giovedì 25 settembre 2008

L'Ara Pacis rivive a colori, il bianco una "bugia" neoclassica

ROMA - L'Ara Pacis rivive a colori, il bianco una "bugia" neoclassica
DANILO MAESTOSI
Il Messaggero, 24 settembre 2008

Che spettacolo l'Ara Pacis in tecnicolor, sottratta all'algido biancore del marmo e alla bugia neoclassica che la congelava in questa immagine, per essere restituita come in origine dai colori a lavagna di narrazione, celebrazione e stupore. E' l'esperimento tentato 'ieri con l'aiuto della tecnologia virtuale e dì un approfondito studio, partilo due anni fa e condotto dagli archeologi del Comune e dai tecnici dei Musei Vaticani, che hanno analizzato tutte le tracce cromatiche rimaste tra le pieghe delle sculture, fino a comporre una ipotetica tavolozza delle tinte stese su sfondi e rilievi. Tavolozza completata dal confronto con le fonti dell'epoca, da Virgilio a Sve-tonio, e con gli esempi di
pittura romana, dal Palatino a Pompei, e poi offerta ai maghi del computer di un'azienda specializzata per abbozzare una suggestiva ricostruzione virtuale.
Per ora solo un collaudo, che per ragioni di spazio ha operato solo sul fronte del monumento tagliato dalla rampa cheporta all'altare. E sulle quattro lastre che fasciano il prospetto. Pronti, via! Si accendono i riflettori che proiettano fasci di luci colorate sulle figure scolpite. Ecco le due lastre più basse: un intreccio di foglie di acanto su cui svolazzano due colombe che di colpo si venano dì verde e di bianco, evidenziate dal celeste scuro dello sfondo e delle due paraste che l'incorniciano. Ed ecco le due scene più in alto. La statua di Marte che veglia sui due gemelli, e la lupa ridisegnata dal rosso porpora della tunica e dai bagliori arge-nati della corazza. E sull'altro lato quella di Enea effigiato mentre sacrifica ai Penati la scrofa bianca, che riprende vita grazie al marrone della capigliatura, al rosso cinabro della veste. E infine il fregio alla greca che si riempie di sfornature rosse e blu.
Applaude il sindaco Gianni Alemanno, presente ai varo. «E' così bella l'Ara Pacis che fa dimenticare persino la bruttura del nuovo palazzo di Meier che la ospita». Applaude il direttore dei Musei Vaticani Paoluc-ci: «Giusto tentare di ridare alla Roma antica i colori che aveva». Ma è solo una prova, neanche perfettamente riuscita per gli sbalzi di rifrazione del marmo. A marzo si terrà un convegno per verificare gli studi sul colore del monumento. Poi, forse tra un anno - promette il soprintendente Broccoli -, quando le tecniche saranno perfezionate, lo spettacolo sarà messo in scena anche per il pubblico.

E all'Ara Pacis spuntano i colori

ROMA - E all'Ara Pacis spuntano i colori
Corriere della Sera ediz. Roma, 24 settembre 2008

«L'Ara Pacis è talmente bella che rende quasi sopportabile la teca di MeieD>. Parola di Gianni Alemanno, n sindaco è intervenuto ieri sera all'esperimento, che sarà ripetuto in futuro, di colorazione virtuale del monumento di Augusto. Con lui erano presenti il direttore dei Musei Vaticani Paoluc-ci, l'assessore comunale alla cultura Croppi e il sovrintendente Broccoli.
Come tutti i marmi antichi, anche quelli dell'Ara Pacis erano colorati. Colori forti, vivi, essenziali. Oggi siamo abituati al bianco perché quei colori sono andati quasi del tutto perduti. Ma soprattutto perché è rimasta viva, dal Settecento in poi, la visione di Winckelmann, il quale sosteneva che l'arte classica tende all'idealizzazione e quindi non ha bisogno di colori, con i quali si ottiene soltanto una volgare imitazione della realtà.
Tuttavia gli archeologi, già nei secoli passati, avevano notato residui di colore nei punti più incavati e nelle zone più porose della pietra. E da tempo ormai si sa che gli artisti dell'antichità decoravano con tinte accese non solo le statue, ma anche i frontoni dei templi o i lastroni in marmo di edifici pubblici e privati. Ora all'Ara Pacis si è provato a ricostruire questi colori con la luce. La parete sud del monumento, la prima che si presenta agli occhi dei visitatori, si è animata ieri sera grazie alla ricostruzione virtuale di quella che era - o si suppone fosse - la colorazione di un tempo. Già negli ultimi anni l'allestimento del Museo aveva riaperto il problema della policromia deLl'Ara, ipotizzata nel 1938 dall'archeologo Moretti in occasione della ricomposizione della teca costruita sul Lungotevere. Ora un gruppo di esperti ha proposto un'ipotesi di colorazione che è stata tradotta in un modello digitale colorato virtualmente, in base a criterii comparativi: esame dei colóri superstiti sull'architettura e la scultura della Grecia classica, confronti con la pittura pompeiana di età augustea, valutazione del colore di mosaici tardo antichi che denunciano la conoscenza dell'Ara Pacis. Per colorare le piante e i fiori dei rilievi, è stato utilizzato lo studio delle specie vegetali eseguito dalla Facoltà di Botanica dell'Università degli Studi di Roma Tre. Sono poi state affidate ulteriori indagini sui colori ai laboratori scientifici vaticani, in grado di effettuare analisi con mezzi adeguati alla tecnologia attuale ed è stata sperimentata la possibilità di ricavare delle immagini colorate da proiettare sui rilievi dell' altare. A conclusione delle ricerche, la Sovrintendenza comunale presenterà i risultati ottenuti in due diversi momenti: una giornata di studio che sì terrà presso la Sala Conferenze dell'Ara Pacis l'ii marzo 2009 e una mostra evento in programma per dicembre 2009, nel corso della quale verrà illuminato l'intero recinto dell'Ara Pacis. Gli «attimi di luce» creati ieri (23 settembre, data particolarmente cara all'Ara Pacis in quanto giorno natale di Augusto), sono dunque il primo passo di un cammino di studio che potrebbe restituirci l'immagine di un passato, lontano, ma non perduto.

mercoledì 3 settembre 2008

«L'Ara Pacis non è un problema prioritario»

ROMA - «L'Ara Pacis non è un problema prioritario»
Il Messaggero, 3 settembre 2008

«Quello dell'Ara Pacis non è un problema prioritario nel panorama dei beni archeologici di Roma». Lo ha affermato il nuovo sovrintendente ai Beni monumentali della Capitale Umberto Broccoli.
Più meno gli stessi concetti erano stati espressi dal sindaco Alemanno dopo l'annuncio di voler rivedere il progetto e limare il muro di cinta. Ma è bastato per scatenare un mezzo putiferio. Anche perché poco prima il neo sovrintendente aveva usato la parola «bellissimo» per commentare il convegno che si era appena svolto all'interno dell'involucro realizzato dall'architetto americano Richard Meier. Qualcuno ha frainteso. Ha pensato che Broccoli volesse esprimere un giudizio benevolo anche sull'opera al centro di varie contestazioni, che, come risaputo, non ha mai suscitato il gradimento del sindaco.
«Il discorso dell'Ara Pacis sarà affrontato nuovamente quando verrà analizzato il piano che riguarda l'intera area», ha perfezionato il concetto Broccoli, che ha una lunga esperienza in campo archeologico ma continua a condurre una trasmissione a Radio Rai ed è esperto anche dio comunicazione. «Per quanto riguarda i tempi - ha chiarito Broccoli - ancora nessuna idea. Quando si parla di beni culturali bisogna sedersi a tavolino e studiare, capire. Nel nostro settore i tempi sono sempre grandi».
E nel frattempo il museo dell'Ara Pacis continuerà ad ospitare eventi culturali. «Una mostra è in programma alla fine di settembre - ha concluso il sovrintendente - e si tratta di una buona iniziativa per Roma. Ma, ripeto, l'Ara Pacis non rappresenta un problema urgente».

Il sovrintendente del Comune Umberto Broccoli «Bella o brutta, l'Ara Pacis ora fa parte della città»

ROMA - Il sovrintendente del Comune Umberto Broccoli «Bella o brutta, l'Ara Pacis ora fa parte della città»
Il Tempo, 3 settembre 2008

«Bella, brutta: ormai la nuova sistemazione dell'Ara Pacis c'è, le obiezioni andavano fatte quando è stata costruita, non dopo. Come il Vittoriano, può piacere o no, ma adesso fa parte della città».
Così il neo sovrintendente ai Beni culturali del comune di Roma, Umberto Broccoli, archeologo ma noto anche come autore televisivo, ha commentato il contestato intervento architettonico di Richard Meier.
«La struttura dell'Ara Pacis è comunque moderna ed efficiente, e posso anticipare che nel prossimo futuro ospiterà delle mostre che saranno di grande impatto per la città di Roma», ha spiegato Broccoli che ieri mattina è intervenuto, proprio nel complesso dell'Ara Pacis, all'inaugurazione della VI edizione del Premio Piranesi-Fiaba. «Secondo me l'Ara Pacis non è un problema prioritario nel panorama dei beni archeologici di Roma - ha proseguito - e comunque il discorso dell'Ara Pacis sarà affrontato nuovamente quando verrà analizzato il piano che riguarda l'intera area. Ma per quanto riguarda i tempi, ancora nessuna idea. Quando si parla di beni culturali bisogna sedersi a tavolino e studiare, capire. Nel nostro settore i tempi sono sempre grandi».
E nel frattempo il museo dell'Ara Pacis continuerà ad ospitare eventi culturali. «Una mostra è in programma alla fine di settembre - ha concluso il sovrintendente - e si tratta di una buona iniziativa per Roma. Ma, ripeto, l'Ara Pacis non rappresenta un problema urgente». Per Federico Mollicone, consigliere del PdL al Comune di Roma, l'Ara Pacis farebbe parte, invece, insieme al progetto del parcheggio del Pincio, della «damnazio memoriae messa in atto dalla giunta guidata dal precedente primo cittadino della Capitale Walter Veltroni.

"L´Ara Pacis? Non è una priorità piaccia o no, fa parte della città"

ROMA - "L´Ara Pacis? Non è una priorità piaccia o no, fa parte della città"
SARA GRATTOGGI
la Repubblica (Roma) 03/09/2008

L´Ara Pacis come il Vittoriano. La pensa così il neo sovrintendente ai Beni culturali del Comune, Umberto Broccoli, che per gettare acqua sul fuoco delle polemiche intorno alla Teca di Richard Meyer, liquida la questione una volta per tutte: «Bella o brutta, ormai la nuova sistemazione dell´Ara Pacis c´è, le obiezioni andavano fatte quando è stata costruita, non dopo. Come il Vittoriano può piacere o no, ma adesso fa parte della città».
Secondo Broccoli, archeologo e autore radiotelevisivo, l´edificio in acciaio, vetro e travertino progettato dall´architetto statunitense «non è un problema prioritario nell´ambito dei Beni culturali di Roma e andrà riconsiderato quando ci sarà un nuovo piano per l´intera area». Nulla di imminente, insomma. Anche perché, come ammette il neo sovrintendente: «Per quanto riguarda i tempi, non c´è ancora nessuna idea. Bisogna sedersi a tavolino e studiare, capire. Nel nostro settore i tempi sono sempre grandi».
Affermazioni in linea con il "secondo" Alemanno dunque: non quello che paventò la rimozione della Teca o un eventuale referendum pro/contro tra i cittadini «alla prima occasione buona», ma quello che più riflessivamente, lo scorso 2 maggio a Otto e mezzo, ammise che l´Ara Pacis «non è una priorità». Pur continuando a ribadire, l´ultima volta ad agosto dal palco di "Cortina InConTra", il suo «basta con gli "archistar" e con le procedure di affidamento diretto dei progetti, come fece Rutelli con Meyer».
Meglio lasciar perdere la polemica e concentrarsi sul come utilizzare la struttura. Che, secondo Broccoli, «è comunque moderna ed efficiente» e in un futuro molto prossimo «ospiterà delle mostre di grande impatto per la città». La prima, imminente, «è in programma alla fine di settembre», ma sui contenuti le bocche sono ancora cucite. L´unica anticipazione che il sovrintendente si lascia sfuggire è che «si tratta di una buona iniziativa per Roma». Il resto, almeno per ora, lo lascia all´immaginazione.