lunedì 5 maggio 2008

Meier: «Stupito dalle sue parole»

Meier: «Stupito dalle sue parole»
Il tempo 1/5/2008

Lo scontro. L'architetto che ha progettato la copertura: «Perché riaprire la polemica?»

L'architetto americano che ha progettato la teca dell'Ara Pacis, Richard Meier, è pronto a parlarne con il neosindaco di Roma, Gianni Alemanno, in qualsiasi momento: lo ha detto lo stesso Meier ieri a New York commentando l'intenzione del nuovo primo cittadino di Roma di rimuovere la teca.
Il famoso architetto newyorchese, che era al corrente delle dichiarazioni di Alemanno, si è detto comunque «stupito» dalle parole del sindaco appena eletto, chiedendosi in particolare «perché rilanciare ora la controversia».
«No so quello che significano queste parole — ha aggiunto Meier — non ho mai incontrato il nuovo sindaco, non so chi sia. Sarei felice di discuterne con lui, mi può chiamare a qualsiasi momento. Sono sempre disponibile». L'architetto ha lasciato intendere che sarebbe pronto a spostarsi a Roma, se necessario.
Secondo Meier, l'Ara Pacis è diventata a Roma «la terza destinazione turistica più popolare dopo San Pietro ed il Colosseo. È un fatto molto significativo: è diventata una grande attrazione».
«Non dimentichiamoci — ha concluso Meier — che la vicenda non riguarda soltanto me, ma anche le migliaia di persone che ci hanno aiutato a costruire una nuova struttura per l'Ara Pacis».
Richard Meier, nato a Newark, nel New Jersey, nel 1934, è considerato uno dei maggiori architetti americani viventi. La più famosa delle sue opere è il Getty Center di Brentwood, a Los Angeles, un museo concepito sul modello di un villaggio medievale italiano, che si raggiunge con un trenino automatico. La sua ultima opera italiana è il nuovo centro per la ricerca della Italcementi a Bergamo. A Roma, oltre ad essere l'autore della controversa teca per l'Ara Pacis, Meier ha costruito la chiesa del Giubileo, a Tor Tre Teste, considerata una delle più belle chiese contemporanee, e che nessuno ha contestato.
Sulla teca dell'Ara Pacis si è scatenata fin dall'inizio una guerra di opinioni. Nell'infuriare delle polemiche, del progetto si era occupata anche la Corte dei conti, per una denuncia presentata dall'Aduc. La magistratura contabile aveva dato ragione al Comune di Roma sulla correttezza della procedura utilizzata, ma l'inchiesta era stato uno dei motivi, insieme ai sondaggi archeologici, che aveva dilatato in 10 anni i tempi della realizzazione. In realtà la teca, «bellissima» per Francesco Rutelli, che da sindaco l'aveva commissionata all'architetto americano, aveva ricevuto varie stroncature. L'apice con Vittorio Sgarbi, storico avversario del progetto, che l'aveva definita «un cesso inverecondo firmato da un architetto incapace». Poi aveva minacciato scioperi della fame, bruciato il plastico dell'opera, invitato gli studenti di architettura «a metterci una bomba».

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