lunedì 3 agosto 2009

(Ara Pacis)Fra gli intellettuali è scontro: è bella, anzi no, ci abitueremo

(Ara Pacis) Fra gli intellettuali è scontro: è bella, anzi no, ci abitueremo
Gabriele Isman
la Repubblica – Cronaca Roma, 24-MAG-2006

Promossa da Di Stasio, bocciata da Cossiga, Carandini aspetta che "il clamore passi"
Paolo Desideri "Il presunto danno è perpetrato da uno dei migliori architetti "
Stefano Di Stasio "È esempio di bellissima architettura, forse un po’ forte per il luogo”
Andrea Carandini "Per andarci, attendo che si spenga il clamore per poter giudicare"


ARA Pacis sì, Ara Pacis no: artisti, architetti, storici e persino ex presidenti della Repubblica si dividono sul monumento di Richard Meier inaugurato un mese fa. Per alcuni, come il pittore Stefano Di Stasio, è «un esempio di bellissima architettura. Forse un po' forte per il luogo, ma va bene: ci abitueremo». Ad altri, come l'archeologo accademico dei Lincei Antonio Giuliano non piace: «Non mi convince ed è inutile». Altri ancora come lo storico e archeologo Andrea Carandini non l'ha ancora visitata «perché aspetto che cessi questo clamore per poterla giudicare con serenità». E anche il maestro Ennio Morricone, dice: «Non ho ancora avuto tempo di visitare l'opera».
Il più duro storicamente (a parte Vittorio Sgarbi, che ha usato molte parole irripetibili) è Francesco Cossiga che, tra i primi a visitarla, l'ha definita «indecente, che suona offesa al gusto ed alla maestà di Roma. Con tutto il micro-terrorismo ecologico che c'è in giro, abbiamo ancora qualche speranza che l'opera non duri molto. Veltroni, comunque, ha accumulato tanti meriti da sindaco, che l'opera di Meier suona come un peccato veniale». L'Ara Pacis divide: «Potevano trasportarla - spiega Giuliano - nei locali del nuovo Olimpia, lì dove era stata per se-
coli e dove era stata rinvenuta. È un'operazione dispendiosa quanto inutile, ma poiché il problema investe il sindaco Veltroni, che conosco e stimo, non voglio esprimere giudizi più precisi sull'operazione: d'altra parte per lui è stata soprattutto una scomoda eredità, fatta con sistemi inadeguati». Diametralmente opposto il parere di Di Stasio: «Il confronto tra il barocco e le linee rette di Meier mi piace. L'unica critica che si può muovere è sull'eccessiva grandezza, forse». Anche l'architetto Paolo Desideri promuove l'Ara Pacis, perché «è la prima che si realizza in Centro dopo 80 anni e porta a compimento un programma partito quasi 30 anni fa iniziato dai sindaci Petroselli e Argan. E per i detrattori, tutto questo è perpetrato, da uno dei primi dieci o venti architetti al mondo, a danno presunto di una piazza che ci faceva schifo fino a 30 anni fa. Poi c'è discorso da tecnico a tecnico, e posso quanto questa architettura è distante da come l'avrei fatta io, ma questo è nella natura dell'architettura. Tutelare i nostri centri storici vuoi dire non smettere di trasformarli con interventi di qualità».


FAVOREVOLI

Bonito Oliva: "Interno arioso"
"Coraggioso il Comune che innova con interventi di grandi architetti"
“INTANTO io trovo positiva l'idea coraggiosa del Comune di innovare architettonicamente con interventi di grandi architetti internazionali il rapporto con l'archeologia e l'arte del passato che domina Roma. Ho quindi un pregiudizio favorevole sull'opera di Richard Meier»: Achille Bonito Oliva comincia così il suo ragionamento sull'Ara Pacis, ed è un ragionamento composito: «Nello stesso tempo ritengo che la parte esterna che da sul lungotevere sia un po' incombente, mentre all'interno acquista ariosità e trasparenza. Forse si potrebbero evitare i calchi delle statue, perché appartengono a un gusto americano, ossia di una nazione che non ha gli originali: noi li abbiamo e non c'è bisogno del similpelle. E quindi è un intervento meditato che viene attaccato politicamente per opportunismo da parte di Vittorio Sgarbi che conferma ancora una volta la propria mancanza di gusto verso il contemporaneo».

Calvesi: "Luci e misure perfette"
"Come sempre, il pubblico tarda un po' a comprendere le novità"
“L’Ara Pacis mi piace moltissimo: è senz'altro un capolavoro»: pochi dubbi per l'accademico dei Lincei Maurizio Calvesi. «Come sempre, il pubblico tarda a comprendere le novità. All'esterno mi pare una buona architettura senza particolari pregi; all'interno trovo molto indovinato il modo in cui l'Ara Pacis è inserita nello spazio luminoso, in maniera graduata. Le misure dell'opera poi sono perfette, e l'ingresso, con il muro di travertino, mi piace. Sarà molto bello anche l'esterno quando vi sarà il proseguimento a terrazzo verso il Tevere, una volta creato il sottopassaggio». L'architettura moderna in zone antiche può diventare un metodo? «Bisogna vedere caso per caso - risponde il professore - ma la precedente sistemazione di Morpurgo era pur sempre un caso di architettura moderna, seppur modesta».


CONTRARI

Fuksas: "Errori fin dall'inizio"
"Non si sono rispettate le regole del rapporto tra storia e architettura"
“È iniziato dalla scelta di un architetto e poi si è andati avanti fino ad arrivare a un tentativo di sistemazione di quello che c'era e poi a fare addirittura un sottopasso nel lungotevere, cosa che non si fa più dagli anni '60 e '70, perché le trincee in un contesto urbano creano una ferita e un'interruzione tra il pedone e l'ambiente»: Massimiliano Fuksas boccia così l'opera di Meier. «Dall'Ara Pacis si possono imparare tante cose su come si andrebbero impostati i problemi nel rapporto fra storia e architettura contemporanea: se veramente c'è un'urgenza, un bisogno, una ragione profonda, si deve iniziare un processo che parta dalla valutazione dell'ambiente alla regolazione dei flussi del traffico, alla scelta dei materiali alla luce da dare all'oggetto da esporre e, in ultimo, i colori. Il processo dell'Ara Pacis è completamente inverso a tutto questo, e credo sia stato un errore» (g. i.)


Muratore: "Brutta e fuori misura"
"È peggiodi quel che credevo. È un monumento all'insipienza"
“Mi OCCUPO dell'Ara Pacis da 10 anni, e sono contento che il risultato confermi le mie previsioni: è così brutta che nessuno si aspettava venisse così male» dice l'architetto Giorgio Muratore. «È assolutamente fuori scala, è priva di rapporti con il contesto, impedisce qualsiasi futuro rapporto tra piazza e Tevere, è un monumento all'arroganza degli archeologi e all'incapacità di risolvere i loro veri problemi. Gli archeologi romani hanno ribadito quella localizzazione che ritengono sbagliata, soltanto perché non sono in grado di rimettere mano alla ricostruzione eseguita affrettatamente negli anni 30. Tant'è che devono fare un museo per sistemare alcune centinaia di frammenti che non hanno trovato spazio nella prima ricostruzione dell'Ara Pacis. Il monumento di Meier è così un monumento all'insipienza. E adesso ci si chiede attraverso un concorso di risistemare la piazza dopo l'incidente di Meier».

Nessun commento: