martedì 13 maggio 2008

Sgarbi fiancheggiatore: «Sull'Ara Pacis perfetta sintonia»

Roma - Cultura, Sgarbi fiancheggiatore: «Sull'Ara Pacis perfetta sintonia»
Il Giornale ed. Roma, 13 Maggio 2008

Vittorio Sgarbi potrebbe diventare soprintendente ai beni culturali o comunque avere un ruolo di consulente della giunta Alemanno in materie per le quali, secondo il nuovo sindaco «è una delle migliori menti». E perle quali il bilancio delle precedenti amministrazioni «non è molto positivo». Un'ipotesi che non dispiace affatto il vulcanico critico d'arte, che oggi incontrerà Alemanno proprio per decidere il suo futuro ruolo come componente o fiancheggiatore della prima giunta di centrodestra della capitale. «Preferisco un incarico da consulente piuttosto che da assessore - ha aggiunto il critico d'arte, scottato dalla precedente esperienza come assessore alla Cultura del comune di Milano - poiché, non avendo presentato nessuna lista alle elezioni, non posso avere un ruolo politico diretto».
A unire i due, Alemanno e Sgarbi, è soprattutto l'avversione per la teca dell'Ara Pacis progettata da Richard Meier: «Alemanno - ha rilevato Sgarbi - ha aperto la sua sindacatura citando la mia battaglia epocale contro la teca di Meier. Una battaglia che ovviamente proseguirò». In attesa di saperne di più, ieri Alemanno è tornato su vari aspetti della vita culturale della capitale.L'occasione gli è stata offerta dalla presentazione della settima edizione del Festival delle letterature che inizierà il 20 maggio alla Basilica di Massenzio. Una kermesse che, contrariamente alla festa del cinema, è promossa a pieni voti dal nuovo sindaco: «Apprezzo l'impostazione di questa manifestazione - ha detto Alemanno -sia nel format che nella scelta dei contenuti nell'ottica di qualificare Roma come capitale della cultura e non solo della storia». Insomma, «un'eredità positiva della precedente amministrazione». Alemanno ha anche promesso che sarà presente all'inaugurazione. Sollecitato dai giornalisti, il sindaco ha anche ragionato sull'Estate Romana («un evento che fa parte della tradizione della città. Essendo già programmata in questa edizione, vedremo di ragionare, per quanto riguarda i prossimi anni, su quali saranno le iniziative da rilanciare e quali da rinnovare profondamente») e sul tormentone festa del cinema («il problema fondamentale è comunque quello di agganciare maggiormente alla Festa del Cinema la produzione nazionale»).
In mattinata Alemanno era stato all'inaugurazione del Forum pubblica amministrazione alla nuova Fiera di Roma, dove ha parlato delle inefficienze del pubblico: «I fannulloni devono essere licenziati, credo che nessuno li voglia difendere». A margine dell'evento, il sindaco ha anche incontrato il presidente della Camera di Commercio Andrea Mondello, tète-à-tète del quale però i due non hanno voluto rivelare nulla.
Infine il capitolo giunta. «La giunta comunale sarà formata la settimana prossima e il primo consiglio comunale è programmato per il 26 maggio», ha annunciato Alemanno, che ha aggiunto: «La nuova giunta avrà una settimana di tempo per approvare il documento programmatico».

lunedì 5 maggio 2008

«Gianni non deve avere dubbi. La teca di Meyer va abbattuta»

ROMA - «Gianni non deve avere dubbi. La teca di Meyer va abbattuta»
Il Tempo 05/05/2008

«Perchè abbattere il complesso del Fuenti e Punta Perotti è atto di civiltà e abbattere l`Ara Pacis, che stupra il centro storico di Roma sarebbe atto di incomprensione dell`architettura contemporanea? La teca di Meyer è fuori scala e il muretto da cui scende l`acqua è uno sfregio alla Chiesa di San Rocco del Valadier». Lo afferma Vittorio Sgarbi, assessore alla cultura del Comune di Milano, sollecitando Alemanno a non avere esitazioni o dubbi in proposito.

E dopo la teca di Meier cos´altro si distruggerà?

ROMA - E dopo la teca di Meier cos´altro si distruggerà?
MARCO LODOLI
03/05/2008 - LA REPUBBLICA

Se passa l´idea dell´abbattimento
Discutibili anche via della Conciliazione e piazza Augusto Imperatore

Cominciamo bene… Alla prima uscita da sindaco, Alemanno già si propone come palla d´acciaio sulla teca costruita da Meier attorno all´Ara Pacis. Non gli piace, non gli piace proprio per niente, e dunque sogna di distruggerla, o almeno di smontarla come una casetta del Lego e ricostruirla in periferia (e visto come la giudica, non mi sembra una grande dichiarazione d´affetto per le periferie). Molti architetti italiani, non so se rosicchiati dall´invidia ma comunque poco solidali con il collega, hanno immediatamente dichiarato che in effetti quella teca è un mezzo obbrobrio, che Meier non ha capito nulla della piazza, della luce, della storia romana. A me sinceramente non dispiace. Non sarà il capolavoro supremo dell´architettura contemporanea, ma mi sembra progettata con cura, non concede nulla allo spettacolo ma ha spazi ben distribuiti, un bell´auditorium e può servire non solo a proteggere l´Ara Pacis dalle intemperie ma anche a ospitare mostre e congressi. Ho forti dubbi soltanto su quella fontana con gli spruzzetti, mi ricorda tante altre fontane viste fuori dalle stazioncine di provincia.
Comunque se passa l´idea di abbattere tutto senza pietà, allora forse è il caso di riconsiderare le sorti di molti altri edifici romani. Che so, a me via della Conciliazione mi è sempre parsa una strada infelice, squallida e inappropriata. Propongo di sbriciolarla con le ruspe, e magari di ripristinare la vecchia Spina di Borgo, casetta dopo casetta. Ma anche piazza Augusto Imperatore, a esser sincero, mi sembra venuta su piuttosto male. Spianiamo quegli edifici e ripensiamola da capo. Ma pure tante chiese del dopoguerra sono ben brutte. Santa Emerenziana, o Santa Maria Goretti, per citarne un paio. Buttiamole giù. Ci sono persino parecchie persone alle quali l´Auditorium di Renzo Piano non piace affatto. E allora facciamo un referendum per capire se merita di resistere o se è meglio ridurlo in calcinacci. Un mio amico, poi, grande esperto di arte rinascimentale, mi ha garantito che la cupola di san Pietro non è affatto come Michelangelo l´aveva immaginata. Vogliamo darle una spallata come si deve e ricostruirla per benino?

Meier, padre della teca della discordia "Incredibile spostarla perché non piace"

ROMA - Meier, padre della teca della discordia "Incredibile spostarla perché non piace"
SIMONA CASALINI
01 maggio 2008, LA REPUBBLICA - ROMA

È una favola che Rutelli mi abbia dato l´incarico dopo una chiacchierata al bar

Solo San Pietro e Colosseo sono più visitate della mia opera
Ho lavorato ovunque. Mai è scoppiato un putiferio così

Richard Meier, l´architetto nel mirino del sindaco Alemanno, risponde dal suo studio di New York. È uno dei "maghi" dell´ordine geometrico. Ha progettato tra l´altro il Getty Center sopra Los Angeles, tutto ricoperto di travertino romano. E a Roma, oltre che firmare la "casa" dell´Ara Pacis, ha realizzato una chiesa a Tor Tre Teste, inaugurata durante il Giubileo.
Architetto Meier, ha letto le notizie da Roma? Il nuovo sindaco Alemanno vuole smontare la sua Ara Pacis...
«Beh, sono un po´ stupito. Però cercherò al più presto di parlare con lui. No, non per telefono. Certe cose vanno discusse di persona e poi della questione so solo quello che ho letto sulle agenzie. Gli chiederò quale è il problema, cosa ritiene che ci sia di sbagliato e se possiamo trovare insieme una soluzione. Quell´opera per me è molto importante».
Alemanno ha detto che "la sua opera è uno sfregio nel cuore della città", un "atto di arroganza intellettuale contro i cittadini romani".
«Sì, ho visto tutto. E´ per questo, ripeto, credo sia necessario vederci».
Una delle ipotesi è di trasportare la teca, così com´è, in periferia?
«Tutto è possibile, ma è un po´ curioso. Se a qualcuno non piace un monumento che fa, lo prende e lo sposta?».
Il suo nome è stato evocato anche nella campagna elettorale romana: per attaccare il metodo di lavoro dell´allora sindaco Rutelli. Alemanno disse che decise di farle costruire la nuova teca dopo una chiacchierata al bar.
«E questo non è assolutamente vero. Incontrai il sindaco Rutelli e parlammo per la prima volta di una possibile nuova sistemazione e valorizzazione del monumento dell´Ara Pacis a Davos, in una conferenza che riuniva altri sindaci della capitali europee».
Però è vero che la sua nuova teca non è mai piaciuta a tutti. Tra le tante nuove architetture realizzate a Roma da grandi architetti la sua è forse la meno amata.
«Ma secondo lei tutti i romani sono d´accordo su tutto e amano tutto indistintamente? E poi mi è stato detto che l´Ara Pacis è diventata a Roma la terza destinazione turistica più popolare dopo San Pietro e Colosseo. E´ un fatto molto significativo: è diventata una grande attrazione».
Lei ha costruito in tutto il mondo. E´ mai scoppiata una polemica del genere per qualche suo lavoro in altri paesi?
«No, finora non mi era mai successo».
Cosa pensa di tutto questo?
«Sono sinceramente rattristato soprattutto per tutte le persone che con grande professionalità hanno lavorato con me per realizzare l´opera. E mi dispiace per Roma, città che conosco molto bene, ci venni per la prima volta nel ‘59, da giovane studente d´architettura e ci restai due mesi. Poi ci sono tornato da residente all´American Academy nel 1976. E ci sono tornato tantissime altre volte. Ho passato anni a studiare l´architettura romana, e fui entusiasta di realizzarci un mio progetto».
Le ha mai conosciuto in qualche occasione Alemanno, o qualcuno gliene ha parlato?
«No, e non ne ho sentito parlare. Proprio per questo dobbiamo incontrarci».

Lo scontro sulla teca dell´Ara Pacis. Alemanno: "Referendum per demolirla"

ROMA - Lo scontro sulla teca dell´Ara Pacis. Alemanno: "Referendum per demolirla"
01 MAGGIO 2008, LA REPUBBLICA - ROMA

Ha sollevato un vespaio la dichiarazione del neosindaco Alemanno a proposito della teca dell´Ara Pacis dell´architetto Meier - «un intervento invasivo da rimuovere» - tanto che ieri sera lo stesso Alemanno ha smorzato i toni. «Alla prima occasione buona», ha detto, «chiederò un referendum in città: "teca Meier sì o no" e decideranno i cittadini. E se dicono no, quando ci saranno i tempi e i modi per farlo, la rimuoveremo». Ma intanto le reazioni si sono scatenate. Roberto Morassut, assessore all´urbanistica della giunta Veltroni, fa notare che oltre tutto distruggere un´opera appena costruita è una scelta palesemente antieconomica e può far correre al Comune il rischio di una procedura di responsabilità per danno erariale. Per il presidente del Parco dell´Appia Antica Adriano La Regina abbattere la teca è sbagliato, ma essa non offre la giusta protezione all´Ara Pacis, ridotta a sfondo di una vetrina. L´ex assessore alla cultura Silvio Di Francia ricorda i risultati straordinari di successo di pubblico del nuovo museo. Invece Fabio Rampelli di An critica il metodo scelto da Rutelli per assegnare l´incarico all´architetto Meier. E Mimmo Paladino, la cui mostra nella teca sta avendo un grande successo, minaccia, in caso di smantellamento dell´opera, di portare via il grande mosaico che ne occupa una parete e che ha donato al Comune.

Il neosindaco: giù la teca dell'Ara Pacis Meier: ormai è una grande attrazione

Il neosindaco: giù la teca dell'Ara Pacis Meier: ormai è una grande attrazione
L’Unità 1/5/2008

Prima l'annuncio: via la teca dell'Ara Pacis progettata dall'americano Richard Meier. Tempo qualche ora e il neosindaco Alemanno già sfuma: alla prima elezione faremo un referendum, decideranno i cittadini. Non è una priorità, dice a urne chiuse. Un mese fa, in piena campagna elettorale, era andato sul «luogo del delitto» sostenendo che la teca, «voluta da Rutelli e costruita da Veltroni, rimane il principale scempio perpetrato dalle amministrazioni uscenti al patrimonio storico e artistico della capitale». Sgarbi apprezza («mi ha vendicato», dice) e alza la posta: ora si faccia restituire la stele di Axum. La notizia è rimbalzata a New York. Richard Meier, uno dei più prestigiosi architetti statunitensi ha ribattuto di esser pronto a discuterne con il nuovo sindaco in qualsiasi momento. «Non ho mai incontrato il nuovo sindaco - ha detto - Sarei felice di discuterne con lui, mi può chiamare a qualsiasi momento. Sono sempre disponibile». Ma l'Ara Pads è diventata a Roma «la terza destinazione turistica più popolare dopo San Pietro ed il Colosseo. È un fatto molto significativo: è diventata una grande attrazione».

Alemanno parte in quarta: «Via la teca dell'Ara Pacis»

Alemanno parte in quarta: «Via la teca dell'Ara Pacis»
Il giornale 1/5/2008

Inizia con un elettrochoc: «La Teca di Meier è un intervento da rimuovere. Non è ovviamente la prima priorità. Ci impegniamo a rivedere gli interventi fatti nel centro storico, ma le prime emergenze sono altre». Il primo giorno da sindaco di Gianni Alemanno è anche quello delle dimissioni da Montecitorio: «Non ho voluto mancare alla seduta che oggi ha eletto il presidente Gianfranco Fini. Sono stato insediato oggi in Campidoglio e ora presenterò le mie dimissioni alla Camera». Spiega, dai microfoni di Porta a porta-. «Per noi è una giornata storica e il compimento del percorso della destra italiana che l'ha portata nelle istituzioni. Io e Fini siamo uomini di parte, ma dal momento che rappresentiamo tutti gli italiani, nel mio caso tutti i romani, sappiamo di dover agire di conseguenza».
Certo, nell'agenda del nuovi inquilino del Campidoglio ci sono anche molte emergenze. La prima è di cassa: «Nell'ultima fase si sono accumulati dei disavanzi di cassa abbastanza forti perché Padoa-Schioppa non ha firmato alcuni provvedimenti: abbiamo un disavanzo di circa due miliardi di euro».
Poi quella ambientale: «La settimana prossima - annuncia - vedrò Marrazzo perché sono preoccupato per la situazione dei rifiuti. Credo che il tema della raccolta differenziata - ha aggiunto - sia la grande sfida del futuro. Come amministrazione daremo l'esempio che ci auguriamo venga seguito dai cittadini. A tal proposito - ha concluso - rilanceremo il coinvolgimento dei cittadini e punteremo sulla raccolta porta a porta». Ma poi dice anche di voler esportare alcune delle idee che ha per la capitale: «Serve una legge nazionale perché la polizia municipale funziona a mezzo servizio. Senza fare un discorso di sceriffi - osserva - bisogna avere una polizia municipale che si possa difendere da sola e non solo scortata da altre polizie». Ed ovviamente c'è stato l'ingresso nel meraviglioso ufficio del Campidoglio, accompagnato dalla moglie e dal figlio Manfredi. «Mi sono affacciato al balcone, di cui tanto parlava Walter Veltroni e, permettetemi un attimo di orgoglio romano, davvero si ha la sensazione di essere al centro del mondo». Poi il suo cavallo di
battaglia, quello della sicurezza: «Sgombreremo i campi nomadi abusivi e sposteremo dal centro città quelli regolari», ha detto nella sua prima conferenza stampa in Protomoteca. Alemanno ha poi ribadito che saranno allontanati «tutti coloro che hanno commesso reati o sono stati denunciati. Tutto questo con lo scopo di recuperare un ritardo di 15 anni durante i quali c'è stato lassismo nei confronti di chi ha commesso delitti». Quanto alla proposta di un commissario straordinario alla sicurezza: «Non appena si insedierà ci metteremo al lavoro con il ministro degli Interni per il patto per la Sicurezza su Roma. Per attuarlo credo che sia necessaria la nomina di un commissario straordinario».
Infine il nodo della programmazione architettonica e urbanistica: «II piano regolatore di Roma non è da cancellare ma non è neanche fisso e immutabile», ha detto il neosindaco. E ha aggiunto: «Sul piano regolatore istituiremo due tavoli insieme alle categorie interessate, ovvero costruttori e inquilini. Il primo tavolo riguarderà l'applicazione del Prg, il secondo consisterà nel monitoraggio per rivederne alcune parti».

Via la teca, restaurazione per l'Ara Pacis

Via la teca, restaurazione per l'Ara Pacis
Paola Pierotti
Il Sole 24 ore 1/5/2008

«La teca di Richard Meier è un intervento invasivo da rimuovere». Gianni Alemanno conferma di voler andare fino in fondo sulla linea annunciata in campagna elettorale. Il neo-sindaco non esclude poi l'ipotesi di affidare ad un referendum la scelta di tenere o meno l'opera, e nel caso fosse smantellata, potrebbe essere ricostruita in un'area della periferia o in quella dell'ex Fiera. A sorpresa, Meier risponde da New York «stupito» che ancora una volta si riaccenda la polemica, dice di non conoscere il sindaco, ma fa sapere di «essere disponibile al dialogo». «Quella dell'Ara Pacis non è ovviamente una priorità - precisa Alemanno - ci impegneremo comunque a rivedere gli interventi negativi fatti in centro storico».
L'architettura contemporanea romana cambia rotta: basta con i grandi nomi internazionali e con gli affidamenti diretti; concorsi trasparenti per grandi studi e per una platea più diffusa di professionisti; ritorno alla tradizione e recupero dell'identità. Tesi confermate dal ripetuto attacco anche agli ascensori panoramici del Vittoriano e ancora dalla scelta di un consulente come Leon Krier, urbanista del Principe Carlo, che ha avuto grande influenza sul movimento del new urbanism. «Partiremo con le emergenze che ci sono in aree della città che sono abbandonate», ha precisato Alemanno. Il tema è quello della sostituzione edilizia nelle periferie, «dei quartieri fatti di edifici di 2-3 piani - spiega Fabio Rampelli (An) architetto 46enne, ex capogruppo in commissione Ambiente alla Camera -, nemmeno intonacati e senza urbanizzazione primaria. Contiamo di entrare in queste zone, concordare la demolizione comparto per comparto, demolire e ricostruire con premio di cubatura».
«La città-giardino della Garbatella è un prototipo - aggiunge Rampelli -. Un'architettura a misura d'uomo non prodotta in serie, non architettura senz'anima come quella che potrebbe essere realizzata a Tokyo come ad Algeri». Una battuta d'arresto per l'architettura della sperimentazione. Per decorrenza dei termini sono "salvi" i due musei firmati da Zaha Hadid e da Odile Decq la cui ultimazione è prevista a cavallo tra il 2008 e il 2009. Sono partiti i lavori per la stazione Tiburtina dello studio Abdr e procedono quelli per la Città dello sport di Santiago Calatrava. Pare non possa avere intoppi nemmeno la Nuvola di Fuksas all'Eur e la Città dei giovani di Rem Koolhaas all'Ostiense. Nel primo caso i lavori sono già partiti, nel secondo l'impresa ha già in concessione l'area dei Magazzini generali e l'iter di approvazione è in fase conclusiva. «Intendiamo approfondire tutti i temi aperti - ha precisato Rampelli - e dialogare con i soggetti interessati, capiremo a che punto sono le procedure, rispetteremo il lavoro già fatto, e qualsiasi modifica sarà fatta in un'ottica di miglioramento». Nei mesi scorsi il commissario straordinario, il prefetto Mario Morco-ne, aveva approvato l'accordo di programma per il comparto ex Atac di via della Lega lombarda progettato dallo studio Labics e sviluppato da Parsitalia ed era stato dato il via libera anche alle torri di Renzo Piano all'Eur. Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso per il progetto di Mario Cucinella e Grandi Progetti per la nuova sede Istat da realizzare a Pietralata, e ora serve l'ok della nuova Giunta.
Tra i temi cruciali del prossimo futuro dell'architettura romana ci sono le Centralità; la riqualificazione dell'area dell'ex Fiera sulla Cristoforo Colombo dove sono state individuate le cordate di imprese e architetti ma per cui non è ancora partita la progettazione; e ancora le stazioni della linea C della metropolitana. Intanto a breve sarà il nuovo sindaco ad annunciare il progetto vincitore del maxi-concorso per la sede del "Campidoglio 2".

Meier: «Stupito dalle sue parole»

Meier: «Stupito dalle sue parole»
Il tempo 1/5/2008

Lo scontro. L'architetto che ha progettato la copertura: «Perché riaprire la polemica?»

L'architetto americano che ha progettato la teca dell'Ara Pacis, Richard Meier, è pronto a parlarne con il neosindaco di Roma, Gianni Alemanno, in qualsiasi momento: lo ha detto lo stesso Meier ieri a New York commentando l'intenzione del nuovo primo cittadino di Roma di rimuovere la teca.
Il famoso architetto newyorchese, che era al corrente delle dichiarazioni di Alemanno, si è detto comunque «stupito» dalle parole del sindaco appena eletto, chiedendosi in particolare «perché rilanciare ora la controversia».
«No so quello che significano queste parole — ha aggiunto Meier — non ho mai incontrato il nuovo sindaco, non so chi sia. Sarei felice di discuterne con lui, mi può chiamare a qualsiasi momento. Sono sempre disponibile». L'architetto ha lasciato intendere che sarebbe pronto a spostarsi a Roma, se necessario.
Secondo Meier, l'Ara Pacis è diventata a Roma «la terza destinazione turistica più popolare dopo San Pietro ed il Colosseo. È un fatto molto significativo: è diventata una grande attrazione».
«Non dimentichiamoci — ha concluso Meier — che la vicenda non riguarda soltanto me, ma anche le migliaia di persone che ci hanno aiutato a costruire una nuova struttura per l'Ara Pacis».
Richard Meier, nato a Newark, nel New Jersey, nel 1934, è considerato uno dei maggiori architetti americani viventi. La più famosa delle sue opere è il Getty Center di Brentwood, a Los Angeles, un museo concepito sul modello di un villaggio medievale italiano, che si raggiunge con un trenino automatico. La sua ultima opera italiana è il nuovo centro per la ricerca della Italcementi a Bergamo. A Roma, oltre ad essere l'autore della controversa teca per l'Ara Pacis, Meier ha costruito la chiesa del Giubileo, a Tor Tre Teste, considerata una delle più belle chiese contemporanee, e che nessuno ha contestato.
Sulla teca dell'Ara Pacis si è scatenata fin dall'inizio una guerra di opinioni. Nell'infuriare delle polemiche, del progetto si era occupata anche la Corte dei conti, per una denuncia presentata dall'Aduc. La magistratura contabile aveva dato ragione al Comune di Roma sulla correttezza della procedura utilizzata, ma l'inchiesta era stato uno dei motivi, insieme ai sondaggi archeologici, che aveva dilatato in 10 anni i tempi della realizzazione. In realtà la teca, «bellissima» per Francesco Rutelli, che da sindaco l'aveva commissionata all'architetto americano, aveva ricevuto varie stroncature. L'apice con Vittorio Sgarbi, storico avversario del progetto, che l'aveva definita «un cesso inverecondo firmato da un architetto incapace». Poi aveva minacciato scioperi della fame, bruciato il plastico dell'opera, invitato gli studenti di architettura «a metterci una bomba».

Alemanno mette la Teca ai voti. Sgarbi non la vuole e si sente assessore

Alemanno mette la Teca ai voti. Sgarbi non la vuole e si sente assessore
Il Riformista 1/5/2008

Due anni fa aveva promesso che da sindaco avrebbe smontato la Teca dell'Ara Pacis firmata dall'americano Richard Meier; ieri, in Campidoglio, Gianni Alemanno ha ricordato che manterrà la promessa. E coinvolgerà i cittadini con un referendum. Per Vittorio Sgarbi, che aveva affiancato Alemanno nell'uscita anti-teca, considerando l'opera di Meier un «cesso», è una vittoria che lo spinge a candidarsi, «moralmente», ad assessore alla cultura nella Roma alemanna. Per Francesco Bonami, invece, questa «deportazione» sarebbe l'inizio di uno scempio. «Allora bisogna portare in periferia anche l'Altare della patria, che è bruttissimo!».
Al telefono da New York, Bonami è convinto che «un politico che vince non dovrebbe iniziare a smontare e spostare tutto, altrimenti succede un casino. Con questo principio si raddrizza la Torre di Pisa, si chiude via della Conciliazione... A me non piaceva molto, la Teca, ma è stata fatta perché c'era una necessità, sociale ed estetica. Ed è diventata un segno della città, un segno contemporaneo, peraltro. Rimuoverla è qualcosa che può dare l'inizio alla decostruzione di tutta la città, qualcosa di contro-attuale. E poi, se siamo per smontare i monumenti e portarli altrove, direi che la prossima tappa deve essere l'Altare della patria».
Per Bonami, c'è un'aggravante nel ragionamento di Alemanno. «Ma come, proprio lui aveva detto che la sinistra trascurava le periferie e cosa vuole fare? Spostarla in periferia? Vuoi dire che per Alemanno le periferie sono una discarica. Per completare questo ragionamento, invece, la chiesa di Mejer, che secondo me è molto bella, la porteranno al centro».
Vittorio Sgarbi, invece, è euforico. «Se Alemanno smonterà la Teca dell'Ara Pacis dimostrerà che è possibile ciò che per alcuni è impossibile. Quella teca era un delitto contro la città. Si può dire che Rutelli e Veltroni abbiano perso, simbolicamente, per questo mostro che ha offeso San Cosimato». Da assessore moralmente aggiunto al comune di Roma alemannizzato, Sgarbi rilancia. «Non dico che va distrutta e basta. Bisogna anche portare l'Ara Pacis, che è un bene dello Stato, e infatti io provai a sottrarla alla Teca di Meier, al Museo delle Terme. Poi, recuperare il progetto di Tamburrino, di Italia nostra, per il porto di Ripetta. Così Alemanno farebbe una grande opera pubblica, altro che Ponte sullo Stretto».
Sgarbi ricorda anche altri errori storico-culturali dell'era Rutelli-Veltroni sono stati la «restituzione dell'obelisco di Axum» - forse trasogna una contro-restituzione all'Italia - e la festa del cinema di Roma. «Chiuderla sarebbe un favore che Alemanno non dovrebbe fare a Cacciari, immagino che sulla festa bisognerà però instaurare un rapporto e un dialogo con Venezia. Roma non può essere un polo alternativo a Venezia, deve essere una festa alternativa, non in concorrenza con la mostra». Per Sgarbi, il lavoro di Alemanno sarà «oneroso e divertente perché molte cose fatte per automatismo andranno riviste con decisione. Penso al Nuovo Salario, che va sistemato o alla montagnola di Montecitorio. Come è stato possibile interrare i gradini del Bernini?». Non è imputabile a Rutelli o Veltroni, ma ci tiene a proporre di risolverla, la questione della statua di Marc'Aurelio. Per Sgarbi, «l'Ara Pacis può stare dentro un museo, come l'Ara di Pergamo, a Berlino, mentre la statua di Marc'Aurelio, quella originale, deve tornare al suo posto, in piazza. Anche La Regina, da archeologo, ha sempre detto che può stare fuori, che non si rovina».

ROMA - "Ma non deve essere la politica a dettare i canoni dell´architettura"

ROMA - "Ma non deve essere la politica a dettare i canoni dell´architettura"
RORY CAPPELLI
01 MAGGIO 2008, LA REPUBBLICA - ROMA

Parla Mimmo Paladino, che ora espone le sue opere all´Ara Pacis

Mimmo Paladino, tra le prime dichiarazioni del neo-sindaco Gianni Alemanno c´è stata quella sulla teca di Richard Meier che ricopre l´Ara Pacis. "Un intervento invasivo", così si è espresso "che rimuoveremo". Che ne pensa?
«Beh, uno sforzo notevole. Se non ha altro da fare, certo lo capisco. Può darsi che non abbia cose più urgenti».
Proprio in questi giorni è in corso una mostra che espone sue opere insieme alle installazioni sonore di Brian Eno. È stata addirittura prorogata al 1° giugno dato l´alto numero di visitatori.
«È vero. Sono accorse 66 mila persone in 40 giorni. Questi numeri fanno capire che un intervento del genere è una vera stupidaggine».
Si potrebbe obiettare che i visitatori ci sono per il monumento che la teca racchiude, l´Ara Pacis dedicata ad Augusto.
«Questi numeri hanno un valore al di là del monumento. Perché la teca che racchiude l´Ara Pacis le ha donato uno spazio che prima non aveva. Non era pensabile quello che oggi è possibile in termini di pubblico e di spazialità. Così attrae un numero enorme di visitatori».
Già Sgarbi aveva definito la teca "una pompa di benzina". E oggi ha esultato dicendo che si sente finalmente vendicato.
«Ognuno è libero di pensare ciò che vuole. Ma, al di là delle affermazioni di Sgarbi, non credo che Alemanno abbia una cultura estetica in grado di comprendere il valore di un´opera come quella. Il politico si deve occupare della politica. Quando la politica si metteva a dettare i canoni estetici dell´arte e dell´architettura erano tempi pericolosi. Noi speravamo che tra arte, architettura e sindaco si stabilisse un contatto. Per l´arte è molto importante. E invece... ».
Che ne sarà del mosaico che lei ha donato all´Ara Pacis?
«Me lo riporto a casa. Se dovessero smontare la teca mi tutelo con un legale e me lo riprendo».

Ma dopo il Colosseo e San Pietro è il luogo più visitato dai turisti

ROMA - Ma dopo il Colosseo e San Pietro è il luogo più visitato dai turisti
01 MAGGIO 2008, LA REPUBBLICA - ROMA

Ha aperto nel 2006 la "nuova" Ara Pacis coperta dalla teca realizzata da Richard Meier. E subito è stato successo. Tanto da realizzare nel giro di soli due anni oltre 467 mila visitatori. Basta pensare che nell´ultimo weekend ha staccato più di seimila biglietti, secondo, tra i Musei Comunali, soltanto ai Musei Capitolini, con 7.400 ingressi, e, tra i musei di Roma, è dietro solo a San Pietro e al Colosseo. Grandissima affluenza di pubblico ebbe, lo scorso anno, la mostra Valentino a Roma, 45 years of style, che festeggiava uno dei più importanti couturier italiani con una sessantina di modelli storici dello stilista. Abiti indossati da Jackie Kennedy Onassis, Audrey Hepburn, Farah Diba, ma anche Julia Roberts, Sharon Stone, Cate Blanchett. I modelli stavano drappeggiati su manichini che circondavano il monumento come tanti vestali, in un allestimento di Antonio Monfreda e Patrick Kinmonth di grande impatto visivo. Con la mostra Mimmo Paladino/Brian Eno i visitatori sono stati, dall´apertura e quindi in soli 40 giorni, 66 mila, con una media di 1.650 visitatori al giorno. La rassegna, curata da Achille Bonito Oliva, James Putnam e Federica Pirani, espone opere di Paladino accompagnate dalle architetture sonore di Brian Eno. Si è continuato, dunque, anche con questa esposizione, a far dialogare arte contemporanea con uno dei più classici e alti esempi di arte antica.

Ara Pacis, Comune a processo se va via la teca

ROMA - Ara Pacis, Comune a processo se va via la teca
RENATA MAMBELLI
01 MAGGIO 2008, LA REPUBBLICA - ROMA

L´ex assessore Morassut: dalla Corte dei Conti una procedura per danno erariale
La polemica

Replica Rampelli: demolita quella di Morpurgo, possiamo anche con questa

Buttare giù la teca dell´Ara Pacis di Meier? Non si può fare. Radere al suolo un´opera appena fatta farebbe cadere la scure della Corte dei Conti sul Comune di Roma per grave danno erariale. Questo sembra stoppare la discussione sulla proposta di Alemanno, che vuole indire un referendum tra i cittadini sul futuro della teca. Ma c´è chi pensa che si potrebbe modificare in qualche modo l´opera dell´architetto americano.
Roberto Morassut, deputato del Pd, è stato assessore all´urbanistica negli anni in cui la teca che oggi Alemanno chiede di abbattere è stata costruita. «Alemanno si rimangia le dichiarazioni fatte appena eletto sindaco», dice Morassut, «quando ha detto che avrebbe salvato le buone opere fatte dall´amministrazione precedente. La teca è il museo che ha avuto maggiore successo di pubblico in questi anni. Mi sembra che qui agisca il vecchio istinto del piccone demolitore».
Per Morassut l´uscita di Alemanno rivela anche scarsa conoscenza delle leggi: «Demolire un´opera appena realizzata», spiega, «è una scelta palesemente antieconomica e fa correre il rischio al Comune di essere esposto a un procedimento di responsabilità per danno erariale presso la Corte dei Conti». Il nuovo sindaco, secondo Morassut, «invece di avanzare nuove proposte culturali, nuove strutture, vuole demolire quelle che ci sono. Mentre noi nel nuovo Piano Regolatore abbiamo deciso di valorizzare le architetture moderne nate nel ventennio».
«Demolirla mi sembra sommario e inutile», commenta il presidente del Parco per l´Appia Antica Adriano La Regina, «anche se la teca non risolve tutti i problemi di conservazione dell´Ara Pacis. Ho l´impressione che il monumento romano sia diventato il pretesto per la teca, e non viceversa. E´ finito a fare lo sfondo di una vetrina. E quando ho fatto notare che la teca non schermava bene il sole, e che quindi si sarebbe dovuto intervenire con dei pannelli, mi hanno risposto che così si danneggiava la linea dell´opera di Meier».
«Spero che questa sia la coda della campagna elettorale», commenta Silvio di Francia, assessore alla cultura della giunta Veltroni, «non c´è solo il giudizio di Sgarbi e di Ripa di Meana. Ci sono grandi architetti che non la pensano come loro. E c´è soprattutto il clamoroso successo che ha avuto subito, quando invece di norma i nuovi musei partono lentamente nel gradimento del pubblico. Ma ho l´impressione che Alemanno e la sua giunta tendano a considerare la teca di Meier come un´opera di regime, e questo mi sembra sbagliato sotto tutti i punti di vista. Tutte le amministrazioni si devono confrontare con l´eredità di chi ha governato prima, ma cancellare quello che è stato fatto mi sembra il modo peggiore».
Smorza decisamente i toni Fabio Rampelli, deputato di An, uno dei coordinatori della campagna elettorale di Alemanno. «Il sindaco non ha detto che questa è una priorità della nuova amministrazione», spiega, «ma che se saremo nelle condizioni di poter migliorare questa situazione lo faremo. D´altra parte chi si assume la responsabilità di dare di sua iniziativa l´incarico a un architetto, scelto senza un concorso internazionale e senza un dibattito all´interno della città, non deve stupirsi se sorgono delle critiche, se qualcuno non applaude. D´altra parte la teca razionalista di Morpurgo è stata demolita senza che la città fosse interpellata. E comunque degli interventi lì vanno fatti, se ci sono le condizioni economiche adatte: va ricollegato il Mausoleo di Augusto, che va restaurato, con il porto di Ripetta, e ci sono due chiese barocche da liberare da questo autogrill costruito da Meier. E poi è l´Ara Pacis che va valorizzata: è per visitare l´Ara Pacis che arrivano in migliaia, non per la teca di Meier».

Il neosindaco: giù la teca dell’Ara Pacis -Meier: ormai è una grande attrazione

ROMA - Il neosindaco: giù la teca dell’Ara Pacis -Meier: ormai è una grande attrazione
01 MAGGIO 2008, L'Unità - ROMA

Prima l’annuncio: via la teca dell’Ara Pacis progettata dall’americano Richard Meier. Tempo qualche ora e il neosindaco Alemanno già sfuma: alla prima elezione faremo un referendum, decideranno i cittadini. Non è una priorità, dice a urne chiuse. Un mese fa, in piena campagna elettorale, era andato sul «luogo del delitto» sostenendo che la teca, «voluta da Rutelli e costruita da Veltroni, rimane il principale scempio perpetrato dalle amministrazioni uscenti al patrimonio storico e artistico della capitale». Sgarbi apprezza («mi ha vendicato», dice) e alza la posta: ora si faccia restituire la stele di Axum. La notizia è rimbalzata a New York. Richard Meier, uno dei più prestigiosi architetti statunitensi ha ribattuto di esser pronto a discuterne con il nuovo sindaco in qualsiasi momento. «Non ho mai incontrato il nuovo sindaco - ha detto - Sarei felice di discuterne con lui, mi può chiamare a qualsiasi momento. Sono sempre disponibile». Ma l’Ara Pacis è diventata a Roma «la terza destinazione turistica più popolare dopo San Pietro ed il Colosseo. È un fatto molto significativo: è diventata una grande attrazione.

«Via la teca dell'Ara Pacis». Si riapre il caso

«Via la teca dell'Ara Pacis». Si riapre il caso
Paolo Conti
Corriere della Sera 1/5/2008

Alemanno contro l'opera di Meier. Ma l'architetto: è il terzo monumento più visitato

Sgarbi plaude al primo cittadino: «Ora mi sento vendicato».

Fuksas: inutile abbatterla, condoniamola

ROMA — «La teca di Richard Meier è un intervento invasivo da rimuovere. Ci impegniamo a rivedere tutti gli interventi negativi fatti nel centro storico ma ci sono emergenze più forti in altre aree di questa città che sono abbandonate».
Il neosindaco di Roma, Gianni Alemanno, non delude ma anzi galvanizza il suo elettorato e ripete da primo cittadino ciò che disse nel maggio 2006 nelle ore dell'inaugurazione del monumento (con tanto di manifestazione pavesata di tricolori all'ingresso): «Uno sfregio per la città. Smontiamola e portiamola in periferia». Poi, sempre ieri, ha aggiunto che proporrà, quando sarà possibile, un referendum per trasferire l'edificio in un'altra zona della città, probabilmente in periferia. La prima reazione di Richard Meier da New York: «Sono pronto a discutere col nuovo sindaco».
L'era culturale di Alemanno comincia con un annuncio clamoroso, la promessa di far sparire l'opera affidata nel 1995 dall'allora sindaco Francesco Rutelli (per chiamata diretta e col voto del Consiglio comunale ma senza un concorso internazionale, come sottolinearono i detrattori) a una delle massime archi-star del mondo.
Vittorio Sgarbi esulta da Milano: «Ora mi sento vendicato». Da sottosegretario ai Beni culturali si oppose duramente al cantiere (in aperto contrasto col ministro Giuliano Urbani, che Sgarbi accusò di incapacità) parlando di «pompa di benzina texana» in perfetta sintonia con la scuola di architettura britannica patrocinata dal principe Carlo del Galles, che usò l'identico paragone petrolifero, e con Silvio Berlusconi («una mostruosità»).
L'ex assessore alla Cultura della giunta Veltroni, Silvio Di Francia, pensa invece a uno «smantellamento per astio, meglio costruire per il futuro». Un altro nemico storico dell'intervento di Meier, l'architetto e urbanista Massimiliano Fuksas («un'opera fuori scala») la prende a ridere: «Chissà che Alemanno non decida di ripristinare anche la Spina di Borgo, sciaguratamente distrutta nel Ventennio per dar spazio a via della Conciliazione. In Italia non siamo riusciti a sanare nove milioni di case abusive. Inutile abbattere Meier. Ma sì, adesso condoniamo anche lui...»
Dal 1995 a oggi la storia dell'Ara Pacis è stata lastricata di problemi e di discussioni. Sui tempi: nel '96 Meier promise l'inaugurazione per la fine del 1999 in vista del 2000, invece si slittò fino a metà 2006 tra un rinvio e una perizia di variante sul cantiere. Sui costi: nel febbraio 2007 la procura regionale della Corte dei Conti aprì un'inchiesta per il raddoppio dei costi (dai 7 milioni di euro preventivati ai 14 finali) ma, come assicura l'ex assessore all'Urbanistica Roberto Morassut, tutte le procedure tecniche e amministrative «poche settimane fa sono state giudicate corrette».
Poi le polemiche. E che polemiche. Federico Zeri odiava l'intervento, contestando a Richard Meier di conoscere la Roma antica «quanto io conosco il Tibet». Paolo Portoghesi non usò giri di parole: «Un ecomostro, peggio di Punta Perotti». Alberto Arbasino tagliò corto: «La vecchia "teca" dell'Ara Pacis probabilmente si poteva riparare risparmiando, e pulendo di più i vetri». Il riferimento era alla «scatola» di Vittorio Ballio Morpurgo del 1939, considerata da non pochi architetti e urbanisti un perfetto esempio del razionalismo italiano.
Il New York Times approdò a Roma durante il taglio del nastro e stroncò il contenitore di Meier: «Un autentico flop, l'espressione contemporanea di ciò che può accadere quando un architetto feticizza il suo stile per autoesaltarsi, un'opera assurdamente sproporzionata, indifferente alla nuda bellezza del tessuto denso e ricco della città che le sta intorno».
Giorgio Muratore, docente di Storia dell'arte e dell'architettura contemporanea a «La Sapienza»: «Anziché sostituire una teca si aggiungono un auditorium, un ristorante, un museo, un sottopasso con affaccio sul Tevere». Francesco Rutelli rimase convinto della sua scelta: «Un'opera bellissima». Ma furono in molti a rinfacciargli il suo desiderio di lasciare, quasi a tutti i costi, una propria traccia urbanistica legata alla sua carica di sindaco. Probabilmente lì affondano le vere radici della decisione di Gianni Alemanno. Walter Veltroni, da ministro per i Beni culturali e poi da sindaco di Roma, ammise «gli inevitabili conflitti e conservatorismi italiani che però si dissolvono a favore di un riconoscimento della bellezza dell'opera».
Alemanno, durante la campagna elettorale, assicurò anche altri interventi sull'area antica della città: «Mi impegno a rimuovere la vergogna dei tubi innocenti sul Colosseo, uno dei monumenti più belli del mondo». E ancora: «Via i cordoli che delimitano le corsie preferenziali. Nasceranno commissioni di valutazione per la realizzazione del parcheggio del Pincio e per la rimozione dei sampietrini in via Nazionale». Ecco un'altra notizia: l'Ara Pacis è solo la prima tappa di un itinerario che potrebbe portare al blocco del mega-parking progettato nelle viscere del Pincio, difeso a spada tratta da Walter Veltroni...

Alemanno: «Ara Pacis, via quella teca»

Alemanno: «Ara Pacis, via quella teca»
Mauro Evangelisti
Il Messaggero 1/5/2008

«Deciderà un referendum, anche se le prime emergenze della Capitale sono altre»

ROMA - Vuole smantellare tutti i campi nomadi abusivi. Ma anche abbattere, o quanto meno rimuovere, la teca della Ara Pacis progettata dall'architetto americano Richard Meier. Gianni Alemanno, neo sindaco di Roma, lo aveva già proposto in occasione della sua prima candidatura al Campidoglio, nel 2006. Due anni dopo, forte del consenso popolare raccolto al ballottaggio, ha intenzione di mantenere quell'impegno. E spostare l'opera che protegge l'Ara Pacis fra il Lungotevere e piazza Augusto Imperatore. Anche se avverte: «Faremo decidere i romani, faremo un referendum». Da New York, l'architetto Meier ha già risposto: «Sono pronto a parlarne con Alemanno, sono pronto a venire a Roma». Ma ha anche fatto notare che la teca e l'Ara Pacis sono divenute «la terza destinazione turistica più popolare, dopo Colosseo e San Pietro».
Poche decine di minuti dopo avere ricevuto ufficialmente l'investitura da sindaco, Alemanno lo ha detto chiaramente: «La Teca di Meier è un intervento invasiyo, da rimuovere. Non è ovviamente la prima priorità. Ci impegneremo a rivedere gli interventi fatti nel centro storico, ma le prime emergenze sono altre». In sintesi: prima di tutto ci occuperemo di sicurezza e già il 7 maggio ne parleremo al comitato provinciale con il prefetto; prima di tutto, vogliamo espellere i delinquenti, rimuovere le baraccopoli, spostare i campi regolari lontano dal centro storico. Queste sono le priorità. Ma non significa che la promessa-minaccia sull'Ara Pacis sia stata dimenticata. Anche perché contro la Teca di Meier, voluta proprio da Francesco Rutelli quando era sindaco di Roma, il centrodestra per anni ha condotto una tenace battaglia. Un'offensiva che non è stata rallentata neppure dal fatto che l'Ara Pacis è divenuta uno dei siti museali più visitati di Roma. «Secondo me - è la tesi di Alemanno - potrebbe essere spostata in periferia, dove ci sono molti quartieri moderni e quindi là un'opera moderna va bene». E per capire quanto sia sentita nel centro destra questa "operazione via la teca di Maier", basta annotare il fatto che quando il sindaco Alemanno ieri ha risposto alla domanda sull'Ara Pacis, dalla sala piena di consiglieri comunali e simpatizzanti e si è levato un fragoroso applauso.
Lo stesso applauso che ha accompagnato altri annunci legati a due manifestazioni entrate a fare parte della simbologia ufficiale della Roma di Veltroni: la Festa del Cinema e la Notte Bianca. Cosa succede? Inizia la formattazione del disco rigido della Capitale, c'è l'azzeramento, sarà cancellato tutto ciò che ricorda i quindici anni di Rutelli e Veltroni? Il sindaco Alemanno ha frenato, ma neppure ha fatto retromarcia. In sala c'era anche il regista Pasquale Squitieri, che ha già confezionato una serie di giudizi molto duri sulla Festa del Cinema e che viene indicato come successore di Goffredo Bettini alla guida della Fondazione. Bene, Alemanno ha spiegato: «La Festa del Cinema va cambiata. Va abbinata al David di Donatello. Deve diventare una vetrina di promozione del cinema italiano. Ci saranno presenze di carattere internazionale per dare valore all'evento, ma ci deve essere soprattutto il rilancio del cinema italiano e del polo cinematografico di Roma». La linea è molto simile a quella sulla Notte Bianca: non scatterà una sorta di iconoclastia di tutto ciò che è stato la Roma del centro sinistra, non ci sarà una guerra santa. Però Alemanno e il Pdl vogliono lasciare il segno, si andrà a correggere, rivedere, rimodellare. «Ricordiamoci - ha detto Alemanno - che il centro destra, quando era all'opposizione, collaborò con Veltroni per organizzare la notte bianca della solidarietà. Non c'era una prevenzione, da parte nostra. Noi non siamo contrari agli eventi, purché siano realmente finalizzati. Faremo in modo che la Notte Bianca non si svolga a settembre ma sia spostata in un periodo di bassa stagione, per sostenere l'afflusso turistico della Capitale». La Roma di Alemanno è cominciata: e se non vuole "abbattere" - dalla teca di Meier alla Notte Bianca - quanto meno vuole "spostare". A salvarsi, forse, saranno solo i sampietrini di via Nazionale, altro simbolo romano, ma con una storia più antica. Amati da una parte della città, odiati soprattutto da coloro che si spostano sulle due ruote. Alemanno: «Faremo una verifica rispetto alla scelta di eliminarli, che era stata fatta su quella strada».

Quell'Altare della Pace che ha diviso per anni la città

Quell'Altare della Pace che ha diviso per anni la città
Danilo Maestosi
Il messaggero 1/5/2008

ROMA - Non e"è davvero pace per l'altare eretto da Augusto nel 13 a.C. proprio per celebrare la Pace che considerava il traguardo più importante del suo regno. Una storia che inizia nel 1938 quando nel quadro delle celebrazioni augustee, precedute dall’abbattimento del vecchio Auditorium Corea per riportare alla luce il cenotafio dell'imperatore al centro della piazza, l'architetto Morpurgo, un tecnico costretto all'anonimato per nascondere le sue origini ebree, progettò su una collinetta affacciata sul Lungotevere una teca di vetro per accogliere l'Ara Pacis, ritrovata sotto il Palazzo del cinema Nuova Olimpia e riassemblata con qualche lacune e molte licenze da una squadra di archeologi dell'epoca.
Oltre mezzo secolo dopo la soprintendenza comunale parte all'attacco per ottenere la sostituzione del contenitore che espone le fragili sculture augustee ai rischi di forti sbalzi climatici e dello smog. Sono già iniziati i preparativi per il Giubileo e l'alloro sindaco Francesco Rutelli coglie la palla al balzo per avviare la costruzione del nuovo museo, simbolico vessillo di riapertura della città ai linguaggi dell'arte contemporanea. E decide di assegnarne la realizzazione a una grande firma dell'architettura internazionale, l'americano Richard Meier, autore del Getty museum di Los Angeles, incontrato nel corso di un viaggio a New York. Un affidamento alla cieca e senza alcun concorso che peserà come un peccato originale sull'operazione. Pochi mesi dopo Meier presenta un plastico del progetto: un edificio di travertino, vetri e cemento di scala molto più ampia rispetto alla teca di Morpurgo e articolato in tre blocchi che fasciano come una quinta il fondo della piazza, oscurando con la sua mole la vista delle due chiese del Valadier e di Martino Longhi. Gli architetti e gli intellettuali romani mugugnano, tentano di bloccare l'opera e impedire l'abbattimento del veccho museo. Tra gli oppositori più accaniti Federico Zeri, Fuksas, Portoghesi, Renato Nicolini, Giorgio Muratore. E Vittorio Sgarbi, che nel 2002, divenuto sottosegretario alla cultura, sostenuto a spada tratta da Italia nostra, cerca di fermare il cantiere che è già partito. Riuscirà soltanto a prolungare di due anni i lavori, e ad ottenere un piccolo ridimensionamento del complesso. Nel 2006 per il Natale di Roma il nuovo museo viene inaugurato. Dentro al fianco di Veltroni e Rutelli, una folla di vip. Fuori un gruppo di giovani della Fiamma che urla dissenso. A fargli da sponda l'allora consigliere di AN Gianni Alemanno, che chiede l'abbattimento e il trasferimento dell'edifìcio da Meier in periferia. Idea che eletto sindaco ha subito rilanciato.

Alemanno, sicurezza e sviluppo "E via la teca dell'Ara Pacis"

ROMA - Alemanno, sicurezza e sviluppo "E via la teca dell'Ara Pacis"
(30 aprile 2008) LA REPUBBLICA ONLINE

Il sindaco annuncia i primi impegni: "Subito allontanato chi delinque"

Poi lo sgombero dei campi rom abusivi e il trasferimento degli altri


La replica dell'architetto: "Sono stupito, ma pronto a discuterne con lui"

"La polizia muncipale deve avere un ruolo di contrasto nella criminalità"


ROMA - Convocazione per mercoledì del Comitato per la sicurezza pubblica, via alla Commissione per lo sviluppo di Roma, ma anche, più avanti, la rimozione della teca che custodisce l'Ara Pacis, opera dell'architetto americano Richard Meier sempre contestata dalla destra romana. Comincia così il cammino di Gianni Alemanno, neosindaco di Roma. Che illustra i suoi programmi nella conferenza stampa di insediamento e poi, in serata, a Porta a porta su RaiUno. E davanti a Vespa il primo cittadino della Capitale aggiunge particolari tra i quali quello di un ruolo di "contrasto al crimine" per la polizia municipale. Come dire che i pizzardoni dovrebbero diventare poliziotti a tutti gli effetti. Poi assicura: "Recupereremo quindici anni di lassismo".

FOTO: LA TECA DELL'ARA PACIS

Polemica sull'Ara Pacis. Se sicurezza e sviluppo sono punti già annunciati, il terzo suona come una novità, soprattutto in termini di "discontinuità" con l'amministrazione Veltroni. "La Teca di Meier è un intervento da rimuovere. Non è ovviamente una priorità - ha detto Alemanno- ci impegniamo a rivedere gli interventi fatti nel centro storico, anche se le emergenze sono altre". E lancia l'idea di un riferendum: "Potrebbero decidere i cittadini". Una polemica antica, spesso animata dal centrodestra. Già nel maggio 2006 Alemanno, allora candidato della Cdl al Campidoglio, in corsa contro Veltroni, aveva sostenuto che la capitale andava "liberata dagli sfregi, per questo smonteremo la teca dell'Ara Pacis e la porteremo in periferia".

Meier: "Pronto a discuterne". Il famoso architetto replica da New York. Si dice "stupito" dalle dichiarazioni del sindaco e si chiede "perché rilanciare oggi la controversia". "No so cosa significhino queste parole - aggiunge - non ho mai incontrato il nuovo sindaco, non so chi sia. Sarei felice di discuterne con lui, mi può chiamare in qualsiasi momento". E lascia intendere che sarebbe pronto a spostarsi a Roma, se necessario. Secondo l'architetto, l'Ara Pacis è diventata a Roma "la terza destinazione turistica più popolare dopo San Pietro e il Colosseo. E' un fatto molto significativo, è diventata una grande attrazione".

Sicurezza, "niente ronde o fai da te". La conferenza stampa del sindaco è dedicata quasi interamente ai temi della sicurezza. Alemanno quasi si scusa per non aver potuto convocare prima il Comitato ("Problemi tecnici con la Prefettura") e fa sapere che il primo punto sarà "l'allontanamento di coloro che hanno violato la legge e non sono cittadini italiani". Quanto alle ronde, "a me l'idea non piace - osserva - la chiave potrebbe essere quella delle associazioni di protezione civile, che fanno interventi non solo di calamità ma anche di servizio d'ordine e controllo del territorio. Si potrebbe studiare una integrazione sul territorio, potrebbero vigilare e chiedere poi l'intervento delle forze dell'ordine, purché sia chiaro che non sia giustizia fai da te".

"Vigili urbani, polizia a tutti gli effetti". A Porta a porta Alemanno torna sul ruolo della polizia municipale, che "ha una funzione finora applicata soltanto in parte". Serve una legge nazionale, afferma il sindaco, "perché funziona solo a mezzo servizio". Certo, non bisogna "fare gli sceriffi" ribadisce, e "più che pensare al poliziotto e al carabiniere di quartiere" è necessario che "la polizia municipale sia polizia a tutti gli effetti, quindi con un ruolo nel contrasto alla criminalità". Quanto al commissario governativo, "può anche essere lo stesso prefetto di Roma, non c'è bisogno di altre figure".

"I delinquenti, la priorità". La priorità, afferma Alemanno, è "la questione delinquenti". E annuncia che "ci concentreremo per recuperare quindici anni di lassismo contro chi delinque in questa città e colpisce non i ricchi ma i più deboli. Essere rigorosi è l'altra faccia della medaglia dell'essere solidali con chi lo merita". E prende a esempio New York: "Il motto 'tolleranza zero' dev'essere anche il nostro. Se c'è riuscito Rudolph Giuliani, ci riusciremo anche noi".

I campi rom. Altro argomento caldo, lo sgombero dei campi rom. "A Roma ce ne sono 85 - ricorda Alemanno - cominceremo col chiudere da quelli illegali, una sessantina. Un'operazione graduale, in cui cercheremo di operare un meccanismo sistematico per eliminare gli abusivi e spostare fuori dal centro abitato i regolari".

Tassisti. "Non possiamo revocare quanto già deliberato - spiega il sindaco - ma cercheremo di fare un tavolo di collaborazione con i tassisti perché sono una categoria importante con cui si può ricostruire un rapporto".

Dirigenti comunali. "Ho confermato tutti i dirigenti
interni di ruolo e comandati, 280 in tutto, e congedato gli esterni, in tutto 31 - annuncia il sindaco - questo atto rientra nella linea del voler ripartire dalle risorse interne del Comune. Erano veramente troppi".