lunedì 17 agosto 2009

Ecco l’Ara Pacis. È pronta a rinascere

Ecco l’Ara Pacis. È pronta a rinascere
CLAUDIO MARINCOLA
Il Messaggero, 24 marzo 2006

Tolta dagli imballaggi dopo sette anni. Da ieri è cominciato il complesso restauro

È stato come 70 anni fa, quando una mirata campagna di scavi trovò l’Ara Pacis otto metri sotto l’attuale livello stradale. Come allora i restauratori con grande cautela hanno svelato rilievi, fregi, decori, ghirlande, capitelli corinzi, palmette, piccole sculture.
Sono rimasti così, imballati in un involucro buio, dal giorno in cui si decise la demolizione del Padiglione che Morpurgo progettò in tutta fretta per celebrare l’Imperatore Augusto e il fascismo. E da quel giorno sono passati sette anni. Per l’Altare sacro quello di ieri è stato il primo fascio di luce. Una seconda nascita. Che poi vorrebbe dire una terza, una quarta, una quinta, visto che i “pezzi” furono ritrovati e acquistati poco alla volta dai Medici già nel Cinquecento e altri ritrovamenti e ricongiunzioni potrebbero ancora esserci. Chissà.
Il monumento ha attraversato due millenni ed è appena entrato nel terzo. Ma non è stato ancora interamente ricomposto. Frammenti in originale o in copia sono custoditi nei magazzini della Sovrintenza comunale ma anche a Villa Medici e al Louvre.
La data della rinascita però è già fissata. Il 21 aprile, tra meno di un mese verrà inaugurato il nuovo Museo firmato dall’architetto americano Richard Meier.
A vedere le condizioni in cui versa ora l’Ara, con i segmenti spezzati, le pareti scrostate, i gessi spaccati, i marmi stressati, verrebbe da dire che la vecchia Teca esposta com’era al traffico, e quindi a calore, freddo e inquinamento, era realemente inadeguata. E che la soluzione trovata da Meier le farà bene. Ma la questione è troppo querelleuse per riaccenderla a scoppio ritardato.
L’idea dell’architetto è creare un gioco di trasparenze, luci e ombre con al centro l’Ara Pacis. Una mise in abyme , un racconto nel racconto. È difficile dire ora, con il cantiere più che aperto che mai e in funzione 24 ore su 24, se l’effetto sperato verrà raggiunto. Certo è che dopo essere saliti per la prima volta al piano superiore, il roof garden, quel recinto di marmo crea suggestioni, ha le sembianze di un cofanetto di gioie.
Gli esperti di Zètema si sono messi al lavoro. Non potevano farlo prima perché la polvere e tutto il resto non offriva condizioni adatte ad un restauro così delicato. Un’opera di cesello che farà riaffiorare poco alla volta le scene scolpite sui quattro lati. Allegorie, rievocazioni, il rito della fondazione, la famiglia imperiale, Augusto col capo velato, più alcune integrazioni pittoriche a completamento dei graffiti e festoni di foglia e frutta.
L’altare è al centro, sollevato su tre gradini. «Con il nuovo impianto climatico - sostengono i tecnici - riusciremo ad avere in questo punto una temperatura costante di 22 gradi sia d’estate che d’inverno e una umidità controllata, senza più escursioni termiche violente».
I lavori di consolidamento dell’Ara Sacra hanno dimostrato ciò che si temeva: il monumento è stato fissato utilizzando strutture di cemento. Spostarlo, dunque, come pure qualcuno aveva suggerito, non sarebbe stato possibile. Si sarebbe sgretolato.
Meier alla fine del mese sarà a Roma per fare il punto della situazione. Ma tutto lascia pensare che i tempi verranno rispettati. I lavori vengono costantemente seguiti dall’architetto Gennaro Farina, direttore dell’Ufficio città storica. Senza i ponteggi è più chiara la prospettiva, lo spazio, il segno, la luce che sono i temi preferiti di Meier. E già s’inizia a cogliere - meglio dire percepire - quel “senso di Campo Marzio”, di attesa e di incontro di cui parla l’architetto americano. I giochi di luce, i riverberi ma anche la protezione dall’eccesso di decibel. La promessa che al di là delle grandi vetrate il traffico scorrerà muto o quasi.
Meier come ogni archi-star ha dimostrato un’attenzione maniacale per i particolari. Ha preteso lastre di travertino della stessa storica cava di Tivoli e si è lamentato perché erano poche quelle con impresso il segno dei fossili (una lisca di pesce).
Il progetto strada facendo ha subito varie modifiche. Quattro varianti, uno stop di un anno, indagini geologiche e archeologiche a ripetizione. Più un’indagine della Corte dei conti che si è conclusa con una sentenza di assoluzione.
Alcune modifiche sono state dettate delle critiche, altre da causa tecniche. Dove prima si pensava fosse necessario scavare per le fondazioni sono stati ricavati locali per 800 metri quadri destinati ad uffici. Sono stati ampliati gli spazi commerciali e quelli espositivi. Nel grande atrio verrà allestita una mostra introduttiva con una serie di pannelli didattici e con i frammenti dell’Ara mai esposti prima. I lavori per l’Auditorium (comprese le 150 poltrone Frau) non hanno comportato aumenti di spesa. Il che non guasta. Si pensa inoltre di recuperare e rendere visibili alcuni resti dell’antico Porto di Ripetta.
Il nuovo complesso museale conterrà una biblioteca multimediale e un bar. Ma c’è anche chi pensa di realizzare sulla sommità dell’edificio un’altra terrazza panoramica collegata al roof garden da una scala elicoidale e protetta da una balaustra in acciaio inox tubolare. Dall’alto apparirà ancora più urgente l’intervento per riqualificare il Mausoleo di Augusto, oggetto per anni e anni di un lungo abbandono.
Il problema verrà affrontato dopo il 21 aprile con una operazione urbanistica ad hoc: un bando internazionale per immergere il quadrante in una nuova scenografia più aggregante di quella attuale. Un problema non risolto rimane invece quello della colonna posta alla sommità della scalinata iniziale, quasi una hall. Si pensava ad una colonna romana di grandi dimensioni che però non si è ancora trovata. In attesa di qualche nuova scoperta verrà montato un fuso in cemento.

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