giovedì 15 aprile 2010

Il tunnel dinanzi all'Ara Pacis senza compromettere il recupero dell'antico Porto di Ripetta

Il tunnel dinanzi all'Ara Pacis senza compromettere il recupero dell'antico Porto di Ripetta
Messaggero – Roma 10/4/2010

«Costruire 6-7 piazze nelle periferie per creare davvero una città policentrica», era stata la proposta dell'architetto Paolo Portoghesi, al workshop internazionale che si è tenuto all'Auditorium Parco della Musica. La risposta di Alemanno non si è fatta attendere: «Bandiremo un grande concorso per le piazze della periferia romana e il presidente sarà Paolo Portoghesi». Portoghesi ha lanciato anche un appello «perché non venga compromessa la possibilità di ricomporre un giorno il vecchio Porto di Ripetta». E il sindaco ha garantito, da parte sua, che la realizzazione del tunnel sul lungotevere dinanzi all'Ara Pacis non minaccia l'eventuale ritrovamento delle rovine dell'antico porto fluviale e che verranno comunque fatte tutte le verifiche necessarie. In precedenza il sindaco aveva spiegato che «31 piazze nelle periferie sono poche». Piazze intese come luoghi di aggregazione, per ricucire tessuti urbani, riempire vuoti e cambiare la fisionomia dei tanti quartieri dormitorio . Restituire funzioni, eliminare i non luoghi , razionalizzare il verde e i collegamenti, New-Urbanism, insomma. «Bisogna garantire che nelle future centralità ci siano piazze all'italiana, quindi lanceremo un concorso per creare luoghi di aggregazione in tutte le centralità», ha spiegato Alemanno. Un'idea rilanciata anche dall'architetto Leon Krier, da sempre avversario del neo-modernismo e di tutto ci che crea impatto e si eleva in altezza. Il tradizionalista per eccellenza, e forse il pi applaudito di questa due giorni. Krier ha preso a modello la Garbatella: «E' un luogo fantastico dove io porto sempre I miei studenti. Per hauna piazza sbagliata --perché progettata negli anni Venti». Intanto, sulla dismissione delle caserme nel quartiere Parati Italia Nostra ha levato la sua voce. Per l'associazione ambientalista demolirle «sarebbe un errore imperdonabile», sono «una irrinunciabile testimonianza architettonica e urbanistica della Roma post unitaria».

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