martedì 11 agosto 2009

L'altare ritrovato tra le polemiche: Ara Pacis Roma

L'altare ritrovato tra le polemiche: Ara Pacis Roma
Benedetta P. Pacelli
ItaliaOggi, 9/5/2006

«Quando tornai a Roma dalla Gallia e dalla Spagna, sotto il consolato di Tiberio Nerone e Publio Quintilio, portate felicemente a termine le imprese in quelle province, il senato decretò che si dovesse consacrare un'ara alla pace augustea nel Campo Marzio e ordinò che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero ogni anno un sacrificio». Così Augusto nelle Res Gestae, suo testamento spirituale, ci ha tramandato la volontà del senato di costruire un altare alla pace, a seguito delle imprese da lui portate a termine a nord delle Alpi tra il 16 e il 13 a.C.
E così fu costruito l'altare dedicato alla pace, inaugurato il 30 gennaio del 9 avanti Cristo. E dopo oltre 2 mila anni tra ritrovamenti fortuiti e scavi mirati si è concluso definitivamente il recupero dell'Ara Pacis che torna ora all'ammirazione del pubblico. Da oggi il monumento non è più compresso nell'edificio razionalista, che lo racchiudeva fino a poco tempo fa, ma è esposta in una immensa teca di marmo, acciaio e cristallo progettata dall'architetto americano Richard Meier. A sostenere la struttura sono colonne di acciaio ricoperte in vetroresina: un doppio cristallo, contenente nell'intercapedine un gas inerte, rende visibile il monumento romano dai marciapiedi del Lungotevere ed è in grado di proteggere l'altare anche dai terremoti. Le pareti interne ed esterne sono ricoperte di scene figurate in rilievo, vere processioni di personaggi, e di girali e vegetazione. Si entra percorrendo lo spazio che Meier ha inventato e si procede accolti da grandi, lisce, squadrate pareti bianche sulla destra dove sono anche un pannello trasparente che traccia i complicati percorsi della genealogia e della rete dinastica e di parentela della Gens giulio-claudia di Augusto e un plastico con ricostruzione dell'antico Campo Marzio da cui proviene l'Ara Pacis. Sulla sinistra si slancia una immensa parete in travertino grezzo uscito dalle cave di Tivoli. Ai piedi della parete nove teste in gesso degli uomini, donne e bambini importanti che si ritrovano nelle processioni dell'Ara Pacis. Alla parete di sinistra del travertino grezzo corrisponde sulla destra una parete isolata, sempre in travertino, ma lavorato, lucido. Lo spazio dell'Ara è delimitato da un grande muro in travertino lucido la cui sagomatura è ripresa dai palazzi moderni della piazza nella ricerca di un ulteriore collegamento.
Una soluzione, questa, che ha suscitato qualche perplessità perché giudicata incoerente con il contesto architettonico nel quale si colloca. Soluzione che comunque ha il pregio di proteggere l'Ara dall'inquinamento esterno, ma soprattutto dal sole o da tutte quelle variazioni climatiche che da tempo hanno innescato un meccanismo di disgregazione dei marmi. La precedente teca infatti non proteggeva l'Ara Pacis dall'esterno, poiché le vetrate erano infatti aperte verso l'esterno non formando così una barriera agli invisibili pericoli delle radiazioni. A settembre sarà aperto il museo che riceverà i 500 pezzi dell'Ara Pacis di proprietà del comune e che non sono stati inseriti nella ricomposizione dell'altare, o perché scoperti in ritardo o perché non si è trovata la collocazione esatta. Con i pezzi saranno formati due pannelli di girali: impossibile e troppo rischioso sarebbe stato rimetterli sulle pareti dell'Ara Pacis che nel 1938 fu rimontata con una tecnica a base di cemento armato. Ai frammenti dell'Ara Pacis faranno compagnia frammenti della cosiddetta Ara Pietatis, un altare di età claudia concepito sul modello dell'Ara Pacis augustea, probabilmente per celebrare le imprese dell'imperatore Claudio in Britannia. Il museo sarà anche spazio per mostre di archeologia.

Per informazioni: 06-82059127, www.arapacis.it.

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