ROMA - Ara Pacis, Comune a processo se va via la teca
RENATA MAMBELLI
01 MAGGIO 2008, LA REPUBBLICA - ROMA
L´ex assessore Morassut: dalla Corte dei Conti una procedura per danno erariale
La polemica
Replica Rampelli: demolita quella di Morpurgo, possiamo anche con questa
Buttare giù la teca dell´Ara Pacis di Meier? Non si può fare. Radere al suolo un´opera appena fatta farebbe cadere la scure della Corte dei Conti sul Comune di Roma per grave danno erariale. Questo sembra stoppare la discussione sulla proposta di Alemanno, che vuole indire un referendum tra i cittadini sul futuro della teca. Ma c´è chi pensa che si potrebbe modificare in qualche modo l´opera dell´architetto americano.
Roberto Morassut, deputato del Pd, è stato assessore all´urbanistica negli anni in cui la teca che oggi Alemanno chiede di abbattere è stata costruita. «Alemanno si rimangia le dichiarazioni fatte appena eletto sindaco», dice Morassut, «quando ha detto che avrebbe salvato le buone opere fatte dall´amministrazione precedente. La teca è il museo che ha avuto maggiore successo di pubblico in questi anni. Mi sembra che qui agisca il vecchio istinto del piccone demolitore».
Per Morassut l´uscita di Alemanno rivela anche scarsa conoscenza delle leggi: «Demolire un´opera appena realizzata», spiega, «è una scelta palesemente antieconomica e fa correre il rischio al Comune di essere esposto a un procedimento di responsabilità per danno erariale presso la Corte dei Conti». Il nuovo sindaco, secondo Morassut, «invece di avanzare nuove proposte culturali, nuove strutture, vuole demolire quelle che ci sono. Mentre noi nel nuovo Piano Regolatore abbiamo deciso di valorizzare le architetture moderne nate nel ventennio».
«Demolirla mi sembra sommario e inutile», commenta il presidente del Parco per l´Appia Antica Adriano La Regina, «anche se la teca non risolve tutti i problemi di conservazione dell´Ara Pacis. Ho l´impressione che il monumento romano sia diventato il pretesto per la teca, e non viceversa. E´ finito a fare lo sfondo di una vetrina. E quando ho fatto notare che la teca non schermava bene il sole, e che quindi si sarebbe dovuto intervenire con dei pannelli, mi hanno risposto che così si danneggiava la linea dell´opera di Meier».
«Spero che questa sia la coda della campagna elettorale», commenta Silvio di Francia, assessore alla cultura della giunta Veltroni, «non c´è solo il giudizio di Sgarbi e di Ripa di Meana. Ci sono grandi architetti che non la pensano come loro. E c´è soprattutto il clamoroso successo che ha avuto subito, quando invece di norma i nuovi musei partono lentamente nel gradimento del pubblico. Ma ho l´impressione che Alemanno e la sua giunta tendano a considerare la teca di Meier come un´opera di regime, e questo mi sembra sbagliato sotto tutti i punti di vista. Tutte le amministrazioni si devono confrontare con l´eredità di chi ha governato prima, ma cancellare quello che è stato fatto mi sembra il modo peggiore».
Smorza decisamente i toni Fabio Rampelli, deputato di An, uno dei coordinatori della campagna elettorale di Alemanno. «Il sindaco non ha detto che questa è una priorità della nuova amministrazione», spiega, «ma che se saremo nelle condizioni di poter migliorare questa situazione lo faremo. D´altra parte chi si assume la responsabilità di dare di sua iniziativa l´incarico a un architetto, scelto senza un concorso internazionale e senza un dibattito all´interno della città, non deve stupirsi se sorgono delle critiche, se qualcuno non applaude. D´altra parte la teca razionalista di Morpurgo è stata demolita senza che la città fosse interpellata. E comunque degli interventi lì vanno fatti, se ci sono le condizioni economiche adatte: va ricollegato il Mausoleo di Augusto, che va restaurato, con il porto di Ripetta, e ci sono due chiese barocche da liberare da questo autogrill costruito da Meier. E poi è l´Ara Pacis che va valorizzata: è per visitare l´Ara Pacis che arrivano in migliaia, non per la teca di Meier».
RENATA MAMBELLI
01 MAGGIO 2008, LA REPUBBLICA - ROMA
L´ex assessore Morassut: dalla Corte dei Conti una procedura per danno erariale
La polemica
Replica Rampelli: demolita quella di Morpurgo, possiamo anche con questa
Buttare giù la teca dell´Ara Pacis di Meier? Non si può fare. Radere al suolo un´opera appena fatta farebbe cadere la scure della Corte dei Conti sul Comune di Roma per grave danno erariale. Questo sembra stoppare la discussione sulla proposta di Alemanno, che vuole indire un referendum tra i cittadini sul futuro della teca. Ma c´è chi pensa che si potrebbe modificare in qualche modo l´opera dell´architetto americano.
Roberto Morassut, deputato del Pd, è stato assessore all´urbanistica negli anni in cui la teca che oggi Alemanno chiede di abbattere è stata costruita. «Alemanno si rimangia le dichiarazioni fatte appena eletto sindaco», dice Morassut, «quando ha detto che avrebbe salvato le buone opere fatte dall´amministrazione precedente. La teca è il museo che ha avuto maggiore successo di pubblico in questi anni. Mi sembra che qui agisca il vecchio istinto del piccone demolitore».
Per Morassut l´uscita di Alemanno rivela anche scarsa conoscenza delle leggi: «Demolire un´opera appena realizzata», spiega, «è una scelta palesemente antieconomica e fa correre il rischio al Comune di essere esposto a un procedimento di responsabilità per danno erariale presso la Corte dei Conti». Il nuovo sindaco, secondo Morassut, «invece di avanzare nuove proposte culturali, nuove strutture, vuole demolire quelle che ci sono. Mentre noi nel nuovo Piano Regolatore abbiamo deciso di valorizzare le architetture moderne nate nel ventennio».
«Demolirla mi sembra sommario e inutile», commenta il presidente del Parco per l´Appia Antica Adriano La Regina, «anche se la teca non risolve tutti i problemi di conservazione dell´Ara Pacis. Ho l´impressione che il monumento romano sia diventato il pretesto per la teca, e non viceversa. E´ finito a fare lo sfondo di una vetrina. E quando ho fatto notare che la teca non schermava bene il sole, e che quindi si sarebbe dovuto intervenire con dei pannelli, mi hanno risposto che così si danneggiava la linea dell´opera di Meier».
«Spero che questa sia la coda della campagna elettorale», commenta Silvio di Francia, assessore alla cultura della giunta Veltroni, «non c´è solo il giudizio di Sgarbi e di Ripa di Meana. Ci sono grandi architetti che non la pensano come loro. E c´è soprattutto il clamoroso successo che ha avuto subito, quando invece di norma i nuovi musei partono lentamente nel gradimento del pubblico. Ma ho l´impressione che Alemanno e la sua giunta tendano a considerare la teca di Meier come un´opera di regime, e questo mi sembra sbagliato sotto tutti i punti di vista. Tutte le amministrazioni si devono confrontare con l´eredità di chi ha governato prima, ma cancellare quello che è stato fatto mi sembra il modo peggiore».
Smorza decisamente i toni Fabio Rampelli, deputato di An, uno dei coordinatori della campagna elettorale di Alemanno. «Il sindaco non ha detto che questa è una priorità della nuova amministrazione», spiega, «ma che se saremo nelle condizioni di poter migliorare questa situazione lo faremo. D´altra parte chi si assume la responsabilità di dare di sua iniziativa l´incarico a un architetto, scelto senza un concorso internazionale e senza un dibattito all´interno della città, non deve stupirsi se sorgono delle critiche, se qualcuno non applaude. D´altra parte la teca razionalista di Morpurgo è stata demolita senza che la città fosse interpellata. E comunque degli interventi lì vanno fatti, se ci sono le condizioni economiche adatte: va ricollegato il Mausoleo di Augusto, che va restaurato, con il porto di Ripetta, e ci sono due chiese barocche da liberare da questo autogrill costruito da Meier. E poi è l´Ara Pacis che va valorizzata: è per visitare l´Ara Pacis che arrivano in migliaia, non per la teca di Meier».
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