L'Ara Pacis inaugurata tra le polemiche. Veltroni: splendido. Alemanno: uno sfregio
E. Sa.
Corriere della Sera 22/4/2006
ROMA — Tra mille polemiche si è infine inaugurato, ieri, in occasione del Natale di Roma, il nuovo Museo dell'Ara Pacis, nel cuore del centro storico della Capitale. A tenere a battesimo la nuova teca in acciaio, vetro e travertino, firmata dall'architetto americano Richard Meier, il sindaco Walter Veltroni: «Restituiamo ai cittadini romani e di tutto il mondo questo splendido monumento finalmente messo in sicurezza, portando a termine un progetto già iniziato da Francesco Rutelli» il suo commento.
I lavori per il nuovo involucro, che protegge l'altare fatto costruire dall'Imperatore Augusto nel 13 avanti Cristo per celebrare le vittorie in Spagna e Gallia, sono infatti durati sette anni e costati 13 milioni di euro. Cifre e tempi che negli ultimi anni hanno su-scitato mille proteste, per quella che i romani hanno già ribattezzato l'«Ara (sine) Pacis».
Il progetto di Meier, che avrà ora un seguito con l'interramento di una parte del Lungotevere e la pedonalizzazione della zona, sostituisce infatti una teca precedentemente realizzata negli anni Trenta (e demolita) dall'architetto Vittorio Morpurgo. E l'incarico per il nuovo contenitore fu affidato a Meier, senza un concorso, direttamente dall'allora sindaco di Roma Francesco Rutelli, anche lui presente ieri all'inaugurazione. «Pompa di benzina», il commento più benevolo diffuso tra il fronte nemico della nuova opera architettonica. Un fronte variegato, capitanato dall'ex sottosegretario ai Beni culturali Vittorio Sgarbi, che pur con sfumature diverse ha tenuto insieme Alleanza nazionale, un'associazione come Italia Nostra e vari architetti.
«Un cesso inverecondo firmato da un architetto incapace pagato due milioni di euro» ha ribadito ieri Sgarbi. E l'opera continua ad animare lo scontro, politico (spesso) ed estetico. Gianni Alemanno, prossimo sfidante di Veltroni alla carica di sindaco, ha già fatto sapere che in caso di vittoria farà smontare la teca («Un vero sfregio») per poi trasferirla in periferia. «La sua dichiarazione — replica Legambiente — trasuda un'inaccettabile cultura urbanisticamente razziale per le periferie». E ieri, mentre Veltroni e Meier posavano per i flash, poco lontano inveivano contro il nuovo museo appena inaugurato anche alcuni militanti di Fiamma tricolore, con teste rasate e bandiere nere.
E. Sa.
Corriere della Sera 22/4/2006
ROMA — Tra mille polemiche si è infine inaugurato, ieri, in occasione del Natale di Roma, il nuovo Museo dell'Ara Pacis, nel cuore del centro storico della Capitale. A tenere a battesimo la nuova teca in acciaio, vetro e travertino, firmata dall'architetto americano Richard Meier, il sindaco Walter Veltroni: «Restituiamo ai cittadini romani e di tutto il mondo questo splendido monumento finalmente messo in sicurezza, portando a termine un progetto già iniziato da Francesco Rutelli» il suo commento.
I lavori per il nuovo involucro, che protegge l'altare fatto costruire dall'Imperatore Augusto nel 13 avanti Cristo per celebrare le vittorie in Spagna e Gallia, sono infatti durati sette anni e costati 13 milioni di euro. Cifre e tempi che negli ultimi anni hanno su-scitato mille proteste, per quella che i romani hanno già ribattezzato l'«Ara (sine) Pacis».
Il progetto di Meier, che avrà ora un seguito con l'interramento di una parte del Lungotevere e la pedonalizzazione della zona, sostituisce infatti una teca precedentemente realizzata negli anni Trenta (e demolita) dall'architetto Vittorio Morpurgo. E l'incarico per il nuovo contenitore fu affidato a Meier, senza un concorso, direttamente dall'allora sindaco di Roma Francesco Rutelli, anche lui presente ieri all'inaugurazione. «Pompa di benzina», il commento più benevolo diffuso tra il fronte nemico della nuova opera architettonica. Un fronte variegato, capitanato dall'ex sottosegretario ai Beni culturali Vittorio Sgarbi, che pur con sfumature diverse ha tenuto insieme Alleanza nazionale, un'associazione come Italia Nostra e vari architetti.
«Un cesso inverecondo firmato da un architetto incapace pagato due milioni di euro» ha ribadito ieri Sgarbi. E l'opera continua ad animare lo scontro, politico (spesso) ed estetico. Gianni Alemanno, prossimo sfidante di Veltroni alla carica di sindaco, ha già fatto sapere che in caso di vittoria farà smontare la teca («Un vero sfregio») per poi trasferirla in periferia. «La sua dichiarazione — replica Legambiente — trasuda un'inaccettabile cultura urbanisticamente razziale per le periferie». E ieri, mentre Veltroni e Meier posavano per i flash, poco lontano inveivano contro il nuovo museo appena inaugurato anche alcuni militanti di Fiamma tricolore, con teste rasate e bandiere nere.
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