Ara Pacis. Sgarbi il più duro. Il leader di An la vuole smontare
Il Tempo 22/4/2006
Dopo la promessa del candidato sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che alla vigilia dell'inaugurazione della Teca Meier aveva detto: «se vinciamo noi, la smontiamo e la portiamo in periferia», il commento più duro sulla «nuova» Ara Pacis è arrivato ieri dal critico d'arte Vittorio Sgarbi, «Un cesso inverecondo firmato da un architetto incapace pagato due milioni di euro» dice Sgarbi dai microfoni di «La Sfida», la trasmissione radiofonica diretta dal consigliere regionale del Lazio di An Fabio Rampelli, in cui ha ricordato il suo impegno da sottosegretario ai Beni culturali per bloccare i lavori del cantiere di piazza Augusto Imperatore. «Ma purtroppo questo obbrobrio, questa bara - ha aggiunto - ha ottenuto tutti i permessi, non è abusiva. Ora l'unica soluzione è quella di togliere l'ostaggio, portare via l'Ara Pacis e trasformare quel cesso in una pizzeria». Mentre il grande architetto Massimiliano Fuksas gettava acqua sul fuoco con una sintesi: «Roma è in grado di superare e assorbire tutto, speriamo in un futuro migliore». «L'ara Pacis è svilita, squalificata da tutta una serie di cose, stanze, stanzette, un piccolo auditorium, un piccolo museo, insomma un buon progetto su un programma assolutamente sbagliato» per Leonardo Benevolo, urbanista di grande fama, per anni docente alla Facoltà di architettura di Valle Giulia a Roma. In mattinata s'era fatta sentire la Fiamma Tricolore, con un centinaio di manifestanti sul lungotevere Marzio, controllati a vista dalla polizia, che hanno distribuito volantini. «40 milioni per costruire uno scempio. Per far contento l'ennesimo architetto straniero». Il sindaco «sperpera il denaro dei romani per stuprare Roma» gridavano dai megafoni. Anche la città, o almeno i visitatori, l'hanno accolta divisa.
Il Tempo 22/4/2006
Dopo la promessa del candidato sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che alla vigilia dell'inaugurazione della Teca Meier aveva detto: «se vinciamo noi, la smontiamo e la portiamo in periferia», il commento più duro sulla «nuova» Ara Pacis è arrivato ieri dal critico d'arte Vittorio Sgarbi, «Un cesso inverecondo firmato da un architetto incapace pagato due milioni di euro» dice Sgarbi dai microfoni di «La Sfida», la trasmissione radiofonica diretta dal consigliere regionale del Lazio di An Fabio Rampelli, in cui ha ricordato il suo impegno da sottosegretario ai Beni culturali per bloccare i lavori del cantiere di piazza Augusto Imperatore. «Ma purtroppo questo obbrobrio, questa bara - ha aggiunto - ha ottenuto tutti i permessi, non è abusiva. Ora l'unica soluzione è quella di togliere l'ostaggio, portare via l'Ara Pacis e trasformare quel cesso in una pizzeria». Mentre il grande architetto Massimiliano Fuksas gettava acqua sul fuoco con una sintesi: «Roma è in grado di superare e assorbire tutto, speriamo in un futuro migliore». «L'ara Pacis è svilita, squalificata da tutta una serie di cose, stanze, stanzette, un piccolo auditorium, un piccolo museo, insomma un buon progetto su un programma assolutamente sbagliato» per Leonardo Benevolo, urbanista di grande fama, per anni docente alla Facoltà di architettura di Valle Giulia a Roma. In mattinata s'era fatta sentire la Fiamma Tricolore, con un centinaio di manifestanti sul lungotevere Marzio, controllati a vista dalla polizia, che hanno distribuito volantini. «40 milioni per costruire uno scempio. Per far contento l'ennesimo architetto straniero». Il sindaco «sperpera il denaro dei romani per stuprare Roma» gridavano dai megafoni. Anche la città, o almeno i visitatori, l'hanno accolta divisa.
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