martedì 11 agosto 2009

La Nuova Ara Pacis. Quei graffiti coi pareri della città «'Na boiata». «Ignorante, è bella»

La Nuova Ara Pacis. Quei graffiti coi pareri della città «'Na boiata». «Ignorante, è bella»
Paolo Brogi
CORRIERE DELLA SERA cronacaRoma, 26-APR-2006

Tremila visitatori al giorno per l'Ara Pacis di Meier. Un successo. Tra ammiratori e detrattori: intervengono Antonello Venditti (pro) e Carlo Ripa di Meana (contro). Ma intanto sui pannelli della recinzione (nella foto) fioriscono i commenti: «'Na boiata», «Ignorante, è una meraviglia».

Quasi tremila al giorno, da tre giorni. Come afflusso di persone, l'«Ara Pacis» complici i ponti primaverili e la forte presenza di turisti in città, è già un gran successo. Nonostante poi il discreto «pieno» di intellighenzia e mondo dello spettacolo, per l'inaugurazione, non manca chi non l'abbia ancora vista. Lina Wertmuller: «Rientro il 30 a Roma, andrò a visitarla, anche se ero affezionata fin da piccola a quell'involucro di Morpurgo...». o Renzo Arbore: «Ci devo proprio andare...». Intanto il dibattito ferve a pennarello sulla recinzione del cantiere. «Una meraviglia», scrive Francesca. «Meglio gli architetti secoli fa», ribatte un anonimo. «È bellissima, siete ignoranti», incalza Silvano. «'Na boiata, sei ignorante tu sia architettonicamente che culturalmente», la risposta. «Questo edificio è di plastica, forse è pure bello a modo suo, ma sembra vuoto», scrive Marco. E ancora: «Benvenuti al centro commerciale». «Osare! Osare! Osare!», ribatte quello accanto. «Bel progetto!», un altro.


Venditti: il ponte ideale fra passato e presente «Io? Io sono favorevole...».
Antonello Venditti apprezza la nuova «Ara Pacis». Gli basta la vista d'impatto, esterna, per dire la sua.
Allora, Venditti?
«L'Ara Pacis deve stare lì ed è un bene che sia stata riaperta. Vedere la gente in fila che va a visitare questa nuova sistemazione fa piacere».
E la teca di Meier?
«Mi piace. Questa città vive la sua storia, l’architettura di oggi sarà l'architettura di domani. Roma vive di questo. È una delle poche città che riesce a combinare bene passato e presente. Parigi è monocorde, diciamocelo, così anche Londra. Quindi è bene sovrapporre opere d'arte ad altre opere d'arte».
Le critiche a Meier...
«Aveva già fatto la chiesa di Tor Tre Teste. Non è venuto dal nulla. Insomma, o piace o non piace. A giudicare compiutamente la sua opera saranno solo i posteri. Chi parla di sfregio non sa cosa dice. Esagerano. Comunque stiamo assistendo a un fenomeno strano...»
Quale?
«Una campagna elettorale che si occupa molto di architettura. È una vera novità. Sentire tutto questo interesse per sampietrini, fontanelle, marmi. I problemi sono questi? In ogni caso tutto questo ci dice che Roma è una grande capitale della storia».
Ara Pacis: diventerà una canzone?
«No, ne farò però una sulla pace. Ce n'è bisogno».


Ripa di Meana: un segno violento e autoritario «Ero contrario prima e sono contrario ora...». Carlo Ripa di Meana, di Italia nostra, continua a opporsi alla nuova «Ara Pacis».
Contrario a priori, perché?
«L'operazione Meier comportava il rischio di non poter più intraprendere il recupero del Porto di Ripetta, sul Tevere. Italia Nostra di Roma, l'associazione che vanta nella sua storia persone come Tito Staderini e Antonio Cederna, ha fatto sua questa posizione».
Contrario oggi. Perché?
«Sono stato tra quelli che hanno seguito la prima pre-inaugurazione, nello scorso autunno, e poi sono tornato questa domenica. C'era un pubblico numeroso. Prima di mettermi in fila sono andato a vedere il manufatto dall'altra sponda del Tevere. Da là questa fiancata bianca, la più dura da metabolizzare, è al momento coperta dalle alberate. Meier, come dice Mario Fazio nel suo libro su Roma, è colossale geometrico e gigantismo. Le alberate per il momento ci salvano. Poi quando sono entrato sulla terrazza davanti alla teca ho avvertito una forte povertà...»
Cioè?
«Travertino di due millimetri di spessore, parapettini, perfino la vista sulla messa della chiesa sottostante...Struttura povera, più leggera di quanto ci si aspettasse, quasi intimorita. Qualcosa che sarà difficile rendere parte della città. Un incasso autoritario. Un tentativo violento di far saltare le protezioni nel Centro storico».

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