Quell'Altare della Pace che ha diviso per anni la città
Danilo Maestosi
Il messaggero 1/5/2008
ROMA - Non e"è davvero pace per l'altare eretto da Augusto nel 13 a.C. proprio per celebrare la Pace che considerava il traguardo più importante del suo regno. Una storia che inizia nel 1938 quando nel quadro delle celebrazioni augustee, precedute dall’abbattimento del vecchio Auditorium Corea per riportare alla luce il cenotafio dell'imperatore al centro della piazza, l'architetto Morpurgo, un tecnico costretto all'anonimato per nascondere le sue origini ebree, progettò su una collinetta affacciata sul Lungotevere una teca di vetro per accogliere l'Ara Pacis, ritrovata sotto il Palazzo del cinema Nuova Olimpia e riassemblata con qualche lacune e molte licenze da una squadra di archeologi dell'epoca.
Oltre mezzo secolo dopo la soprintendenza comunale parte all'attacco per ottenere la sostituzione del contenitore che espone le fragili sculture augustee ai rischi di forti sbalzi climatici e dello smog. Sono già iniziati i preparativi per il Giubileo e l'alloro sindaco Francesco Rutelli coglie la palla al balzo per avviare la costruzione del nuovo museo, simbolico vessillo di riapertura della città ai linguaggi dell'arte contemporanea. E decide di assegnarne la realizzazione a una grande firma dell'architettura internazionale, l'americano Richard Meier, autore del Getty museum di Los Angeles, incontrato nel corso di un viaggio a New York. Un affidamento alla cieca e senza alcun concorso che peserà come un peccato originale sull'operazione. Pochi mesi dopo Meier presenta un plastico del progetto: un edificio di travertino, vetri e cemento di scala molto più ampia rispetto alla teca di Morpurgo e articolato in tre blocchi che fasciano come una quinta il fondo della piazza, oscurando con la sua mole la vista delle due chiese del Valadier e di Martino Longhi. Gli architetti e gli intellettuali romani mugugnano, tentano di bloccare l'opera e impedire l'abbattimento del veccho museo. Tra gli oppositori più accaniti Federico Zeri, Fuksas, Portoghesi, Renato Nicolini, Giorgio Muratore. E Vittorio Sgarbi, che nel 2002, divenuto sottosegretario alla cultura, sostenuto a spada tratta da Italia nostra, cerca di fermare il cantiere che è già partito. Riuscirà soltanto a prolungare di due anni i lavori, e ad ottenere un piccolo ridimensionamento del complesso. Nel 2006 per il Natale di Roma il nuovo museo viene inaugurato. Dentro al fianco di Veltroni e Rutelli, una folla di vip. Fuori un gruppo di giovani della Fiamma che urla dissenso. A fargli da sponda l'allora consigliere di AN Gianni Alemanno, che chiede l'abbattimento e il trasferimento dell'edifìcio da Meier in periferia. Idea che eletto sindaco ha subito rilanciato.
Danilo Maestosi
Il messaggero 1/5/2008
ROMA - Non e"è davvero pace per l'altare eretto da Augusto nel 13 a.C. proprio per celebrare la Pace che considerava il traguardo più importante del suo regno. Una storia che inizia nel 1938 quando nel quadro delle celebrazioni augustee, precedute dall’abbattimento del vecchio Auditorium Corea per riportare alla luce il cenotafio dell'imperatore al centro della piazza, l'architetto Morpurgo, un tecnico costretto all'anonimato per nascondere le sue origini ebree, progettò su una collinetta affacciata sul Lungotevere una teca di vetro per accogliere l'Ara Pacis, ritrovata sotto il Palazzo del cinema Nuova Olimpia e riassemblata con qualche lacune e molte licenze da una squadra di archeologi dell'epoca.
Oltre mezzo secolo dopo la soprintendenza comunale parte all'attacco per ottenere la sostituzione del contenitore che espone le fragili sculture augustee ai rischi di forti sbalzi climatici e dello smog. Sono già iniziati i preparativi per il Giubileo e l'alloro sindaco Francesco Rutelli coglie la palla al balzo per avviare la costruzione del nuovo museo, simbolico vessillo di riapertura della città ai linguaggi dell'arte contemporanea. E decide di assegnarne la realizzazione a una grande firma dell'architettura internazionale, l'americano Richard Meier, autore del Getty museum di Los Angeles, incontrato nel corso di un viaggio a New York. Un affidamento alla cieca e senza alcun concorso che peserà come un peccato originale sull'operazione. Pochi mesi dopo Meier presenta un plastico del progetto: un edificio di travertino, vetri e cemento di scala molto più ampia rispetto alla teca di Morpurgo e articolato in tre blocchi che fasciano come una quinta il fondo della piazza, oscurando con la sua mole la vista delle due chiese del Valadier e di Martino Longhi. Gli architetti e gli intellettuali romani mugugnano, tentano di bloccare l'opera e impedire l'abbattimento del veccho museo. Tra gli oppositori più accaniti Federico Zeri, Fuksas, Portoghesi, Renato Nicolini, Giorgio Muratore. E Vittorio Sgarbi, che nel 2002, divenuto sottosegretario alla cultura, sostenuto a spada tratta da Italia nostra, cerca di fermare il cantiere che è già partito. Riuscirà soltanto a prolungare di due anni i lavori, e ad ottenere un piccolo ridimensionamento del complesso. Nel 2006 per il Natale di Roma il nuovo museo viene inaugurato. Dentro al fianco di Veltroni e Rutelli, una folla di vip. Fuori un gruppo di giovani della Fiamma che urla dissenso. A fargli da sponda l'allora consigliere di AN Gianni Alemanno, che chiede l'abbattimento e il trasferimento dell'edifìcio da Meier in periferia. Idea che eletto sindaco ha subito rilanciato.
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