mercoledì 22 febbraio 2012

Facciamo tesoro degli errori, dopo l'Ara Pacis

Facciamo tesoro degli errori, dopo l'Ara Pacis
Messaggero Cronaca di Roma 22/9/2005
«Facciamo tesoro degli errori». Alla vigilia della riapertura al pubblico dell'Ara Pacis il vice ministro dei Beni culturali Martusciello scrive una lunga lettera aperta al sindaco di Roma Veltroni. La premessa è di «non voler rovinare la festa». Di fatto però l'atmosfera non è più la stessa e riaccende le polemiche suscitate dal progetto, commissionato 8 anni fa dalla giunta Rutelli all'architetto Meier e punta il dito anche sulle «troppe revisioni in corso d'opera con conseguente lievitazione dei costi».
Al primo punto è proprio la spesa: dobbiamo gestire un patrimonio immenso «con poche limitate risorse», ricorda Martusciello, per cui bisogna fare «grande attenzione alle priorità e lavorare con rigore a progetti realistici, perché una inadeguata progettazione può portare a revisioni in corso d'opera, con conseguente lievitazione dei costi delle realizzazioni». Una cosa che «nel caso dell'Ara Pacis - sottolinea - è sicuramente avvenuta, sottraendo risorse decisive per altri interventi di recupero o di valorizzazione».
Ma non basta: «Altro errore da evitare - dice Martusciello - è quello di inseguire miti altrui e soprattutto indulgere al pregiudizio ideologico, che non è mai buona guida nell'affrontare questioni che riguardano la storia e la sua memoria e non, invece, l'attualità politica (un atteggiamento che ispirò Rutelli, affascinato dall'idea di cancellare una discutibile opera dell'era fascista)».
Roma, ricorda quindi il viceministro, è diversa dalle altre capitali europee, ricca di monumenti e caratterizzata dalla stratificazione della memoria. Per cui «intervenire nel tessuto urbanistico della capitale è operazione da fare in punta di piedi, senza assecondare chi, per legittima ambizione professionale, pensa di poter lasciare un segno a due passi dalle opere eterne della Roma antica e della Roma barocca, con il rischio di stravolgere i modelli urbanistici della Capitale».
Ultima nota dolente: la collaborazione tra le istituzioni. «È mancata - scrive il vice ministro - i conflitti di competenze, i rimpalli di responsabilità, le polemiche - hanno come Unico risultato quello di allungare i tempi e far aumentare a dismisura le spese. Se, fin dall'inizio dell'intervento, il Comune avesse lavorato di concerto con Soprintendenze e ministero, si fosse avviato un confronto continuo, come quello ottenuto dal ministro Urbani nel 2003, probabilmente l'opera sarebbe stata completata prima e meglio». Ora quindi, conclude, «Facciamo tesoro di questi errori, per non ripeterli più, collaborando da subito per gli interventi che riguarderanno la piazza e il Porto di Ripetta. Roma non sa che farsene di gelosie e conflitti».