lunedì 27 dicembre 2010

Auto in mostra all´Ara Pacis se la pubblicità entra nel monumento - La fondatrice del Fai: "È uno scempio diseducativo"

Auto in mostra all´Ara Pacis se la pubblicità entra nel monumento - La fondatrice del Fai: "È uno scempio diseducativo"
GIOVANNA VITALE
SABATO, 18 DICEMBRE 2010 LA REPUBBLICA Cronaca

L´assessore Croppi: "L´idea in sé è apprezzabile, anche se il contesto è inadeguato"

Tanti episodi, da Venezia a Milano a Palermo, dove lo spot prevale sull´arte

ROMA - Autosalone Ara Pacis. Non è l´ultima insegna di una concessionaria all´avanguardia che, per farsi pubblicità, ha pensato bene di sfruttare uno dei monumenti-simbolo della Roma imperiale. No. È la pura realtà: ovvero quel che fino a stasera chiunque può vedere visitando lo splendido altare del 9 a. C. dedicato da Augusto alla dea della Pace. E già perché all´interno della controversa teca progettata da Richard Meier, proprio a ridosso del podio che sorregge i pilastri corinzi, da un paio di giorni fanno bella mostra di sé due city car elettriche nuove di zecca, una bianca e una blu, battezzate Dany e prodotte dalla società Belumbury che, a dispetto del nome, è una casa automobilistica tutta italiana.
Voleva fare le cose in grande, l´imprenditore Stefano Maccagnani. Lui che tra l´altro si fregia del titolo di "patriota" per aver salvato Alitalia, già presidente e ad della Simmel Difesa, ex società Fiat, nonché titolare dell´azienda elettromecanica Eos, per lanciare la sua mini-car ecologica ha chiesto e ottenuto il meglio: il prestigioso museo civico nel cuore della città eterna, senza sborsare - così sostiene - neppure un euro d´affitto. E dove perciò l´altro ieri sera capitani d´industria e nobildonne, professionisti e politici, in testa Gianni Letta, si sono dati appuntamento per assistere alla presentazione della macchinetta curata da Paola Perego, con Ornella Vanoni a far da madrina. Un evento lungo tre giorni: tanto quanto durerà l´esposizione nella cornice dell´altare augusteo. Di cui persino l´assessore capitolino alla Cultura, Umberto Croppi, non sapeva nulla: «Io non l´ho autorizzato», spiega dopo aver fatto una breve istruttoria. «Mi dicono che l´evento è frutto di una sponsorship con il produttore, il quale donerà in cambio 80mila euro per la manutenzione dell´Ara Pacis. Una cosa in sé apprezzabile, anche se non mi sembra questo il contesto adeguato».
Un allestimento che spiazza pure i turisti. «Certo non ci aspettavamo di vedere due macchine parcheggiate sotto un monumento così ricco di storia», commentano uscendo Alejandro Luna e Maria Ortiz, due studenti spagnoli in gita scolastica a Roma. Lo stesso sgomento che coglie Giulia Maria Mozzoni Crespi, fondatrice del Fai, una vita spesa per salvare i tesori d´Italia: «L´idea di mettere delle auto davanti a quel gioiello di scultura mi inorridisce», esordisce con sdegno. «Ma perché dobbiamo sempre mischiare il sacro con il profano? Sono allibita che il Campidoglio abbia avallato un tale scempio e mi domando se la soprintendenza ha avuto voce in capitolo, perché non posso credere che abbia dato via libera a un orrore del genere».
D´altra parte gli esempi di uso deviato dei monumenti, piegati alle più varie esigenze di mercato, ormai non si contano più. Ci sono i cartelloni pubblicitari che in tutte le città d´arte impacchettano prestigiosi edifici storici, compreso il Ponte dei Sospiri a Venezia che di recente ha ispirato l´appello al ministro Bondi firmato da sir Norman Foster; lo stand natalizio di Tiffany in piazza Duomo a Milano; il campo di big soccer con tanto di spalti montati nel catino del Circo Massimo a Roma. «Oggi questa ideologia aziendale sta pervadendo tutto», osserva sconsolato il direttore degli Uffizi, Antonio Natale: «Non voglio correre il rischio di sembrare un passatista, cosa che io non sono, tant´è che mesi fa ho fatto montare, suscitando diverse polemiche, una scritta al neon accanto al museo che si rifletteva nell´Arno e recitava: "L´arte è sempre stata contemporanea". Gli stessi Uffizi sono nati come museo d´arte contemporanea, tutta l´arte quando nasce è presente, non passato». Eppure il tempo qualcosa conta, non tutto può essere mercificato: «Ci vuole una grande attenzione, non mi piace quando i monumenti vengono prostituiti», conclude Natale. Bisogna considerare tutte le opere d´arte, siano essere figurative o di architettura, come testi poetici. Chi prenderebbe un canto di Dante per fare pubblicità a un motorino? Con le opere d´arte o di architettura succede perché non vengono considerate opere poetiche, ma feticci del consumismo».

venerdì 24 dicembre 2010

L´Ara Pacis trasformata in salone dell´auto

L´Ara Pacis trasformata in salone dell´auto
SABATO, 18 DICEMBRE 2010 LA REPUBBLICA Commenti

La gratuita esposizione pubblicitaria della Dany è stata voluta dal Comune "per amore della cultura"

Il lancio commerciale della Dany, una piccola automobile che, per quello che si vede, somiglia a tutte le altre utilitarie del mondo. Ma se è vero che questa automobile stona dentro il museo, non stona certo come accadde ai baffi sul viso della Gioconda, senso forte dei tempi moderni, né ha la forza dei monumenti impacchettati dal bulgaro Christo, non è l´ossimoro visivo, non è la contaminazione dei generi, ma è solo una delle mille volgarità - piccola questa volta, anche se significativa - commesse di questi tempi contro la cultura italiana.
Gli avessero almeno chiesto dei soldi a Stefano Maccagnani, che adesso non sa spiegare perché hanno concesso a lui quello che hanno negato a tanti altri, Maserati compresa: «È vero, mi hanno fatto un favore, forse per premiare un prodotto tutto italiano, che sarà costruito interamente a Roma». E se invece Maccagnani, che prima produceva materiale militare per la Difesa e aveva fatto parte della cordata messa assieme da Berlusconi per salvare Alitalia e, nel giorno della fiducia, ha pure scritto un´appassionata lettera al presidente del consiglio, se invece Maccagnani dicevamo, fosse solo un raccomandato, come tutti quelli che sono stati assunti nelle municipalizzate romane? «No. Al massimo sono più simpatico degli altri».
Certo, se gli avessero imposto almeno un ticket per l´uso privato del museo, ora staremmo a discutere se è giusto o sbagliato affittare i monumenti a fini commerciali, se è lecito noleggiare il Pantheon per una "convention", far sfilare l´alta moda all´Altare della Patria, promuovere un profumo davanti alla Primavera del Botticelli, vendere lingerie alle mademoiselles d´Avignon. I monumenti non sono certo sacri, e restituirli alla vita guadagnando qualche soldo forse potrebbe non essere male.
E invece la gratuita esposizione pubblicitaria della versione elettrica e della versione a benzina di questa Dany è stata voluta dal Comune «per amore della cultura». E si capisce subito che quest´auto dentro l´Ara Pacis fa il verso a invenzioni, slogan, immagini della grande arte, alle peripezie dei pennelli di Boccioni, di Picasso e di Magritte. Ma è un orecchiare appunto. Perché qui non c´è neppure la raffinatezza maliziosa della pubblicità, della cartellonistica e degli spot che chiedono solidarietà, ammiccano, seducono e sempre impongono un rapporto di grande complicità. C´è soltanto un´auto dove non dovrebbe stare col risultato di imbruttire sia l´auto sia il museo. E si ritrova come costante la cecità o, se preferite, l´insensibilità estetica di una generale amministrazione dei beni culturali ed artistici alla quale non importa nulla né di Pompei né dell´Ara Pacis.
È vero che l´Altare alla pace romana ha già subito ogni genere di insulto, da quel gabinetto che fu abbandonato all´ingresso del museo nel 2009 sino al disprezzo del sindaco Alemanno il quale appena eletto dichiarò di voler distruggere la teca di Richard Meier. «Ho scelto l´Ara Pacis perché e un luogo ameno» mi dice invece Maccagnani che forse non sa cosa significa "ameno", ma ha l´aria furba di chi pensa di passare alla cassa sfregiando un capolavoro o montando il destriero del Gattamelata.
Di sicuro questa autopromozione è stata approvata della sovra-intendenza di Roma e benedetta del sotto-segretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta: «Mi ha fatto l´onore di venire». Ed è forse tutto qui l´evento: un "sotto" che si crede "sopra", un favore promozionale spacciato per sapienza estetica, roba da chiamare la polizia del buon gusto, se esistesse.
Considerando che nella Roma di Alemanno i raccomandati "simpatici" sono battaglioni è possibile che questo nuovo buon gusto prenda piede nei luoghi e nei simboli d´arte e si faccia moda, con la complicità appunto tra il sotto e il sopra, tra la sotto-Italia e la sovra-Italia, tra il sotto-segretario e la sovra-intendenza.

martedì 21 dicembre 2010

Ara Pacis, retromarcia di Alemanno

Ara Pacis, retromarcia di Alemanno
GIOVANNA VITALE
DOMENICA, 19 DICEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - - Cronaca

"Via le auto in mostra nel monumento". Il sindaco sconfessa il soprintendente

Marroni, Pd: "Ma quali sono i criteri per l´utilizzo dei monumenti?"

ROMA - «Rimuovete quelle macchine parcheggiate davanti all´Ara Pacis. Subito». Non ha voluto sentire ragioni l´assessore capitolino alla Cultura. Dopo aver appreso da Repubblica che la teca progettata per custodire l´altare augusteo era stata trasformata in una sorta di autosalone dove esporre per tre giorni due citycar elettriche, Umberto Croppi ha dato l´ordine di liberarla. E pazienza se il programma prevedeva altre 24 ore di esibizione in più. Ieri mattina alle nove, ora di riapertura del museo, le city car erano sparite. E con esse tutte le brochure informative sulla nuova Dany prodotta dalla Belumbury del rampante imprenditore Stefano Maccagnani.
In compenso su Roma si sono presto addensati nuvoloni gonfi di polemiche. Alimentate non solo dall´opposizione, ma interne allo stesso Campidoglio, dove si è consumato uno scontro fra l´assessore Croppi e il soprintendente comunale ai Beni culturali Umberto Broccoli, reo di aver autorizzato l´evento pubblicitario senza informare l´autorità politica, compreso il sindaco Gianni Alemanno che pare non l´abbia presa bene. Persino il comunicato inviato in mattinata dal soprintendente per giustificarsi è stato censurato dal portavoce del primo cittadino: «Non era il caso di spedirlo ai giornali».
Consapevole, Alemanno, della bufera che si sarebbe scatenata. «Ottime le auto elettriche, ma per le strade», ha attaccato l´ex sindaco e leader di Api Francesco Rutelli: «Appena eletto in Campidoglio Alemanno voleva demolire l´Ara Pacis, e infatti dà una picconata al giorno al patrimonio culturale, trasformandolo in un garage». Prepara un´interrogazione urgente, il capogruppo capitolino del Pd Umberto Marroni: per sapere «chi ha consentito questo volgare spregio delle ricchezze culturali di Roma e quali sono i criteri adottati dal centrodestra per l´utilizzo dei monumenti: probabilmente nessuno, vista la disinvoltura con cui uno dei simboli della città è stato tramutato in un parcheggio promozionale per qualche amico imprenditore».
Vana la difesa del soprintendente: «La disponibilità dell´Ara Pacis è stata concessa a fronte di un contributo di 80mila euro che andranno a finanziare i restauri», taglia corto. «Pecunia non olet. È la linea che questa amministrazione segue da due anni e mezzo: fare in modo che il bene culturale sia una risorsa. Tant´è che all´Ara Pacis abbiamo fatto tante mostre e serate di gala». Ma quando gli si fa notare che le mostre sono cosa diversa dagli eventi pubblicitari; che un conto sono gli spazi commerciali all´interno del museo (l´auditorium e la terrazza), altro è l´area antistante l´altare augusteo, Broccoli si spazientisce: «Noi abbiamo esibito un sacco di oggetti pure in quella zona. Ripeto: la linea è cercare di trovare una rendita sui beni culturali, altrimenti diventano un ramo secco, cercando ovviamente di lavorare sulla qualità. Che in questo caso c´era, trattandosi di city car elettriche ed ecologiche». Irremmovibile soprintendente. E tuttavia ora a rischio rimozione se è vero che c´è già chi ad Alemanno avrebbe chiesto la sua testa.
Bastava ascoltare ieri il sottosegretario ai Beni Culturali, Francesco Giro: «Lo dico con affetto, mi sembra una broccolata», ha commentato il braccio destro del ministro Bondi: «Ricordo la definizione che Sgarbi diede della teca di Meier: una pompa di benzina texana, battuta che l´allestimento del Campidoglio fa tornare d´attualità». Una cosa è certa: «L´Ara Pacis è un´opera archeologica di primaria importanza e dunque sottoposta a tutela statale. Un parere avrebbero dovuto chiedercelo».