martedì 16 giugno 2009

Arte vera, finta e vandalismi un’occhiata alla Teca di Meier

Arte vera, finta e vandalismi un’occhiata alla Teca di Meier
Roberto Pepe e Goffredo Buccini
Corriere della Sera (Roma) 16/06/2009

Caro Buccini, Giuseppe Pullara parlando di Architettura nel Corriere di Roma, riferisce che Renzo Piano ha do­vuto nascondere la propria identità a Parigi, in quanto odiato per la costruzione del famoso Beau­bourg. Ora, invece, tutti lo osannano. La tesi è che la gente comune è ignorante (artisticamente par­lando) e che l’artista, alla lunga, ha sempre ragio­ne,… a prescindere. Tale aneddoto lo espone rife­rendosi al muro (imbrattato di vernice) dell’odia­ta «officina-garage» che Meier ha costruito per av­volgere l’Ara Pacis. Qui si confonde quel sacrosan­to sentimento umano che è l’«abitudine»: quando la gente si abitua ad una bruttura tipo Beaubourg parigino o la Teca romana, incomincia a conside­rare l’opera come un fatto compiuto fisico di rife­rimento e quindi, quasi positivo. Senza entrare nell’annosa ed irrisolvibile questione di Ar­te- non-arte, abbiamo il coraggio individuale sen­za paura di apparire out-culturalmente, di affer­mare che non ci piacciono, in quanto lavori (per noi) privi di valore artistico, avulsi dall’ambiente circostante. Tutto sommato, quell'insano, depre­cabile gesto dell’imbrattamento colorato è meno esecrabile delle proteste protette dei no-global...

Caro Pepe, il mondo è pieno di commistioni felici tra panora­mi classici e buona architettura moderna. E quel suo riferimento finale ai no global (per una volta, che dia­volo c’entrano?) marchia abbastanza ideologicamen­te la sua più che legittima critica. La teca è stata vit­tima di una vera gazzarra pre-elettorale quando Vel­troni era ancora sindaco. Non mi pare, onestamen­te, un problema serio per Roma e non mi pare serio vagheggiarne lo smantellamento... La tesi non è af­fatto che la gente comune è ignorante, ma che il gu­sto si può educare. Mi scusi, ma io sto con Pullara.

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