'Ara Pacis sia stata dimenticata. Anche perché contro la Teca di Meier, voluta proprio da Francesco Rutelli quando era sindaco di Roma, il centrodestra per anni ha condotto una tenace battaglia. Un'offensiva che non è stata rallentata neppure dal fatto che l'Ara Pacis è divenuta uno dei siti museali più visitati di Roma. «Secondo me - è la tesi di Alemanno - potrebbe essere spostata in periferia, dove ci sono molti quartieri moderni e quindi là un'opera moderna va bene». E per capire quanto sia sentita nel centro destra questa "operazione via la teca di Maier", basta annotare il fatto che quando il sindaco Alemanno ieri ha risposto alla domanda sull'Ara Pacis, dalla sala piena di consiglieri comunali e simpatizzanti e si è levato un fragoroso applauso.
Lo stesso applauso che ha accompagnato altri annunci legati a due manifestazioni entrate a fare parte della simbologia ufficiale della Roma di Veltroni: la Festa del Cinema e la Notte Bianca. Cosa succede? Inizia la formattazione del disco rigido della Capitale, c'è l'azzeramento, sarà cancellato tutto ciò che ricorda i quindici anni di Rutelli e Veltroni? Il sindaco Alemanno ha frenato, ma neppure ha fatto retromarcia. In sala c'era anche il regista Pasquale Squitieri, che ha già confezionato una serie di giudizi molto duri sulla Festa del Cinema e che viene indicato come successore di Goffredo Bettini alla guida della Fondazione. Bene, Alemanno ha spiegato: «La Festa del Cinema va cambiata. Va abbinata al David di Donatello. Deve diventare una vetrina di promozione del cinema italiano. Ci saranno presenze di carattere internazionale per dare valore all'evento, ma ci deve essere soprattutto il rilancio del cinema italiano e del polo cinematografico di Roma». La linea è molto simile a quella sulla Notte Bianca: non scatterà una sorta di iconoclastia di tutto ciò che è stato la Roma del centro sinistra, non ci sarà una guerra santa. Però Alemanno e il Pdl vogliono lasciare il segno, si andrà a correggere, rivedere, rimodellare. «Ricordiamoci - ha detto Alemanno - che il centro destra, quando era all'opposizione, collaborò con Veltroni per organizzare la notte bianca della solidarietà. Non c'era una prevenzione, da parte nostra. Noi non siamo contrari agli eventi, purché siano realmente finalizzati. Faremo in modo che la Notte Bianca non si svolga a settembre ma sia spostata in un periodo di bassa stagione, per sostenere l'afflusso turistico della Capitale». La Roma di Alemanno è cominciata: e se non vuole "abbattere" - dalla teca di Meier alla Notte Bianca - quanto meno vuole "spostare". A salvarsi, forse, saranno solo i sampietrini di via Nazionale, altro simbolo romano, ma con una storia più antica. Amati da una parte della città, odiati soprattutto da coloro che si spostano sulle due ruote. Alemanno: «Faremo una verifica rispetto alla scelta di eliminarli, che era stata fatta su quella strada».
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