L'Ara Pacis diventa un museo
Grazia Maria Coletti
Il Tempo 22/4/2006
L'Ara Pacis diventa museo. Ieri a Roma si è alzato il sipario sul monumento dedicato alle gesta di Augusto, protetto da una teca avveniristica progettata dall'architetto americano Meier. Soddisfatto il sindaco Veltroni. Fortemente critico il leader di An, Alemanno.
Meglio dentro che fuori. Perché la teca di intonaco bianco, vetro e travertino progettata dall'architetto americano Richard Meier per mettere in sicurezza e conservare l'Ara Pacis, ha trasformato l'altare della pace dell'Imperatore Augusto, in un museo vero, luogo di incontro con spazi espositivi, uffici e persino un auditorium, pronto a settembre. Certo, al bianco che spara sui caldi dorati della città antica dovremo farci l'occhio. E bisognerà abituarsi anche al contenitore, che ha preso il sopravvento sul contenuto. Ma quando i romani torneranno a darsi appuntamento sul lungotevere Marzio forse non diranno più «ci vediamo di fronte all'Ara Pacis» ma «vediamoci all'Ara Pacis». Perché insieme ad una delle espressioni più alte dell'arte classica, la città adesso ha un nuovo centro culturale da vivere.
Lo sapeva Meier, capelli lunghi e candidi, faccia paciosa, l'archittetto che tutti avevano applaudito per la chiesa di Tor Tre Teste, e che adesso invece o si ama o si odia. Difatti al taglio del nastro, ieri, dopo 7 anni di lavori, ha augurato a Veltroni «che possa usare questa struttura per grandi eventi culturali nel suo secondo mandato». È stata una inaugurazione condita di polemiche, e meno male, come nella migliore tradizione di ogni democrazia. Del resto «Roma è in grado di assorbire e superare tutto» taglierà corto sorridendo un altro famoso architetto, Massimiliano Fuksas, ideatore della Nuvola all'Eur.
«Oggi consegniamo ai romani l'Ara Pacis simbolo di una Roma che è antica e moderna» ha detto il sindaco Walter Veltroni che ha festeggiato il Natale della città, passando dalla Nuova Fiera di Roma inaugurata l'altra notte, all'Ara Pacis, al concerto all'Auditorium, ieri pomeriggio con il Papa e il presidente della Repubblica. Veltroni, assediato come una star da giornalisti, fotografi e tv di mezzo mondo, striscia le polemiche quando aggiunge: «A Roma il bello non è solo alle nostre spalle, non c'è una contraddizione insanabile tra
passato e futuro». Per il sindaco, accompagnato dalla moglie Flavia, «l'Ara Pacis come il Marc'Aurelio, che prima era imbrigliato in una stanzetta e ora respira nell'aula vetrata di Aymonino, ci insegnano che il passato si può proteggere solo con interventi di grande tecnologia» dice. E sembra voler mettere in guardia quando ricorda che «una grande metropoli deve salvaguardare la storia e l'archeologia, ma anche essere capace di aprirsi al nuovo. È giusto che si discuta, le discussioni di estetica e di cultura sono sacrosante, e nessuna opera contemporanea ne è esente, ma è diverso se si entra in considerazioni di altre sfere...».
Quando Walter Veltroni arriva all'Ara Pacis sono le 10.15. Un quarto d'ora prima, il cancello rosso s'era aperto a giornalisti e ospiti, davanti all'ingresso a piazza Augusto Imperatore. Dentro la Teca ci sono gli assessori capitolini all'Urbanistica, Roberto Morassut, e alla Cultura, Gianni Borgna. Ai lati della strada si schierano fotografi e operatori tv. Ma anche cittadini e turisti, che scattano foto coi cellulari per immortalare l'evento. Meier è già lì che
aspetta Veltroni. Una stretta di mano, un abbraccio, lo scambio di qualche battuta e sono dentro dove li aspetta il sovrintendente Eugenio La Rocca che illustra il plastico dell'area. C'è anche la folla delle grandi occasioni, insieme al vice-sindaco Maria Pia Garavaglia. Ci sono il leader della Margherita, Francesco Rutelli («mi sembra bellissimo» dirà) e Renato Nicolini («Trovo l'interno molto piacevole, trasparente e molto bella la piazza interna» dice i1 padre dell'Estate romana), e ancora il direttore della Darc Pio Baldi, la soprintendente archeologica di Ostia, Anna Gallina Zevi, così come mass media italiani e stranieri, archeologi, architetti, amministratori. E tanti vip per questa zona di Roma che è cambiata e cambierà ancora, eccome. A maggio ci sarà il bando internazionale del concorso per la sistemazione di piazza Augusto Imperatore e la realizzazione in project financing del sottopasso sul lungotevere, che farà sparire il traffico in superficie.
Esposizione, uffici e biblioteca
Un complesso lineare che si sviluppa da Nord a Sud, diviso in tre aree funzionali: il museo, la sala multimediale e gli uffici, al di sotto della nuova piattaforma, l'elemento più rilevante. L'area inaugurata ieri ingloba il muro delle "Res gestae" ed è protetta da nuove grandi vetrate. Il complesso espositivo è su due livelli. Ci sono una scalinata monumentale in travertino e un monolite che fa riferimento al Meridiano augusteo, ora in piazza Montecitorio. Sia il monolite che la fontana devono essere ancora realizzati.
Grazia Maria Coletti
Il Tempo 22/4/2006
L'Ara Pacis diventa museo. Ieri a Roma si è alzato il sipario sul monumento dedicato alle gesta di Augusto, protetto da una teca avveniristica progettata dall'architetto americano Meier. Soddisfatto il sindaco Veltroni. Fortemente critico il leader di An, Alemanno.
Meglio dentro che fuori. Perché la teca di intonaco bianco, vetro e travertino progettata dall'architetto americano Richard Meier per mettere in sicurezza e conservare l'Ara Pacis, ha trasformato l'altare della pace dell'Imperatore Augusto, in un museo vero, luogo di incontro con spazi espositivi, uffici e persino un auditorium, pronto a settembre. Certo, al bianco che spara sui caldi dorati della città antica dovremo farci l'occhio. E bisognerà abituarsi anche al contenitore, che ha preso il sopravvento sul contenuto. Ma quando i romani torneranno a darsi appuntamento sul lungotevere Marzio forse non diranno più «ci vediamo di fronte all'Ara Pacis» ma «vediamoci all'Ara Pacis». Perché insieme ad una delle espressioni più alte dell'arte classica, la città adesso ha un nuovo centro culturale da vivere.
Lo sapeva Meier, capelli lunghi e candidi, faccia paciosa, l'archittetto che tutti avevano applaudito per la chiesa di Tor Tre Teste, e che adesso invece o si ama o si odia. Difatti al taglio del nastro, ieri, dopo 7 anni di lavori, ha augurato a Veltroni «che possa usare questa struttura per grandi eventi culturali nel suo secondo mandato». È stata una inaugurazione condita di polemiche, e meno male, come nella migliore tradizione di ogni democrazia. Del resto «Roma è in grado di assorbire e superare tutto» taglierà corto sorridendo un altro famoso architetto, Massimiliano Fuksas, ideatore della Nuvola all'Eur.
«Oggi consegniamo ai romani l'Ara Pacis simbolo di una Roma che è antica e moderna» ha detto il sindaco Walter Veltroni che ha festeggiato il Natale della città, passando dalla Nuova Fiera di Roma inaugurata l'altra notte, all'Ara Pacis, al concerto all'Auditorium, ieri pomeriggio con il Papa e il presidente della Repubblica. Veltroni, assediato come una star da giornalisti, fotografi e tv di mezzo mondo, striscia le polemiche quando aggiunge: «A Roma il bello non è solo alle nostre spalle, non c'è una contraddizione insanabile tra
passato e futuro». Per il sindaco, accompagnato dalla moglie Flavia, «l'Ara Pacis come il Marc'Aurelio, che prima era imbrigliato in una stanzetta e ora respira nell'aula vetrata di Aymonino, ci insegnano che il passato si può proteggere solo con interventi di grande tecnologia» dice. E sembra voler mettere in guardia quando ricorda che «una grande metropoli deve salvaguardare la storia e l'archeologia, ma anche essere capace di aprirsi al nuovo. È giusto che si discuta, le discussioni di estetica e di cultura sono sacrosante, e nessuna opera contemporanea ne è esente, ma è diverso se si entra in considerazioni di altre sfere...».
Quando Walter Veltroni arriva all'Ara Pacis sono le 10.15. Un quarto d'ora prima, il cancello rosso s'era aperto a giornalisti e ospiti, davanti all'ingresso a piazza Augusto Imperatore. Dentro la Teca ci sono gli assessori capitolini all'Urbanistica, Roberto Morassut, e alla Cultura, Gianni Borgna. Ai lati della strada si schierano fotografi e operatori tv. Ma anche cittadini e turisti, che scattano foto coi cellulari per immortalare l'evento. Meier è già lì che
aspetta Veltroni. Una stretta di mano, un abbraccio, lo scambio di qualche battuta e sono dentro dove li aspetta il sovrintendente Eugenio La Rocca che illustra il plastico dell'area. C'è anche la folla delle grandi occasioni, insieme al vice-sindaco Maria Pia Garavaglia. Ci sono il leader della Margherita, Francesco Rutelli («mi sembra bellissimo» dirà) e Renato Nicolini («Trovo l'interno molto piacevole, trasparente e molto bella la piazza interna» dice i1 padre dell'Estate romana), e ancora il direttore della Darc Pio Baldi, la soprintendente archeologica di Ostia, Anna Gallina Zevi, così come mass media italiani e stranieri, archeologi, architetti, amministratori. E tanti vip per questa zona di Roma che è cambiata e cambierà ancora, eccome. A maggio ci sarà il bando internazionale del concorso per la sistemazione di piazza Augusto Imperatore e la realizzazione in project financing del sottopasso sul lungotevere, che farà sparire il traffico in superficie.
Esposizione, uffici e biblioteca
Un complesso lineare che si sviluppa da Nord a Sud, diviso in tre aree funzionali: il museo, la sala multimediale e gli uffici, al di sotto della nuova piattaforma, l'elemento più rilevante. L'area inaugurata ieri ingloba il muro delle "Res gestae" ed è protetta da nuove grandi vetrate. Il complesso espositivo è su due livelli. Ci sono una scalinata monumentale in travertino e un monolite che fa riferimento al Meridiano augusteo, ora in piazza Montecitorio. Sia il monolite che la fontana devono essere ancora realizzati.
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