lunedì 5 maggio 2008

Meier, padre della teca della discordia "Incredibile spostarla perché non piace"

ROMA - Meier, padre della teca della discordia "Incredibile spostarla perché non piace"
SIMONA CASALINI
01 maggio 2008, LA REPUBBLICA - ROMA

È una favola che Rutelli mi abbia dato l´incarico dopo una chiacchierata al bar

Solo San Pietro e Colosseo sono più visitate della mia opera
Ho lavorato ovunque. Mai è scoppiato un putiferio così

Richard Meier, l´architetto nel mirino del sindaco Alemanno, risponde dal suo studio di New York. È uno dei "maghi" dell´ordine geometrico. Ha progettato tra l´altro il Getty Center sopra Los Angeles, tutto ricoperto di travertino romano. E a Roma, oltre che firmare la "casa" dell´Ara Pacis, ha realizzato una chiesa a Tor Tre Teste, inaugurata durante il Giubileo.
Architetto Meier, ha letto le notizie da Roma? Il nuovo sindaco Alemanno vuole smontare la sua Ara Pacis...
«Beh, sono un po´ stupito. Però cercherò al più presto di parlare con lui. No, non per telefono. Certe cose vanno discusse di persona e poi della questione so solo quello che ho letto sulle agenzie. Gli chiederò quale è il problema, cosa ritiene che ci sia di sbagliato e se possiamo trovare insieme una soluzione. Quell´opera per me è molto importante».
Alemanno ha detto che "la sua opera è uno sfregio nel cuore della città", un "atto di arroganza intellettuale contro i cittadini romani".
«Sì, ho visto tutto. E´ per questo, ripeto, credo sia necessario vederci».
Una delle ipotesi è di trasportare la teca, così com´è, in periferia?
«Tutto è possibile, ma è un po´ curioso. Se a qualcuno non piace un monumento che fa, lo prende e lo sposta?».
Il suo nome è stato evocato anche nella campagna elettorale romana: per attaccare il metodo di lavoro dell´allora sindaco Rutelli. Alemanno disse che decise di farle costruire la nuova teca dopo una chiacchierata al bar.
«E questo non è assolutamente vero. Incontrai il sindaco Rutelli e parlammo per la prima volta di una possibile nuova sistemazione e valorizzazione del monumento dell´Ara Pacis a Davos, in una conferenza che riuniva altri sindaci della capitali europee».
Però è vero che la sua nuova teca non è mai piaciuta a tutti. Tra le tante nuove architetture realizzate a Roma da grandi architetti la sua è forse la meno amata.
«Ma secondo lei tutti i romani sono d´accordo su tutto e amano tutto indistintamente? E poi mi è stato detto che l´Ara Pacis è diventata a Roma la terza destinazione turistica più popolare dopo San Pietro e Colosseo. E´ un fatto molto significativo: è diventata una grande attrazione».
Lei ha costruito in tutto il mondo. E´ mai scoppiata una polemica del genere per qualche suo lavoro in altri paesi?
«No, finora non mi era mai successo».
Cosa pensa di tutto questo?
«Sono sinceramente rattristato soprattutto per tutte le persone che con grande professionalità hanno lavorato con me per realizzare l´opera. E mi dispiace per Roma, città che conosco molto bene, ci venni per la prima volta nel ‘59, da giovane studente d´architettura e ci restai due mesi. Poi ci sono tornato da residente all´American Academy nel 1976. E ci sono tornato tantissime altre volte. Ho passato anni a studiare l´architettura romana, e fui entusiasta di realizzarci un mio progetto».
Le ha mai conosciuto in qualche occasione Alemanno, o qualcuno gliene ha parlato?
«No, e non ne ho sentito parlare. Proprio per questo dobbiamo incontrarci».

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